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VALIDAZIONE ITALIANA DEL TEST “LA MENTE NELLA
VOCE”, UN NUOVO STRUMENTO AVANZATO DI TEORIA
DELLA MENTE PER BAMBINI DELLA SCUOLA PRIMARIA
ITALIAN VALIDATION OF THE “MIND IN THE VOICE”
TEST, A NEW ADVANCED THEORY OF MIND TASK FOR
SCHOOL AGE CHILDREN
Olga Liverta Sempio, Giulia Cavalli, Rosa Angela Fabio, Antonella
Marchetti
Unità di Ricerca sulla Teoria della Mente, Dipartimento di Psicologia,
Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano
La Teoria della Mente è la capacità di riconoscere e attribuire stati
mentali a sé e agli altri e di ritenerli alla base del comportamento
(Premack, Woodruff, 1978). Negli ultimi anni si è accentuato sempre più
il dibattito sulla ristrettezza, già denunciata da Bruner e Feldman nel
1993, di una definizione di Teoria della Mente centrata sulla
comprensione della falsa credenza (Bloom, German, 2000; Astington,
2003; Hughes, Leekam, 2004), portando all’apertura di nuovi indirizzi di
ricerca, che rendono più articolato e complesso l’ambito di studio e,
contemporaneamente, l’oggetto di studio stesso (Liverta Sempio, 2007).
Infatti, la riflessione sulla Teoria della Mente sta prendendo sempre più
in considerazione la comprensione di vari tipi di stato mentale oltre alla
falsa credenza, sia epistemici che emotivi, da quelli che compaiono nei
primi anni dello sviluppo (ad esempio: comprensione delle emozioni di
base, delle intenzioni, dei desideri) a quelli definiti complessi, che si
sviluppano successivamente e richiedono una capacità più sofisticata di
comprensione mentalistitica come, ad esempio: la comprensione della
metafora, dell’ironia e delle emozioni miste. Questo interesse di studio
ha ovviamente risvolti metodologici, data la necessità di disporre di
strumenti di misura in grado di cogliere tale più fine e complesso
funzionamento mentale. Il presente contributo si inserisce all’interno di
questo filone di studi, che adotta una definizione di Teoria della Mente
ampia, considerando la sua multi-componenzialità (Wellman, Liu, 2004),
occupandosi specificamente della validazione di un nuovo strumento di
misura della teoria della mente sensibile a queste preoccupazioni: il test
“La mente nella voce”, rivolto ai soggetti in età di scuola primaria.
Lo sviluppo della Teoria della Mente nei bambini della scuola
primaria
Le ricerche sullo sviluppo della Teoria della Mente, inizialmente
centrate sulla comprensione della falsa credenza (Wimmer, Perner,
1983), che si manifesta intorno al quarto anno di età (Wellman, Cross,
Watson, 2001; Flynn, 2006), si sono ampliate allo studio della Teoria
della Mente prima e dopo questa acquisizione. Gli studi sui cosiddetti
precursori della Teoria della Mente hanno indagato, utilizzando
metodologie di studio ecologiche, differenti abilità, come la
comprensione delle intenzioni, la condivisione dell’attenzione, l’indicare
dichiarativo, il riferimento sociale (cfr. Legerstee, 2005). Scarse ricerche
sono state prodotte, invece, sui bambini più grandi con sviluppo tipico,
ciò probabilmente è da imputarsi in parte alla definizione di Teoria della
Mente classicamente adottata e in parte alla difficoltà nell’individuare
prove in grado di cogliere la crescente e articolata capacità di
comprendere stati mentali complessi all’interno delle relazioni sociali.
Brevemente, intorno ai 6 anni il bambino è in grado di interpretare
situazioni ambigue sulla base di aspettative (Pillow, Henrichon, 1996), di
distinguere gli scherzi dalle bugie (Sullivan, Wimmer, Hpfield, 1995) e
di comprendere la falsa credenza di secondo ordine (“lui pensa che
l’altro pensi”) (Perner, Wimmer, 1985). Dal punto di vista della
comprensione di stati emotivi, a questa età egli sa cogliere i determinanti
situazionali delle emozioni fondamentali della felicità, paura, tristezza e
rabbia (Harris et al., 1987) e prevedere le emozioni sulla base delle
credenze (Pons, Harris, 2000).
Successivamente, dagli 8 anni circa, il bambino è capace di
comprendere stati mentali complessi, tra cui le emozioni miste, la
metafora, il fraintendimento e l’ironia (Happè, 1994), fa riferimento
spontaneamente in misura sempre maggiore agli stati mentali per
spiegare le reazioni emotive delle persone, anche tenendo conto del tipo
di emozione in gioco (Rieffe, Meerum Terwogt, Cowan, 2005), e mostra
di comprendere il significato del verbo mentalistico “conoscere” secondo
un crescente numero di gradi della seguente gerarchia semantica del
termine, basata sul grado di astrazione e di difficoltà concettuale, a
partire dal meno elevato: conoscere come percepire, riconoscere,
ricordare, capire, essere consapevole, valutare il grado di verità
dell’affermazione in esame (Booth, Hall, 1995). A questa età la presenza
di una Teoria della Mente più evoluta è testimoniata anche dalla capacità
del bambino di mantenere a lungo una bugia, senza tradirsi con le
affermazioni successive (Talwar, Gordon, Lee, 2007), di comprendere,
in riferimento agli stati mentali emotivi, che una persona può avere
differenti, anche contraddittorie, reazioni emotive ad una situazione e
che la connotazione morale (positiva o negativa) delle azioni porta a
provare specifiche emozioni (Pons, Harris, de Rosnay, 2004), oltre che
di riconoscere le situazioni che possono provocare emozioni complesse,
come orgoglio, vergogna, colpa, gratitudine, gelosia e preoccupazione
(Harris et al., 1987).
Infine, durante gli ultimi anni della scuola primaria (9-11 anni) i
bambini riescono a comprendere i cosiddetti “passi falsi”, cioè
comportamenti verbali socialmente inappropriati (come il dire qualcosa
che non andava detta in quella situazione) (Baron-Cohen et al., 1999).
Nel complesso, anche solo sulla base delle esemplificazioni appena
fornite, relative soprattutto agli stati mentali di ordine epistemico ed
emotivo, vediamo che la comprensione mentalistica del bambino in età
scolastica si approfondisce, si amplia e si complessifica.
