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I CETACEI DELLA COSTA NORD OCCIDENTALE DELL'ISOLA D'ISCHIA (CANYON DI CUMA)

Authors:
  • Oceanomare-Delphis Onlus (ODO)

Abstract and Figures

Distribution of cetaceans has been investigated in the north-western coast of the island of Ischia, corresponding to the uppermost area of the submarine canyon of Cuma. This zone is an important habitat where a particular pelagic assemblage can be found. The constant presence of whales and dolphins, pelagic fishes and marine birds is related to the geological and ecological characteristics of the area. Every summer we can observe in the area large groups of common (Delphinus delphis), striped (Stenella coeruleoalba), bottlenose (Tursiops truncatus) and Risso's dolphins (Grampus griseus). Feeding and mating behaviours were observed in all species. Newborns were sighted in July and August. The area is also used as feeding ground by fin whales (Balaenoptera physalus), the commonest species in the canyon. The analysis of fin whales' faecal material has revealed the presence of crustacean exoskeleton belonging to the euphasiacean Meganyctiphanes norvegica, a key species in the pelagic trophic web. Interactions with fishery were recorded in the area with illuminated hand-lines for squids, surface long-lines, trawling nets, purse-seine nets, bottom gillnets and drift nets. The strong impact of the boats on cetaceans is becoming everyday routine especially in summertime: distress and disorientation, collisions and deaths by a propeller strike. Timely management measures to monitor illegal fisheries and protect cetaceans as well as other species from bycatch and collisions are clearly needed. A first step should be to include the studied area (at least the more coastal part of it) into the future perimeter of the marine protected area proposed by Italian Ministry of Environment in the Phlegrean islands (Ischia, Procida and Vivara).
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I CETACEI DELLA COSTA NORD OCCIDENTALE
DELL’ISOLA D’ISCHIA (CANYON DI CUMA)
B. Mussi, A. Miragliuolo
Studiomare, via Serrato n. 1, 80074 Casamicciola (NA)
Summary - Distribution of cetaceans has been investigated in the north-
western coast of the island of Ischia, corresponding to the uppermost area of the
submarine canyon of Cuma. This zone is an important habitat where a particular
pelagic assemblage can be found. The constant presence of whales and dolphins,
pelagic fishes and marine birds is related to the geological and ecological
characteristics of the area. Every summer we can observe in the area large groups
of common (Delphinus delphis), striped (Stenella coeruleoalba), bottlenose
(Tursiops truncatus) and Risso's dolphins (Grampus griseus). Feeding and mating
behaviours were observed in all species. Newborns were sighted in July and
August. The area is also used as feeding ground by fin whales (Balaenoptera
physalus), the commonest species in the canyon. The analysis of fin whales' faecal
material has revealed the presence of crustacean exoskeleton belonging to the
euphasiacean Meganyctiphanes norvegica, a key species in the pelagic trophic
web. Interactions with fishery were recorded in the area with illuminated hand-
lines for squids, surface long-lines, trawling nets, purse-seine nets, bottom gillnets
and drift nets. The strong impact of the boats on cetaceans is becoming everyday
routine especially in summertime: distress and disorientation, collisions and
deaths by a propeller strike. Timely management measures to monitor illegal
fisheries and protect cetaceans as well as other species from bycatch and
collisions are clearly needed. A first step should be to include the studied area (at
least the more coastal part of it) into the future perimeter of the marine protected
area proposed by Italian Ministry of Environment in the Phlegrean islands (Ischia,
Procida and Vivara).