Strumenti avanzati di Teoria della Mente
La valutazione delle abilità mentalistiche che i bambini sviluppano
durante l’età scolare pone alcune questioni di carattere metodologico, di
non facile soluzione. Infatti, è difficile operazionalizzare, all’interno di
prove ecologiche, vicine alla quotidianità dei contesti sociali dei
bambini, le articolate variabili che concorrono alla comprensione degli
stati mentali. Negli ultimi anni gli studiosi della Teoria della Mente
hanno creato alcuni nuovi compiti, definiti avanzati o di “alto livello”
(Happè, 1994; Baron-Cohen et al., 1997; Jolliffe, Baron-Cohen, 1999;
Brent et al., 2004), che mirano a cogliere aspetti del riconoscimento di
stati mentali complessi che le prove classiche (di falsa credenza) non
riescono a mettere in luce.
Si possono individuare due principali tipologie di strumenti avanzati
di Teoria della Mente (Liverta Sempio et al., 2006): quelli basati su
indici solo percettivi e i compiti narrativi. Questi ultimi valutano la
comprensione di stati mentali epistemici (come l’ironia, la bugia bianca,
la persuasione) ed emotivi (come le emozioni morali e miste) utilizzando
brevi storie, accompagnate da immagini che ne facilitano la
comprensione. Esempi di tali strumenti sono: le “Strange Stories” di
Happè (1994; traduzione italiana: Mazzola, Camaioni, 2002), i “Faux
Pas” di Baron-Cohen e colleghi (1999; traduzione italiana: Liverta
Sempio, Marchetti, Lecciso, 2005), il “TOM test” di Muris e colleghi
(1999) e il “Test of Emotion Comprehension (TEC)” di Pons e Harris
(2000; validazione italiana: Albanese, Molina, 2008).
Nel successivo paragrafo descriveremo più approfonditamente le
prove basate su indici percettivi, visivi e uditivi, al fine di introdurre il
motivo che ci ha portato a costruire e validare un nuovo strumento
avanzato di Teoria della Mente basato su indici vocali, il test “La mente
nella voce”.
Compiti di Teoria della Mente basati su indici solo percettivi
Gli indici percettivi, come lo sguardo o il tono della voce, sono
altamente indicativi, all’interno delle relazioni, dello stato mentale degli
interagenti. Le principali prove di Teoria della Mente che hanno
utilizzato tali indici sono quelle sviluppate da Baron-Cohen e colleghi.
Con l’avvio degli anni Novanta del secolo scorso gli autori (Baron-
Cohen, Cross, 1992; Baron-Cohen et al., 1996) hanno condotto le prime
ricerche sulla comprensione di stati mentali articolati, epistemici ed
emotivi, in soggetti dallo sviluppo tipico, bambini e adulti, a partire da
fotografie di sguardo o espressioni facciali delle persone.
Successivamente la loro attenzione si è rivolta a individuare prove di
Teoria della Mente che potessero cogliere in maniera sempre più sottile
le difficoltà che i soggetti affetti da patologie dello spettro autistico
incontrano nel comprendere gli stati mentali, dal momento che, come
rilevato dalla ricerca (es. Ozonoff, Pennington, Rogers, 1991; Bowler,
1992) adulti affetti da autismo sono in grado di superare le classiche
prove di falsa credenza, pur manifestando deficit nella Teoria della
Mente nella vita quotidiana. E’ stato, così, creato da Baron-Cohen e
collaboratori (1997) un test per la mentalizzazione adulta, volto a
valutare, nei soggetti adulti con disturbi autistici, la comprensione di stati
mentali epistemici ed emotivi a partire da indici visivi, costituiti da 25
fotografie rappresentanti la regione degli occhi di uomini e donne,
denominato “Reading the Mind in the Eyes Test” o più brevemente Eyes
Test. Al soggetto è richiesto di scegliere tra due etichette linguistiche
(es., riflessivo, sconsiderato) quale descrive meglio ciò che la persona sta
provando o pensando. Il test si è dimostrato capace di cogliere i sottili
deficit della Teoria della Mente presenti nei soggetti autistici ad alto
funzionamento. La prova (di cui vi era stata una prima descrizione in
Baron-Cohen, 1995) è vista come un “test puro di Teoria della Mente, a
un livello avanzato” (Baron-Cohen et al., 1997, p. 816), poiché non
implica l’intervento di funzioni esecutive (ad esempio, inibizione e
pianificazione) e di coerenza centrale (non ci sono indizi di informazioni
contestuali che influenzano la comprensione dello stato mentale); inoltre
esso si avvicina molto alle situazioni di vita quotidiana, pur
semplificandone gli stimoli, che nella realtà di ogni giorno non sono
statici (come le fotografie), ma procedono rapidamente, richiedendo la
capacità di cogliere in maniera immediata gli stati mentali sottostanti.
Il test è stato poi rivisto da Baron-Cohen e colleghi (2001a) per
accrescerne la sensibilità alla mentalizzazione adulta. Nella versione
finale, tra i cambiamenti apportati troviamo l’aumento del numero degli
item, 36 invece di 25, come pure delle alternative di scelta per la
risposta, 4 invece di 2; e l’accompagnamento al test di un Glossario di
tutti i termini di stato mentale inseriti nella prova, che rimane a
disposizione del soggetto per chiarirsi eventuali incertezze di significato.
Esso viene applicato assieme ad un compito di controllo che consiste
nella ripresentazione al soggetto dell’insieme di item con la richiesta di
identificare il genere della persona di ogni fotografia. Il test rivisto, una
volta applicato, ha dato prova di aver incrementato la sua capacità di
registrare sottili differenze individuali nella capacità mentalistica (Baron-
Cohen et al., 2001a). Del test esiste una versione italiana con i dati
normativi ad opera di Serafin, Surian (2004).
Una versione per bambini di tale strumento è stata creata da Baron-
Cohen e colleghi (2001b; traduzione italiana: Liverta Sempio, Marchetti,
Castelli, 2003) ed è costituita da 28 fotografie di occhi di uomini e
donne, che richiede anch’essa ai soggetti di associare ad ogni fotografia
l’etichetta mentalistica adeguata, scegliendo tra 4 alternative, e di
sostenere la prova di controllo relativa al genere della persona di cui si
vedono gli occhi nella fotografia. Nel complesso gli Eyes Test - forma
per adulti e forma per bambini - hanno messo in luce la difficoltà di
soggetti con patologie dello spettro autistico, in età evolutiva e adulti, nel
leggere gli stati mentali dagli sguardi.