Keywords: conservation, cetaceans, submarine canyons, interactions with
fisheries
Introduzione:
Le acque circostanti l' isola d'Ischia sono oggetto di uno studio a lungo
termine sui cetacei cominciato nel 1991 (Mussi et al., 1997, 1998). I primi anni di
studio hanno permesso di stabilire la ricca varietà di specie di cetacei: stenella
striata (Stenella coeruleoalba), delfino comune, (Delphinus delphis), tursiope
(Tursiops truncatus), grampo (Grampus griseus), globicefalo (Globicephala
melas), capodoglio (Physeter macrocephalus) e balenottera comune
(Balaenoptera physalus). Nel periodo 1997-2000 la ricerca si è focalizzata a nord
dell'isola, nell'area corrispondente alla parte terminale di un ampio e complesso
schema di canyons sottomarini (de Alteris e Toscano, 2003). Le particolari
caratteristiche geomorfologiche che coinvolgono anche la nostra area di studio
sono state descritte più in dettaglio da Pennetta et al. 1998). Che evidenziano
come la scarpata continentale a nord di Ischia risulti a più tratti incisa da canyons
sottomarini, di cui il più profondo è quello da loro definito come canyon di Cuma.
Il canyon di Cuma è una profonda ed ampia valle sottomarina che, partendo dalle
aree prossime ai Campi Flegrei, raggiunge una profondità massima di 800 m tra le
isole di Ischia e di Ventotene (De Pippo et. al., 2000). Fenomeni di
sedimentazione e idrodinamici caratteristici dei canyons creano un habitat
speciale, caratterizzato da un’elevata densità locale e diversità di fauna bentonica
e pelagica, che supera quella di altri habitat lungo la piattaforma e la scarpata
continentale (Green et al., 1992; Vetter, 1995).
In questo lavoro s’intende approfondire la distribuzione delle diverse
specie di cetacei, con particolare riguardo all'area corrispondente al canyon
sottomarino di Cuma, e fornire una prima valutazione sull'impatto delle attività
antropiche, quali la navigazione commerciale e da diporto e soprattutto la pesca
professionale, sulle comunità di cetacei intorno alle isole di Ischia, Procida e
Vivara.
Materiali e Metodi:
Le osservazioni relative a questo studio, ed effettuate negli anni 1997,
1998 e 1999, sono avvenute a bordo di un'imbarcazione a vela con motore
ausiliario di 15 m, Barbarian, equipaggiata per la navigazione d'altura e dotata di
un sistema d'ascolto subacqueo (idrofoni trainati, risposta in frequenza 10 Hz - 20
kHz) e registrazione (registratori digitali Hitachi 88EX e Sony TCD-D100 DAT)
per raccogliere dati di bioacustica. Nel 2000, in seguito al naufragio
dell'imbarcazione laboratorio gli studi sono continuati a bordo di Jean Gab, cutter
oceanico di 17,70 m, attrezzato nuovamente per la ricerca con, in aggiunta al
precedente sistema, una telecamera subacquea (micro-videocamera Panasonic
WV KS 152 con unità di controllo Panasonic KS 152 n. 2Y2189) solidale alla
prua dell'imbarcazione. Le rotte sono state scelte con lo scopo di ottimizzare gli
avvistamenti, sono state quindi determinate giornalmente sulla base delle
esperienze degli incontri con i cetacei avvenuti nei giorni precedenti (metodologia
già utilizzata in mar Ligure per lo studio di balenottera comune (Zanardelli et al.,
1993); particolare attenzione è stata osservata nel seguire le linee batimetriche di
profondità che delimitano la parte terminale del canyon di Cuma (100, 200 e 500
m di profondità). Più in particolare, l’area presa in esame è compresa tra
40°00,00” e 40°56,00” di latitudine Nord e 13°42,00” e 14°02,00” di longitudine
Ovest (Fig.1). Le osservazioni sono state effettuate nei seguenti periodi: 9/7/97-
31/8/97; 3/7/98-19/8/98, 20/03/99-10/05/99, 20/06/00-30/08/00, per un totale di
211 uscite e 2970 miglia percorse. Sono stati inoltre considerati 10 rilievi
riguardanti il mese di Settembre negli anni dal 1997 al 2000. Il naufragio ha
causato la perdita di un numero limitato di rilievi riguardanti l'anno 1999. La
navigazione non si è mai svolta con condizioni di mare superiori a forza 5
(Beaufort). Le osservazioni sono state effettuate a occhio nudo, dal ponte
dell'imbarcazione; le fotografie sono state scattate con macchine automatiche e
obiettivi da 70*200 mm/f: 1-2,8 zoom, su pellicola da diapositiva a colori Kodak
Ektacrome 200 Asa, con tempo di esposizione inferiore a 1/250. Insieme alle
condizioni del mare ed alla forza del vento sono state registrate la distanza dalla
costa più vicina e la profondità. Le tecniche di foto-identificazione sono in
generale basate sui marchi naturali delle pinne dorsali dei cetacei, ma variano
secondo le specie foto-identificate: per stenella, delfino comune e tursiope sono
stati presi in esame i metodi descritti da Würsig e Jefferson (1990); per i grampi le
tecniche descritte da Ambom et al. (1988), e infine per balenottera comune le
tecniche descritte da Agler et al. (1990).