Recentemente è stata posta attenzione anche sulla comprensione di
stati mentali a partire dagli indici uditivi della voce, come l’attribuzione
– basata principalmente sulle caratteristiche non verbali dell’espressione
vocale, cioè paralinguistiche (tono, ritmo, pause, altezza della voce) – di
stati emotivi ed epistemici, quali felice, triste, spaventato, disgustato,
sorpreso, imbarazzato, calmo, annoiato, rassegnato, speranzoso,
sarcastico.
In modo indipendente, due gruppi di ricerca hanno proposto ciascuno
una prova di Teoria della Mente basata su indici vocali, sempre
finalizzata a studiare i deficit di Teoria della Mente in soggetti adulti
autistici. Kleinman, Marciano e Ault (2001) hanno creato il “Mental
State Voices Task (MSVT)”, in cui una stessa frase viene presentata con
intonazioni differenti per esprimere sei emozioni base (ad esempio,
arrabbiato) e sei stati mentali complessi (ad esempio, arrogante); i
soggetti devono scegliere tra due aggettivi mentalistici quale descrive
meglio ciò che il parlante prova o pensa.
Rutherford, Baron-Cohen e Wheelwright (2002), dal canto loro,
hanno messo a punto il “Reading the Mind in the Voice Test” o Voice
Test, costituito da 40 segmenti di dialogo recitati da attori, a ciascuno dei
quali i soggetti devono attribuire, scegliendolo tra due aggettivi, uno
stato mentale (ad esempio, preoccupato e calmo). Il compito di controllo
consiste nel giudicare l’età del parlante, se più giovane o più anziano di
42 anni. Così come rilevato con l’Eyes Test, anche in questa prova i
soggetti autistici falliscono; la prestazione in entrambi i test, inoltre,
risulta indipendente dal quoziente intellettivo. Recentemente, Golan e
colleghi (2007) hanno revisionato il Voice Test, diminuendo a 25 il
numero degli item e aumentando a 4 gli aggettivi mentalistici tra cui
scegliere quello adeguato a descrivere lo stato mentale del parlante, al
fine di incrementare l’affidabilità e la validità del test. La prestazione in
tale test, che correla con quella all’Eyes Test, appare influenzata
dall’abilità verbale ma non dalla variabile del genere.
Riguardo all’età evolutiva, l’interesse volto a studiare la
comprensione di stati mentali a partire da indici vocali è stato
relativamente scarso, a dispetto dell’importanza che la comprensione dei
segnali non verbali della voce gioca nella comprensione dell’altro
all’interno delle relazioni sociali. Infatti, a parteire dai primi mesi di vita
i bambini si mostrano sensibili agli indici vocali delle emozioni (Caron,
Caron, MacLean, 1988; Mastropieri, Turkewitz, 1999; Soken, Pick,
1999). Recentemente Vaish e Striano (2004) hanno evidenziato,
studiando la capacità di riferimento sociale alla fine del primo anno di
vita, come l’emozione espressa dalla voce della madre sia più potente,
rispetto agli indici visivi (l’emozione espressa dal volto della madre), nel
guidare il comportamento del bambino di fronte a stimoli ambigui. Le
ricerche sulla percezione delle emozioni hanno mostrato l’abilità umana
di differenziare le emozioni sulla base dell’intonazione della voce
(Bachorowski, Owren, 1995; Banse, Scherer, 1996) ed evidenziato come
gli indici paralinguistici (tono, pause, esitazioni…) siano maggiormente
informativi rispetto a quelli visivi provenienti dalla faccia, per
individuare nell’altro, ad esempio, l’intenzione di mentire (Wiseman,
1995). L’espressione vocale consente anche di cogliere il reale stato
emotivo altrui, anche se in contrapposizione al significato delle parole
emotive pronunciate; tale abilità è già presente a 5 anni, età in cui i
bambini affinano la capacità di capire, ad esempio, che lo stato emotivo
di chi racconta una situazione felice con un’intonazione della voce triste
è la tristezza (Morton, Trehub, 2001).
Il presente contributo, ponendosi in continuità con gli studi che
considerano la Teoria della Mente un’abilità sfaccettata e in continuo
sviluppo (Wellman, Liu, 2004), intende presentare uno strumento che
consenta di approfondire maggiormente la comprensione mentalistica
basata su indici vocali, indagando per la prima volta tale abilità in
soggetti con sviluppo nella norma in età evolutiva.
Un nuovo strumento di valutazione della Teoria della Mente: il test
“La mente nella voce”
Il test “La mente nella voce”, che valuta la comprensione di stati
mentali a partire da indici vocali, è stato creato per essere uno strumento
avanzato di Teoria della Mente, volto cioè a rilevare la comprensione di
stati mentali epistemici ed emotivi complessi (ad esempio, confusione,
nervosismo), al di là dei concetti di desiderio e credenza e delle emozioni
di base, includendo stati mentali la cui comprensione si sviluppa in età
successive a quella classica della falsa credenza. Rispetto agli altri
strumenti avanzati di Teoria della Mente, descritti precedentemente (ad
esempio: Happè, 1994; Baron-Cohen et al., 2001a, 2001b; Golan et al.,
2007), e di comprensione delle emozioni basati su indici verbali
(Rothman, Nowicki, 2004), il test qui descritto presenta alcune peculiari
caratteristiche: è specifico per i bambini di età compresa tra i 6 e gli 11
anni, utilizza stimoli vocali (con riferimento, in particolare, agli indici
non verbali della voce, quali il profilo di intonazione, l’intensità, la
velocità di articolazione, le pause) e valuta la comprensione di un’ampia
gamma di stati mentali.
Si tratta, quindi, di un nuovo test progettato per bambini con sviluppo
tipico frequentanti la scuola primaria. Verranno subito di seguito
presentate brevemente le fasi di costruzione del Voice Test; nei
successivi paragrafi saranno descritti due studi, il primo volto a
verificare la validità di costrutto del test e, nello specifico, la validità
convergente, il secondo finalizzato a indagarne l’affidabilità test-retest e
ad analizzarne i rapporti con variabili strutturali di intelligenza verbale e
non verbale.
La costruzione del test “La mente nella voce”
Il test “La mente nella voce” è formato da item costituiti ciascuno da
un breve segmento di dialogo audioregistrato rispetto al quale il
soggetto, dopo averlo ascoltato, deve scegliere tra 4 denominazioni di
stato mentale complesso (epistemico, emotivo) – che gli vengono fornite
in forma scritta su un foglio – quella che a suo avviso meglio descrive lo
stato mentale espresso dal parlante; la frase che viene ascoltata è
semanticamente neutra circa lo stato mentale sottostante la sua
enunciazione. Si tratta, quindi, di un test che richiede di inferire lo stato
mentale del parlante basandosi solo su indici di vocalizzazione. Esso è
accompagnato da una prova di controllo che consiste nella
ripresentazione al soggetto degli item del test con la consegna questa
volta di identificare il genere del parlante,
La costruzione della prova ha richiesto più operazioni. La prima di
queste ha riguardato la creazione degli item sul piano del contenuto e
della loro presentazione al soggetto. Riguardo al contenuto sono stati
individuati gli stati mentali target e per ciascuno di loro tre stati mentali
considerati distrattori, mentre per la presentazione concreta si è
determinato un segmento di dialogo per ogni combinazione “target e 3
distrattori”. Nello specifico, inizialmente sono stati creati 48 item,
relativi a stati mentali epistemici ed emotivi complessi, tipici
dell’esperienza dei bambini di 6-11 anni, tratti da validi strumenti di
misura della Teoria della Mente basati similarmente su indici solo
percettivi: l’Eyes Test versione bambini di Baron-Cohen et al., (2001),
trad. it. Liverta Sempio, Marchetti, Castelli (2003); il Voice Test di
Rutherford, Baron-Cohen, Wheelwright (2002); a quest’ultimo rimanda
anche la strutturazione dei segmenti di dialogo. Si è deciso di preferire la
presenza di 4 alternative di risposta, piuttosto di 2, sia perché il loro
aumento accresce la sensibilità del test, come provato dai lavori appena
citati (cfr. anche Golan et al., 2007), sia per rendere il compito
confrontabile con il paradigma dell’Eyes Test per bambini. Secondo gli
stessi criteri si è costruito il Glossario contenente definizioni ed esempi
riferiti a ciascun termine mentalistico, da porre a disposizione del
soggetto durante la prova per eventuali sue necessità di chiarimenti
semantici. Circa la parte audio dello stimolo, i segmenti di dialogo, dalla
durata ciascuno di circa 2 secondi, sono stati recitati da due attori e due
attrici professionisti e registrati su un CD. Come test di controllo si è
considerata, come dalla letteratura citata, la ripresentazione al soggetto
degli item della prova con la richiesta di identificare il genere del
parlante.
Sul materiale realizzato si è proceduto alla valutazione
dell’adeguatezza referenziale dei termini target rispetto ai termini
mentalistici designati come loro corrispondenti. Per ciascuno dei 48 item
è stato chiesto a 4 giudici indipendenti di individuare il termine di stato
mentale, tra i quattro presentati, che meglio identificasse lo stato mentale
espresso da ciascun segmento di dialogo (test) e il genere del parlante
(prova di controllo). Sette item non sono stati associati in modo unanime
allo stato mentale corrispondente, pertanto sono stati eliminati dal test; il
genere (maschio o femmina) è stato identificato correttamente per tutti
gli item. Si è proceduto infine alla verifica della neutralità semantica
delle frasi-stimolo. 22 bambini (13 maschi e 8 femmine, provenienti da
un contesto socio-culturale medio, senza problemi di apprendimento e di
attenzione, frequentanti la classe terza della scuola primaria) hanno
giudicato, leggendo i segmenti di dialogo, la neutralità del significato
delle frasi; 4 item sono stati eliminati poiché il loro significato poteva
influenzare l’attribuzione mentalistica, portando così ad un insieme di 37
item, caratterizzati dal fatto che gli stati mentali potevano essere dedotti
unicamente dagli indizi non verbali (tono e altezza della voce, ritmo,
velocità dell’eloquio...) dell’enunciazione della frase e non dalla frase in
sè.
Si è verificato, altresì, che la procedura di somministrazione del test
in gruppi di 10 bambini non influisse sulla prestazione del soggetto al
test, al fine di consentire, nelle applicazioni della prova, una riduzione
dei tempi di somministrazione. Dal confronto, attraverso un’ANOVA
con a variabile indipendente l’età e a variabile dipendente il punteggio al
test “La mente nella voce”, dei risultati di 66 bambini (età media: 88,20
mesi, d.s.: 3,30), che hanno partecipato al test secondo tre modalità:
singolarmente (10 maschi e 10 femmine), in gruppi di tre bambini (12
maschi e 12 femmine) e in gruppi di 10 bambini (10 maschi e 10
femmine), non sono emerse differenze significative: F (2,61)=1,123,
p=0,33; tutti i bambini hanno, inoltre, identificato correttamente il genere
del parlante nel test di controllo. Le successive somministrazioni del test
sono, quindi, state effettuate in gruppi costituiti al massimo da 10
bambini.
La fase conclusiva della costruzione del test ha riguardato la
riduzione degli item sulla base di indici di difficoltà, discriminatività e
consistenza interna. A questa fase hanno partecipato 170 bambini (80
maschi e 90 femmine) di età compresa tra 73 e 131 mesi (età media:
100,09 mesi, d.s.: 16,59), frequentanti le cinque classi (29 bambini
frequentanti la prima classe, 32 la seconda, 38 la terza, 38 la quarta e 33
la quinta) di cinque scuole primarie poste in cinque città, di piccole e
medie dimensioni, di una metropoli del nord Italia e provenienti da un
contesto socio-culturale medio. La distribuzione del punteggio totale al
test è risultata normale; il test di controllo è stato correttamente risolto da
tutti i partecipanti. Attraverso il calcolo dell’indice di difficoltà di
Guilford (1956), sono stati individuati 22 item di difficoltà media (né
troppo facili né troppo difficili, ovvero con un indice compreso tra 0,30 e
0,70). L’ANOVA, con a variabile indipendente l’età e a variabile
dipendente la prestazione al test, ha mostrato un incremento significativo
dei punteggi nel test “La mente nella voce” al crescere dell’età,
mostrando la capacità del test di cogliere differenze tra le varie fasce di
età: F(1,4)=19,99, p<0,001 (η²=0,33). Infine, l’attendibilità del test è
stata calcolata tramite l’indice alpha di Cronbach; sono stati eliminati
due item per incrementare il suo valore: la consistenza interna di “La
mente nella voce”, la cui versione finale è costituita da 20 item (Tab. 1),
è di 0,69 e, quindi, accettabile (Cohen, 1960).