Per le osservazioni sul comportamento ci si è riferiti alle categorie
comportamentali più comunemente utilizzate: spostamento (i cetacei si muovono
di continuo nella stessa direzione); riposo (i cetacei si muovono molto lentamente
o sono alla deriva); alimentazione (immersioni ripetute in varie direzioni ma nello
stesso luogo, colpi di coda frequenti, nuoto a cerchio, presenza di uccelli marini;
per quest’attività esistono comunque differenze tra le specie prese in esame, si
rimanda quindi alle sezioni specifiche per una descrizione più dettagliata);
socializzazione (i cetacei sono quasi costantemente in contatto fisico, contatti
ventrali, rostro-genitali, avvitamenti in superficie); accoppiamento (copula).
Con il termine branco, gruppo, indichiamo un’ associazione di cetacei che
si muove in una stessa direzione, e che spesso è impegnata nella stessa attività.
Nel caso di gruppi numerosi (>40) le osservazioni sul comportamento si
sono focalizzate su unità minori del branco, da noi definite come sottogruppi.
Nelle specie di Odontoceti prese in esame sono stati definiti “neonati” (< 1
mese di vita) gli esemplari di dimensioni inferiori ai due terzi della lunghezza
degli adulti, di colorazione grigio chiaro, con pieghe fetali (Shane, 1990), che
solitamente “sbattevano” il capo sulla superfiche dell’acqua (head-slap) durante la
fase di respirazione in superficie (McBride e Kritzler 1951) e che nuotavano
sempre di fianco ad un adulto; sono stati definiti “giovani” gli esemplari di
dimensioni pari a circa la metà della lunghezza degli adulti che nuotavano
indipendentemente (Shane, 1990). Per balenottera comune sono stati definiti
“giovani” gli esemplari di lunghezza inferiore agli 11 m (Zanardelli et al., 1992).
Le feci di balenottera comune sono state raccolte utilizzando un retino da
zoo-plancton (200 µm) ed analizzate mediante osservazione al microscopio
binoculare. I dati sulla pesca sono stati raccolti mediante osservazione diretta e
mediante interviste ai pescatori di Ischia e Procida.
Risultati:
Sono stati effettuati in tutto 166 avvistamenti per un totale di 197,6 ore
trascorse con i cetacei. La specie più frequente è stata balenottera comune con un
totale di 66 avvistamenti. Da segnalare la presenza del raro delfino comune con 38
avvistamenti (Tab. 1).
Tab. 1 Numero di avvistamenti per ciascuna specie
Tab. 1 Number of sightings for each species
In generale gli avvistamenti di tutte le specie sono stati fortemente
localizzati sulla secca di Forio e soprattutto sulla linea batimetrica dei 200 metri a
nord di Ischia corrispondente al canyon sottomarino di Cuma; in quest'area è da
segnalare Punta Cornacchia, a nord-ovest dell'isola, dove in corrispondenza della
parete più costiera del canyon si verifica una forte concentrazione di cetacei
(Fig.1).
La profondità media, in corrispondenza con il punto di avvistamento, è
stata di 197,1 m, (±128,2 SD; min. 2,5 m., max 700 m); la distanza media dalla
costa più vicina di 4,1 km. (±2,9 SD; min. 0,05 km, max 14,4 km).