In conclusione, la composizione definitiva del test “La mente nella
voce” mostra buone proprietà psicometriche, che indicano come il test
sia uno strumento adatto ai bambini frequentanti la scuola primaria, in
grado di cogliere le differenze individuali nello sviluppo.
Tab. 1 – I 20 (più la prova) segmenti di dialogo del test “La mente nella voce”,
la risposta corretta (in corsivo) e i tre distrattori
Stimolo vocale Risposte
P
“Tu, tu sospetti
qualcuno?”
gelosa spaventata incurante sta
provando
odio
1
“Prego, dobbiamo
andare”
sta provando
odio
sgarbata preoccupata tediata
2
“Ho visto il tuo
progetto”
seccata sta provando
odio
sorpresa sta
pensando a
qualcosa
3
“Ma cosa
intendi?”
gentile timida dubbiosa triste
4
“No davvero” confusa scherzosa triste seria
5
“Devo spiegarti
che cosa
intendevo”
sta pensando
a qualcosa
sconvolta eccitata felice
6
“Non ho capito
bene”
dubbiosa amichevole scherzosa incurante
7
“Parlerò con tuo
fratello”
che ha deciso
qualcosa
scherzosa sorpresa tediata
8
“Era chiaro che ci
saremmo
dimenticati”
arrabbiata amichevole sgarbata un po’
preoccupata
9
“Non mi avevi
detto di avere una
sorella”
arrabbiata soprapensiero triste interessata
10
“Ma io avevo
sperato”
gentile sorpresa scontenta eccitata
11
“Veramente se
n’è andato”
interessata scherzosa incurante felice
12
“Ormai potremmo
decidere”
scherzosa gentile sorpresa sta
pensando a
qualcosa
13
“C’è una cosa che
Luigi vuol dire”
sorpresa sicura di
qualcosa
scherzosa felice
14
“C’è qualcosa che
voglio chiederti”
scherzosa incurante nervosa dispiaciuta
15
“E’ stato
assodato”
si vergogna eccitata dubbiosa appagata
16
“Giuro che ce
l’ho”
orripilata supplichevole si sta
scusando
gentile
17
“Sembra che non
sia arrivato in
tempo”
dispiaciuta sconvolta incurante seria
18
“E tienitela” confusa sorpresa seccata felice
19
“Penso piuttosto
che abbiamo
alcune cose di cui
discutere”
si vergogna confusa amichevole seria
20
“Ma cosa
intendi?”
confusa eccitata tediata prepotente
Studio 1: Validazione del test “La mente nella voce”
Obiettivo
La presente ricerca è finalizzata a validare, su un campione di
bambini italiani con sviluppo tipico frequentanti la scuola primaria, il
Voice Test. La validità di contenuto (Cronbach, Meehl, 1955) risulta
soddisfatta poiché gli stati mentali selezionati nella creazione del test
sono riconosciuti come tali dalla letteratura sulla Teoria della Mente,
così come descritto nel precedente paragrafo.
Obiettivo specifico è quello di verificare la validità convergente del
Voice Test, cioè il grado in cui il test correla con i risultati ottenuti in
altre prove di Teoria della Mente, anche indipendentemente dall’abilità
verbale e dall’età, variabili che si è visto influenzare positivamente la
prestazione nelle prove di Teoria della Mente (ad esempio, Wellman,
Cross, Watson, 2001; Wellman, Liu, 2004; Baron-Cohen et al., 2001b;
Antonietti, Liverta Sempio, Marchetti, 2006; Milligan, Astington, Dack,
2007).
Metodo
Partecipanti
Hanno preso parte alla validazione italiana del Voice Test 220
bambini (111 maschi e 109 femmine), di età compresa tra 78 e 134 mesi
(età media: 105,17 mesi; d.s.: 16,73), frequentanti la scuola primaria in
due città di medie proporzioni dell’hinterland di una metropoli del Nord
Italia e provenienti da un contesto socio-culturale medio, senza
problematiche neurologiche, psicologiche e di apprendimento e di cui i
genitori hanno fornito il consenso scritto alla partecipazione allo studio. I
bambini di origine straniera (circa il 3% del campione totale) che hanno
partecipato alla ricerca erano tutti competenti nella comprensione della
lingua italiana scritta e parlata e residenti in Italia da almeno due anni.
I partecipanti sono stati suddivisi in cinque gruppi di età: 54 bambini
(29 femmine) avevano 7 anni (età compresa tra 78 e 89 mesi), 41
bambini (18 femmine) 8 anni (età compresa tra 90 e 101 mesi), 48
bambini (23 femmine) 9 anni (102-113 mesi), 46 bambini (19 femmine)
10 anni (114-125 mesi) e, infine, 31 bambini avevano 11 anni (126-137
mesi).
Strumenti
Il test “La mente nella voce”, che è stato precedentemente descritto, è
costituito da 20 item; i partecipanti, ascoltando uno alla volta i segmenti
di dialogo, devono individuare, tra quattro termini di stato mentale,
quello che ritengono rappresenti meglio ciò che pensa o prova il
parlante. Al termine del test è prevista una prova di controllo, in cui è
chiesto ai soggetti di identificare il genere (maschio o femmina) della
voce ascoltata. I bambini hanno a disposizione un glossario da consultare
nel caso di incertezza sul significato dei termini mentalistici. La
somministrazione dell’intera prova dura in media 20 minuti.
Sono state somministrate tre prove di Teoria della Mente: due compiti
classici di falsa credenza, uno di primo ordine (“La scatola
ingannevole”) e uno di secondo ordine (“Look prediction”) e una prova
avanzata basata su indici percettivi (“Eyes Test per bambini”). Il compito
di falsa credenza di primo ordine (Perner, Leekam, Wimmer, 1987;
adattamento italiano: Liverta Sempio, Marchetti, 2001) richiede al
bambino, dopo avergli mostrato che la scatola chiusa di pastelli che ha
di fronte in realtà non contiene pastelli ma una bambolina, di predire la
falsa credenza altrui (“X, che non ha visto cosa c’è nella scatola, cosa
dirà che ci sarà dentro?”) e quella propria relativamente al contenuto
della scatola (“tu cosa dicevi che c’era dentro prima di aprire la
scatola?”).
Il compito “Look prediction” (Sullivan, Zaitchick, Tager-Flusberg,
1994; adattamento italiano: Antonietti et al., 1999), si basa sul racconto
di una breve storia accompagnata da vignette, valuta la comprensione del
pensiero ricorsivo di secondo ordine: al bambino è richiesto di predire la
falsa credenza di primo ordine di un personaggio, Gianni, che non sa di
essere stato visto dall’altro personaggio, Maria, mentre cambiava il
posto di un mazzo di carte, inizialmente posto da entrambi in un armadio
(“secondo Gianni, Maria lo ha visto nascondere le carte sotto il letto?”);
il bambino deve, inoltre, predire dove Gianni pensa che Maria guarderà
per trovare le carte (domanda sulla comprensione della falsa credenza di
secondo ordine).
In ogni compito di falsa credenza sono previste due domande di
controllo e due domande test; il punteggio complessivo in ciascuna
prova va da 0 (tutto sbagliato) a 4 (tutto giusto).
L’Eyes Test per bambini (Baron-Cohen et al., 2001b; traduzione
italiana: Liverta Sempio, Marchetti, Castelli, 2003) valuta l’abilità di
riconoscere e attribuire stati mentali a partire da indici visivi. E’
costituito da 28 fotografie della regione degli occhi; i bambini per ogni
fotografia devono scegliere, tra quattro termini di stato mentale, quello
che meglio descrive ciò che il personaggio della foto sta pensando o
provando. Al termine del test, viene somministrata una prova di
controllo, in cui è richiesto di riconoscere il genere dei personaggi a
partire dai precedenti stimoli visivi. Per ogni risposta corretta viene
attribuito un punto, per un totale massimo di 28 per il test e di 28 per la
prova di controllo.
L’abilità verbale è stata valutata con il Peabody Picture Vocabulary
Test – Revised (PPVT-R) (Dunn, Dunn, 1981; validazione italiana:
Stella, Pizzoli, Tressoldi, 2000), che misura il vocabolario recettivo.
Procedura
I bambini sono stati testati in due sessioni di prove, poste a due
settimane di distanza l’una dall’altra, all’interno di un’aula della loro
scuola, senza stimoli visivi e uditivi distraenti. Nella prima sessione è
stato somministrato in gruppo, di massimo 10 bambini, il Voice Test e
individualmente il PPVT-R e la falsa credenza di primo ordine. Nella
seconda sessione i bambini hanno ricevuto individualmente il compito di
falsa credenza di secondo ordine e l’Eyes Test per bambini.
Risultati
La Tab. 2 mostra medie e deviazioni standard di ogni variabile. Sul
totale di 220 bambini, il compito di falsa credenza di primo ordine non è
stato risolto correttamente da 8 bambini; nel compito “Look prediction”
la domanda sulla falsa credenza di primo ordine è stata superata da 213
bambini, mentre quella di secondo ordine da 178 bambini. Tali compiti,
quindi, non presentano una distribuzione normale; le seguenti analisi
sono state condotte solo sulla prova di falsa credenza di secondo ordine
utilizzando statistiche non parametriche. Il test “La mente nella voce”,
l’Eyes Test per bambini e il PPVT-R si distribuiscono secondo la curva
normale. Le domande di controllo dei compiti di falsa credenza e la
prova di controllo del test “La mente nella voce” sono stati correttamente
risolti da tutti i partecipanti; 115 bambini hanno riconosciuto il genere
dei personaggi delle fotografie nell’Eyes Test, tuttavia tutti i partecipanti
hanno risposto correttamente a tale prova di controllo riconoscendo il
genere di almeno 20 personaggi su 28 (media: 26,61; d.s.: 1,79).
Tab. 2 – Statistiche descrittive: medie (M) e deviazioni standard (d.s.)
M d.s.
La mente nella voce (0-20) 13,10 3,51
Eyes Test (0-28) 15,85 4,14
La scatola ingannevole (0-4) 3,95 0,25
Look prediction (0-4) 3,79 0,46
PPVT – R 101,94 15,00
Il t test per campioni indipendenti non rileva differenze di genere nel
test “La mente nella voce”, nell’Eyes Test e nel PPVT-R. Il test non
parametrico Mann-Whitney U evidenzia la miglior prestazione delle
femmine, rispetto ai maschi, nel compito “Look prediction”: U
(218)=4937,500, p=0,001.
I punteggi totali nel test “La mente nella voce” e nell’Eyes Test
aumentano al crescere dell’età, rispettivamente: F(4,215)=34,075,
p<0,001 e 15,301, p<0,001. Il test post-hoc LSD non mostra differenze
significative nel test “La mente nella voce” tra i partecipanti di 9 e 10
anni e tra quelli di 10 e 11 anni (Fig. 1). Anche la prestazione nella prova
di falsa credenza di secondo ordine aumenta con l’età (Mann-Whitney U
test), evidenziando in particolare differenze significative (p<0,01) tra i
bambini più piccoli (tra 7 anni e le altre età; tra 8 anni e le altre età).
Fig. 1 – Punteggi medi (in ordinata) per ciascuna fascia di età (in ascissa) nel
test “La mente nella voce”
1110987
18
16
14
12
10
8
Le correlazioni tra le variabili distribuite normalmente sono state
analizzate con il coefficiente r di Pearson, mentre con il compito di falsa
credenza di secondo ordine è stato utilizzato il coefficiente rho di
Spearman. La Tab. 3 mostra le correlazioni bivariate tra le variabili; in
particolare, la prestazione al test “La mente nella voce” correla
positivamente con i punteggi all’Eyes Test, alla “Look Prediction” e al
PPVT-R. Tenendo sotto controllo l’abilità verbale e l’età, la correlazione
parziale tra il test “La mente nella voce” e Eyes Test rimane
significativa: r=0,269, p=0,002 (controllando solo per l’abilità verbale e
l’età le correlazione sono rispettivamente di 0,404 e 0,363, p<0,001).
Controllando per l’età, anche la correlazione tra “La mente nella voce” e
PPVT-R si mantiene significativa: r=0,329, p<0,001.
Tab. 3 – Correlazioni bivariate
Eyes Test Look Prediction PPVT – R
La mente nella
voce
0,532
p < 0,001
0,357
p < 0,001
0,408
p < 0,001
Eyes Test 1 0,352
p < 0,001
0,422
p < 0,001
Look Prediction 1 0,144
p<0,05
Discussione
Lo studio aveva l’obiettivo di verificare la validità convergente del
test “La mente nella voce”; ci aspettavamo di individuare correlazioni
positive, indipendenti dall’abilità verbale, tra la prestazione a tale test
con quella ottenuta in altri compiti di Teoria della Mente. In particolare,
si poteva supporre una correlazione elevata con un altro test avanzato di
Teoria della Mente basato su indici percettivi, l’Eyes Test per bambini.