0
10
20
30
40
50
60
70
stenella striata 46
delfino comune 38
tursiope 8
grampo 8
balenottera comune 66
--
Balenottera comune
Balenottera comune è risultata essere la specie più frequente dell'area di
studio. Il canyon è prevalentemente utilizzato dalle balenottere come sito di
alimentazione durante i mesi estivi (Mussi et al., 1999). La profondità media degli
avvistamenti di balenottera è stata di 190 m (±104 SD; min 20 m, max 500 m); la
distanza media dalla costa più vicina di 4,4 km (±3,03 SD; min 0,1 km, max 12,03
km). Durante l'intera campagna il numero medio delle aggregazioni di balenottera
comune è stato 1,5, con un massimo di sei individui in un gruppo; nel 69% degli
avvistamenti si è trattato di individui isolati, nel 8% degli avvistamenti gli
esemplari adulti erano associati a giovani; in 6 occasioni sono stati registrati
giovani isolati. Durante il mese di Luglio 1998 sono stati foto-identificati 12
individui di cui 2 riavvistati una seconda volta. La distribuzione temporale degli
avvistamenti di balenottera nell'area mostra un picco corrispondente ai mesi di
Luglio ed Agosto. Da segnalare, l'avvistamento di una femmina in gestazione
accompagnata da un secondo individuo adulto il 23 aprile del 1999. La femmina è
rimasta per almeno 46 ore in corrispondenza di un cratere sommerso a SW
dell'istmo di S. Angelo (Fig. 2), nuotando lentamente con moto circolare, mentre
il secondo individuo nuotava più al largo. La stessa femmina è stata riavvistata nei
pressi dell'isola di Ventotene nel mese di ottobre 1999, in compagnia del nuovo
nato e di altri 5 individui adulti.
Tra i comportamenti osservati, l'alimentazione rappresenta un valore
rilevante (26%), è stata sempre associata al nuoto a cerchio, durante il quale
affioravano le pinne pettorali e parte della pinna caudale (Friis et al., 1992;
Armstrong et al., 1998). In 4 occasioni è stata notata la produzione di nuvole di
bolle emesse dagli animali in immersione (Martin, 1996). Le balenottere sono
state osservate muovere velocemente le pinne pettorali mentre nuotavano in
cerchio con il ventre rivolto verso l’alto, con il possibile scopo di aumentare la
turbolenza in acqua. Le balenottere passavano più tempo in superficie verso il
tramonto (Diaz Lopez et al., 2000), con probabile relazione alle migrazioni
verticali nictemerali degli eufausiacei predati; in queste occasioni sono state viste
inghiottire le loro prede emergendo con la bocca spalancata con slanci ventrali.
L'analisi del materiale fecale ha rivelato la predominanza di eufausiacei, della
specie Meganictyphanes norvegica, una specie chiave nella rete trofica pelagica, il
principale alimento di balenottera comune in Mediterraneo. M. norvegica gioca un
ruolo importante nell'alimentazione d’altri gruppi di cetacei, come gli Odontoceti,
poiché è anche alimento di cefalopodi e pesci, prede di questi mammiferi marini
(Orsi Relini et al., 1992).
Fig. 2. Un esemplare di balenottera comune gravida nuota vicino alla costa di Ischia.
Fig. 2. A pregnant female of a fin whale is swimming close to the coast of Ischia
Stenella striata
Stenella striata è il cetaceo più comune del Mediterraneo. Intorno all'isola
di Ischia, per via della conformazione del fondale, questa specie pelagica si
avvicina molto alla costa, infatti, la profondità media degli avvistamenti di
stenella è stata di 231,6m, (±143,8 SD; min 20 m, max 700 m) e la distanza media
dalla costa più vicina di 4,6 km (±2,8 SD; min 0,1 km, max 14,4 km). Durante
l'intera campagna il numero medio delle aggregazioni nei branchi di stenella
striata è stato 56,7 con un massimo di 200 individui nello stesso gruppo; nel 9%
degli avvistamenti è stata registrata in branchi misti alla specie delfino comune,
nel 13% degli incontri, in associazione con balenottera. Analizzando il
comportamento di stenella striata, troviamo anche per questa specie un valore
rilevante connesso all’attività di alimentazione, che rappresenta il 29% sul totale
delle categorie prese in considerazione. L’attività di socializzazione (16%) e di
copula (11%), ma soprattutto l’elevato numero di neonati presenti nei sottogruppi
osservati inducono a pensare che stenella utilizzi l'area del canyon di Cuma anche
come sito di riproduzione.
Tab. 2. - Numero di neonati nelle specie di Odontoceti studiate.
Tab. 2. - Number of calves in Odontocete’s species studied.
Delfino comune
Delfino comune (Fig. 3) nel Mediterraneo è avvistato in ambiente sia pelagico sia
costiero, spesso in associazione con stenella striata e tursiope. Le comunità
costiere studiate hanno mostrato un alto grado di residenza (Politi, 1998), mentre
le popolazioni pelagiche rimangono scarsamente conosciute. I dati in letteratura e
le collezioni osteologiche indicano che un tempo delfino comune era
frequentemente incontrato nel Mediterraneo (Cagnolaro, 1996), tuttavia negli
ultimi vent'anni sembra essere in drammatico declino ed è completamente
scomparso da larghe porzioni dell'intero bacino dove un tempo era abbondante
come le Baleari, il bacino Provenzale e il mar Ligure (Forcada, 1995; Forcada and
Hammond, 1998). Le uniche aree chiave oggi conosciute nel Mediterraneo
centrale sono le isole della Grecia Ionica e l'isola di Ischia (Bearzi et al in stampa;
Mussi et al., 2001; Politi, 1998). Il delfino comune Mediterraneo e il suo habitat
sono oggi a rischio dal probabile effetto combinato di alti livelli di
contaminazione, catture accidentali e intenzionali negli attrezzi da pesca,
diminuzione delle risorse a causa dell'eccessivo sforzo di pesca, traffico navale
intenso, degrado generale dell’habitat. L’urgenza di determinare lo stato di
conservazione di delfino comune mediterraneo era già apparsa in passato negli atti
dell’IUCN, Unione Internazionale Conservazione Natura, (Perrin, 1988; Reeves
& Leatherwood, 1994), ma finalmente nel rapporto più recente si chiarifica come
delfino comune sia declinato drammaticamente nel Mediterraneo centrale ed
Fig. 8. Delfino comune, specie a rischio di estinzione in Mediterraneo
Fig. 8. Short-beaked common dolphin, endangered species in Mediterranean waters.
orientale e che urgono immediate azioni di conservazione per prevenire la
completa estinzione della specie in queste porzioni del bacino (Reeves et al., in
stampa).
Dal 1997 è stato possibile osservare periodicamente un grosso branco di
80/100 individui, spesso diviso in sottogruppi minori. Gli avvistamenti sono stati
effettuati nelle acque costiere di Ischia sempre in prossimità del Canyon di Cuma
(Fig. 4). La profondità media degli avvistamenti di delfino è stata di 164,5m,
(±101,8 SD; min 50 m, max 630 m) e la distanza media dalla costa più vicina di
3,5 km (±2,5 SD; min 0,7 km, max 10 km). Durante l'intera campagna il numero
medio delle aggregazioni nei branchi di delfino è stato 41,7, con un massimo di
100 individui nello stesso gruppo.
Similmente a quanto rilevato per stenella striata, l’attività di
socializzazione (21%) e di copula (16%), ma soprattutto la presenza costante di
neonati nei sottogruppi osservati inducono a pensare che delfino comune utilizzi
l'area del canyon di Cuma anche come sito di riproduzione durante i mesi estivi.
Un totale di 46 individui è stato foto-identificato sulla base dei marchi
naturali presenti sulle pinne dorsali. 19 individui sono stati riavvistati in differenti
anni a suggerire una forte fedeltà al sito (Mussi et. al., in stampa).
L’alimentazione (27%) è sempre stata osservata in superficie e sembra
focalizzarsi sulla costardella (Scomberesox saurus), un belonide stagionale molto
apprezzato sul mercato locale.
Fig. 4. Un salto di delfino comune di fronte al litorale di Forio.
Fig. 4. A leap of short-beaked common dolphin in front of Forio coast.