Come ci si aspettava, il compito di falsa credenza di primo ordine è
stato correttamente risolto dai bambini frequentanti la scuola primaria,
poiché tale abilità è acquisita già a partire dai 4 anni (Wimmer, Perner,
1983; Wellman, Cross, Watson, 2001), tuttavia si era ritenuto necessario
somministrare tale prova al fine di essere sicuri della presenza di una
comprensione mentalistica di base nei partecipanti. La maggior parte dei
bambini ha superato anche la prova di falsa credenza di secondo ordine;
tale compito è, infatti, solitamente compreso intorno ai 7 anni (Perner,
Wimmer, 1985). La prestazione nelle prove percettive del test “La mente
nella voce” e dell’Eyes Test incrementa con l’età, così come si poteva
supporre, vista la presenza di stati mentali di complessità crescente. In
particolare, la comprensione di stati mentali a partire da indici vocali
diventa sempre più accurata tra i sette e i nove anni, come rilevato dal
miglioramento significativo nella prestazione al test “La mente nella
voce” in queste età.
Sono emerse differenze di genere solo nel compito di falsa credenza
di secondo ordine, così come suggerito da altre ricerche (ad esempio,
Charman, Ruffman, Clements, 2002). Similmente a quanto rilevato da
Baron-Cohen e colleghi (2001b), non emergono differenze tra maschi e
femmine nella prestazione all’Eyes Test, così come, analogamente al
Voice Test per adulti creato da Rutherford e colleghi (1997), non
emergono differenze di genere nella comprensione mentalistica a partire
da indici vocali.
La validità concorrente del test “La mente nella voce” è stata
confermata dalla correlazione positiva, che rimane significativa anche
tenendo sotto controllo l’età e l’abilità verbale, del test con il compito di
falsa credenza di secondo ordine e l’Eyes Test.
Il legame positivo emerso tra abilità verbale e prestazione nel test “La
mente nella voce” conferma l’andamento rilevato con altri test
mentalistici, sottolineando la stretta relazione che intercorre tra Teoria
della Mente e linguaggio (De Villiers, 2000; Malle, 2002; Astington,
Baird, 2005; Antonietti, Liverta Sempio, Marchetti, 2006), anche
tenendo sotto controllo l’età (Milligan, Astington, Dack, 2007). Tale
aspetto verrà ulteriormente indagato nel secondo studio.
Studio 2: Affidabilità test-retest e influenza dell’abilità verbale e del
quoziente intellettivo non verbale sul test “La mente nella voce”
Obiettivi
Il presente studio intende indagare l’affidabilità del test creato e validato,
cioè la capacità del test di rilevare in maniera coerente e stabile nel
tempo il costrutto che intende misurare, tramite il metodo test-retest; tale
tipo di affidabilità risulta essere particolarmente significativo per i test
che indagano differenti aspetti di un costrutto (Guilford, 1965), come il
test “La mente nella voce”, che valuta, con riferimento al costrutto della
Teoria della Mente, la comprensione di un ampio spettro di stati mentali
complessi, sia epistemici che emotivi.
Inoltre, la ricerca intende analizzare il legame tra prestazione al test
“La mente nella voce” e variabili strutturali, approfondendo il rapporto
positivo emerso nel precedente studio tra il test e l’abilità verbale e
indagando quello tra il test e il quoziente intellettivo non verbale.
Metodo
Partecipanti
Hanno partecipato alla ricerca 141 bambini italiani (75 maschi e 65
femmine), che hanno ricevuto il consenso scritto dei genitori a prendere
parte allo studio, frequentanti una scuola primaria in una città di medie
proporzioni dell’hinterland di una metropoli del Nord Italia e provenienti
da un contesto socio-culturale medio, senza segnalazioni di
problematiche psicologiche, così suddivisi: 37 bambini (16 femmine) di
7 anni (età compresa tra 78 e 89 mesi), 29 bambini (14 femmine) di 8
anni (90-101 mesi), 32 (12 femmine) di 9 anni (102-113 mesi), 25 (12
femmine) di 10 anni (114-125 mesi) e 18 bambini (11 femmine) di 11
anni (126-137 mesi).
Strumenti
Ai bambini son stati somministrati il test “La mente nella voce” e il
PPVT-R (Dunn, Dunn, 1981; validazione italiana: Stella, Pizzoli,
Tressoldi, 2000), precedentemente descritti, e le Matrici Progressive
Colorate di Raven (1984) (RCPM), che forniscono una misura del
quoziente intellettivo non verbale.
Procedura
Il test “La mente nella voce” è stato somministrato due volte
(condizione test e retest), in gruppi composti da 10 bambini ciascuno, a
distanza di quattro settimane.
A metà del campione sono stati somministrati il PPVT-R e le RCPM
individualmente dopo la somministrazione del test “La mente nella
voce” nella condizione test; l’altra metà del campione ha affrontato le
due prove dopo la somministrazione del Voice Test nella condizione di
retest.
Risultati
La prestazione al test “La mente nella voce” in entrambe le
somministrazioni segue un andamento normale; nella condizione test la
media della prestazione nell’intero campione è di 14,26 (d.s.: 3,09), nella
condizione retest è di 15,25 (d.s.: 3,15). La correlazione r di Pearson tra i
punteggi al test nelle due condizioni è di 0,70 (p<0,001); essa rimane
significativa anche controllando per età e abilità verbale (r=0,505,
p<0,001) (i valori delle correlazioni parziali controllando singolarmente
per età e abilità verbale sono, rispettivamente: 0,570 e 0,621, p<0,001).
I quozienti intellettivi verbale (PPVT-R) e non verbale (RCPM) sono
normalmente distribuiti, con una media, rispettivamente, di 103,67 (d.s.:
14,35) e di 108,10 (d.s.: 14,55).
Le correlazioni bivariate r di Pearson tra il test “La mente nella voce”
e le prove strutturali confermano la correlazione positiva tra il test e il
PPVT-R, sia nella condizione test che retest, rispettivamente: r=0,342 e
0,383, p<0,001. Non emergono correlazioni tra “La mente nella voce” e
le RCPM.
E’ stata condotta una regressione gerarchica per analizzare il
contributo dell’età, dell’abilità verbale (PPVT-R) e del quoziente
intellettivo non verbale (RCPM) sulla prestazione al test “La mente nella
voce” (condizione test): il modello spiega il 35% della varianza (R
quadro corretto: 0,351), F (3,137)=25,255, p<0,001. Solo il punteggio
nelle RCPM non apporta un contributo significativo, mentre età e abilità
verbale incidono significativamente (p<0,001) sul test “La mente nella
voce” (“La mente nella voce” = -1,53 + 0,44 età + 0,29 PPVT-R + 0,025
RCPM).
Discussione e conclusioni
Il secondo studio era finalizzato ad analizzare l’affidabilità del test
“La mente nella voce” tramite il metodo test-restet. Le analisi effettuate
supportano l’affidabilità del test, che rimane stabile nel tempo.
Si è, inoltre, approfondita l’analisi dell’influenza sulla prestazione al
test “La mente nella voce” da parte del quoziente intellettivo verbale e
non verbale. Così come emerso nel precedente studio e in linea con gli
studi che evidenziano l’interdipendenza tra abilità verbale e Teoria della
Mente (Antonietti, Liverta Sempio, Marchetti, 2006; Milligan,
Astington, Dack, 2007) e, in specifico, con il compito avanzato di
comprensione di stati mentali a partire da indici uditivi per soggetti
adulti con patologia autistica (Golan et al., 2007), il vocabolario recettivo
correla positivamente con “La mente nella voce” e, come mostra la
regressione lineare, influisce significativamente, insieme alla variabile
età, sulla prestazione al test.
Il quoziente intellettivo non verbale non contribuisce alla
comprensione di stati mentali a partire da indici uditivi; tale dato si pone
in continuità con quanto emerso negli studi condotti su soggetti adulti
con strumenti avanzati di Teoria della Mente basati su indici percettivi
(Baron-Cohen et al., 1997; Rutherford, Baron-Cohen, Wheelwright,
2001)
In conclusione, il test “La mente nella voce” mostra buone proprietà
psicometriche di coerenza interna e affidabilità test-retest e, come
evidenziato dai risultati emersi con la validazione del test, può essere
considerato uno strumento avanzato di Teoria della Mente, che valuta la
comprensione di un’ampia gamma di stati mentali complessi epistemici
ed emotivi, in grado di rendere conto di differenze individuali e difficoltà
specifiche, legate alla comprensione mentalistica degli indici
paralinguistici, nella Teoria della Mente.
Inoltre, la significativa ma non elevata correlazione tra i due test
percettivi, il test “La mente nella voce” e l’Eyes Test, evidenzia che le
due prove non si sovrappongono esattamente nel misurare la Teoria della
Mente, suggerendo come il costrutto della Teoria della Mente sia ampio,
pur rimanendo piuttosto omogeneo al suo interno, e comprenda processi
non solo di comprensione di stati mentali epistemici ed emotivi a partire
da informazioni contestuali narrate, ma anche a partire da indici visivi e
uditivi. Questa varietà di processi, tra loro differenti e intrecciati, risulta
ben evidente nelle relazioni quotidiane, dove la “lettura” degli indici
vocali si accompagna a e si integra con quella degli indici visivi e
contestuali per produrre una comprensione dello stato mentale dell’altro
il più accurata possibile.
Ulteriori studi dovranno essere condotti per analizzare tali legami, in
soggetti in età evolutiva e adulti, con sviluppo nella norma e atipico,
anche al fine di mettere sempre più a fuoco il ruolo svolto dalla
comprensione degli indici non verbali della voce nell’attribuzione di stati
mentali e il rapporto che essa ha con l’adattamento socio-emotivo
dell’individuo.
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Riassunto
Le ricerche sulla Teoria della Mente (capacità di riconoscere e
attribuire stati mentali a sé e agli altri e di ritenerli causa dei
comportamenti) si sono rivolte recentemente anche allo studio della
comprensione di stati mentali complessi, sia epistemici che emotivi, che
compaiono in età successive alla comprensione della falsa credenza,
acquisita intorno ai 4 anni. Gli strumenti di misura della Teoria della
Mente adatti a valutare tale capacità, che diventa nello sviluppo sempre
più raffinata e articolata, in bambini di età scolare sono relativamente
scarsi, in particolare essi riguardano la comprensione di stati mentali a
partire da racconti di situazioni o da stimoli percettivi, quali la visione
dell’espressione di occhi o volti. Adottando una definizione di Teoria
della Mente, che ne riconosce la multicomponenzialità, viene presentato
un nuovo strumento, “La mente nella voce”, per valutare la
comprensione di un’ampia gamma di stati epistemici ed emotivi
complessi nei bambini di 6-11 anni, a partire unicamente da stimoli
vocali (indici non verbali della voce). Vengono presentate le fasi di
costruzione, validazione (condotta su 220 bambini) e affidabilità (alfa di
Cronbach su un campione di 170 bambini e test-retest su 141 bambini)
del test, dimostrando le buone proprietà psicometriche di “La mente
nella voce”, che si rivela un valido strumento avanzato di misura della
Teoria della Mente. Si è, inoltre, verificato che la prestazione al test è
influenzata dall’abilità verbale (PPVT-R) e non dal quoziente intellettivo
non verbale (matrici di Raven).
Abstract
Recently researches on Theory of Mind (the ability to impute mental
states to the self and to the others as cause of behaviors) are focused on
the understanding of complex mental states, both epistemic and
emotional states, that develops after the age of four, when children reach
the comprehension of the false belief. There are few Theory of Mind
tasks that specifically assess this ability, that become more and more
sophisticated during the development. In particular, these tasks require to
understand mental states from narrative (short stories) or visual stimuli
(eyes or faces expressions).
Adopting a wide definition of Theory of Mind, conceptualized as a
multicomponential ability, we propose a new instrument, “The mind in
the voice”, that assesses the understanding of a wide range of complex
epistemic and emotional mental states from non verbal vocal cues. In
this work we describe the test construction, validation (on a sample of
220 children) and reliability (Cronbach’s alpha, on a sample of 170
children, and test-retest, on a sample of 141 children). The test showed
good psychometric properties: it is a valid advanced Theory of Mind
task. Moreover, we found that the performance in the test “The mind in
the voice” is predicted by the verbal ability (assessed with the PPVT-R)
and not by the nonverbal IQ (Raven’s matrices).