Durante la caccia, i delfini accerchiano i pesci appena sotto la superficie
dell'acqua, li stordiscono lanciandoli in aria con continui colpi di coda e
turbolenza nell'acqua, fino ad afferrarli ed inghiottirli con un rapido scatto in
avanti.
Tursiope
Tursiope è una specie piuttosto comune nei mari italiani, distribuita
prevalentemente sottocosta. Nell'area da noi presa in considerazione, gli
avvistamenti di tursiope si concentrano lungo il litorale di Monte di Procida e tra
le isole di Ischia e Procida. Negli anni 1991 - 1995 la specie è stata avvistata
durante tutto l'anno, con una maggiore frequenza nei mesi estivi (Mussi et. al.,
1998). Nella zona più ristretta del canyon di Cuma il tursiope non sembra
concentrarsi particolarmente, al contrario delle altre specie. E' ipotizzabile che ciò
sia dovuto alle differenti abitudini alimentari di questa specie, che è sempre stata
vista alimentarsi sul fondo(vistoso inarcamento del peduncolo caudale, apnee >4
minuti) e in prossimità di secche rocciose, al contrario di stenella e delfino che si
alimentano in superficie, addensando i banchi di pesce azzurro.
La profondità media degli avvistamenti di tursiope è stata di 138,5m,
(±80,7SD; min 20m, max 250m) e la distanza media dalla costa più vicina di 2,9
km (±2,5SD; min 0,1 km, max 6,2km). Durante l'intera campagna il numero
medio delle aggregazioni nei branchi di tursiopi è stato 11, con un massimo di 25
individui nello stesso gruppo. Il gruppo di tursiopi conosciuto è residente tra le
isole dal 1993 (Mussi et. al. 1998); le osservazioni intorno le isole di Ischia e
Procida hanno riguardato il litorale tra S. Angelo e Forio, la secca di Forio, Punta
Caruso e il canale di Procida. Il branco è composto da circa 20 individui. Anche i
tursiopi sembrano scegliere il periodo estivo per la riproduzione, ad Ischia il
numero massimo di neonati nei sottogruppi osservati è stato registrato nel mese
d’agosto.
Grampo
Grampo è una specie abbastanza rara nell'area presa in esame,
ciononostante è stato possibile documentare la presenza di alcuni individui focali
foto-identificati e riavvistati negli anni 1998, 1999 e 2000 ad indicare la possibile
fedeltà al sito dell’intero gruppo (Miragliuolo et. al., in stampa). Questo branco,
formato da circa 20 individui adulti è composto da due sottogruppi distinti, il
primo composto da individui anziani (riconoscibili dalle numerosi cicatrici e dalla
colorazione quasi completamente bianca del capo), il secondo da femmine e
piccoli. La profondità media degli avvistamenti di grampi è stata di 269m,
(±253,3SD; min 2,5m, max 600m) e la distanza media dalla costa più vicina di 3,9
km (±4SD; min 0,05 km, max 9,4km). Durante l'intera campagna il numero medio
delle aggregazioni nei branchi di grampi è stato 20, con un massimo di 40
individui nello stesso gruppo. Il branco frequenta sia l'ambiente di scarpata più al
largo con profondità di 500/600m, sia l'ambiente costiero dell'isola.
Disturbo antropico e interazioni con la pesca
Collisioni e disturbo antropico
Tra i cetacei presi in esame sino ad ora, tutte le specie di delfinidi
sembrano utilizzare l’area corrispondente al Canyon sottomarino di Cuma come
sito di alimentazione e di riproduzione. Tuttavia, la presenza dei neonati
corrisponde al periodo di massima intensità del traffico commerciale e da diporto
e i piccoli affrontano una nuova minaccia costituita dalle eliche dei veloci
motoscafi. Durante questo studio, il 28 agosto 2000 sulla spiaggia di S. Francesco
(Forio) ad Ischia è stato rinvenuto morto, con il cranio spaccato dall'elica di un
motoscafo, un esemplare di stenella nato da poco, di sesso maschile, della
lunghezza di appena 80 centimetri (Fig. 5).
Le collisioni di con i mezzi di linea e da diporto sono sempre difficilmente
documentabili, è stato tuttavia possibile registrare collisioni con tursiope, stenella
e balenottera comune attraverso l’analisi del materiale fotografico, che mostra
evidenti tracce sui corpi dei cetacei sopravvissuti a quest’esperienza, sotto forma
di cicatrici sulla parte superiore del dorso (Fig.6).
Un esempio dell'impatto potenziale delle imbarcazioni da diporto sui
cetacei del Mediterraneo è l’episodio avvenuto domenica 27 agosto 2000: un
branco di circa una ventina di grampi rimase intrappolato di fronte a Lacco
Ameno (Miragliuolo et al., in stampa), rischiando di finire spiaggiato sull’arenile,
in un’ampia baia dove erano ancorate circa 400 imbarcazioni. I cetacei sono stati
circondati da più di cento piccoli natanti con il motore acceso (Fig. 7). Le
imbarcazioni infastidivano gli animali dirigendosi a forte velocità direttamente su
di loro ogni qualvolta emergevano per respirare, cambiando ripetutamente la rotta
nel tentativo di fotografare, filmare e toccare gli animali. I grampi sono stati
"spinti" dalle imbarcazioni all'interno dell'insenatura e bloccati su un fondale di
appena tre metri. Solo con l’intervento del gommone della Guardia Costiera e
circa due ore di lavoro, è stato possibile aprire un varco tra i diportisti per
permettere ai cetacei di allontanarsi.
Interazioni con la pesca
Mediante interviste ai pescatori sono state identificate le zone e le specie di
potenziale impatto, in seguito, le informazioni raccolte dagli operatori della pesca
sono state verificate sul campo. Qui di seguito elenchiamo e valutiamo l’impatto
sui cetacei di alcuni tra i sistemi di pesca più utilizzati nell'area di ricerca,
riportando, oltre alle definizioni tecniche degli attrezzi anche i nomi locali più
comunemente usati dai pescatori; le interazioni descritte si basano su osservazioni
dirette degli autori.
Sistema di ami (nomi locali coffa, palangaro, palangrese, conzo): questa
categoria, molto diffusa ed utilizzata anche dalla pesca non professionale, è spesso
considerata tra gli attrezzi di basso impatto. Delle 144 imbarcazioni dedite alla
pesca professionale tra le isole di Ischia e Procida tutte fanno uso di questa
categoria di attrezzi. I cetacei, nel corso del nostro studio, sono stati catturati
accidentalmente nei sistemi di ami. Gli autori hanno rinvenuto un esemplare di
capodoglio (Physeter macrocephalus) impigliato ad un palangaro apparentemente
abbandonato: l'animale, in avanzato stato di decomposizione, si era forse
avvicinato al sistema di ami perché attratto da una qualche preda già catturata.
Anche i grampi, nel corso del nostro studio, sono stati vittime dei sistemi di ami;
in un caso osservato sempre dagli autori, l'animale coinvolto era ancora vivo:
nuotava a fatica, sempre in superficie e scortato dagli altri membri del gruppo, i
quali hanno reso impossibile l'avvicinamento e di conseguenza la liberazione
dell'animale dall'attrezzo, che era agganciato alla pinna dorsale ed avvolto intorno
al corpo fino alla caudale.
Lenza a mano da cefalopodi pelagici (nome locale totanara): questi attrezzi
sono usati in gran numero nell'area e prevalentemente da pescatori dilettanti. Le
interazioni hanno coinvolto stenella striata e grampo. In tutti i casi i cetacei si
sono alimentati opportunisticamente in piccoli gruppi (di 2-5 individui) o
singolarmente (grampo); i cetacei aspettavano in prossimità delle imbarcazioni da
pesca che i richiami luminosi aggregassero un numero sufficiente di totani
(Todarodes sagittatus) per poi catturare le loro prede nuotando rapidamente.
Questa tecnica può essere ripetuta 3-4 volte in una notte.
Rete a circuizione con l’ausilio di fonti luminose (nome locale cianciola,
lampara): nelle isole di Ischia e di Procida questo attrezzo coinvolge in totale 41
imbarcazioni appartenenti alla categoria della pesca professionale. In generale
questo tipo di pesca viene attuato nelle ore notturne e sfrutta banchi di pesce
azzurro. Le interazioni dei cetacei con questo tipo di attrezzo coinvolgono le
specie grampo e stenella striata. Entrambe le specie approfittano delle
aggregazioni di pesce provocate dal richiamo luminoso e cacciano le loro prede
all’esterno della rete e anche all’interno prima che il sacco venga chiuso e
recuperato.
Rete a circuizione per costardella (nome locale castauriellara): la pesca alla
costardella sembra essere in diminuzione, le testimonianze registrate tra i
pescatori hanno affermato che 40 anni fa vi erano sull’isola di Ischia circa 100
imbarcazioni attrezzate per questo tipo di pesca mentre oggi solo una decina di
pescatori pratica ancora questa tecnica. Il motivo sembra essere una notevole
diminuzione della specie bersaglio, la costardella appunto (Mussi et. al., in
stampa).
I pescatori di Ischia Ponte e di Forio testimoniano una cooperazione nella
pesca che non si è ancora persa nei ricordi: il delfino comune o "fera bbona" era
distinto dalla fera malamente” (stenella) e dal ferone” (tursiope) ed era
prescelto dai pescatori per la sua abilità nella pesca al "castauriello" (nome locale
della costardella), che ancora oggi accerchia e raduna in "palle" fittissime prima di
attaccare e inghiottire fulmineamente.
Proprio le "palle" di pesce attirano i nostri pescatori che, approfittando
della situazione, stendono la rete a cerchio e raccolgono il frutto delle fatiche dei
delfini. Durante le interviste i pescatori anziani hanno dichiarato di aver
“ricompensato” i delfini cibandoli con una manciata di pesci (Mussi et. al. in
stampa). Questo tipo di interazione tra delfino comune e pesca locale è stata
registrata nel Golfo di Napoli sin dagli inizi del XX secolo (Brunelli, 1932;
Police, 1932).
Rete a strascico da fondo con divergenti (nome locale paranza): è un
attrezzo molto diffuso in tutta Italia, di scarsissima selettività e di forte impatto
sull'intero ecosistema marino. Le imbarcazioni professionali che operano ad Ischia
e Procida sono in tutto 14. La pesca avviene anche sottocosta, oltre i limiti imposti
dalla legge italiana.
Le interazioni con i cetacei hanno interessato tursiope, stenella e
balenottera comune. I cetacei si sono mantenuti sulla scia di poppa del
peschereccio, effettuando lunghe immersioni in profondità (vistoso inarcamento
del peduncolo caudale, apnee >4 minuti), traendo probabilmente vantaggio dal
movimento creato dalla rete sul fondale e/o dagli scarti fuoriuscenti da essa.
Reti da posta fissa: le reti da posta costituiscono un sistema di pesca a
basso impatto ambientale; l’attrezzo più utilizzato è il tremaglio, tipico della
piccola pesca artigianale. Ogni anno sono state registrate direttamente dagli autori
interazioni tra i tursiopi e le reti da posta fissa diffuse nell'area.
Le marinerie coinvolte sono state S. Angelo e Forio.
I tursiopi sembrano utilizzare opportunisticamente le reti da posta per
alimentarsi, producendo ampi squarci per catturare le loro prede. Nella tecnica da
noi osservata, i delfini si sono avvicinati alla rete a turno, incuranti del disturbo
arrecato dall’osservatore in acqua. I tursiopi hanno afferrato il pesce già
ammagliato e catturato nella rete, poi, avvitandosi rapidamente sul proprio asse,
sono riusciti a strappare la preda ed infine inghiottirla insieme a brandelli di rete.
E' stata inoltre osservata l’interazione con balenottera comune: i cetacei
stazionavano a lungo intorno alle reti da posta fisse girando ripetutamente intorno
ad esse e producendosi in lunghe apnee (>6 minuti).
Fig. 5. - Un esemplare di appena 80 cm di stenella striata con il cranio tranciato da un elica
Fig. 5. - A 80cm long striped dolphin with the skull wide opened by a propeller strike
Fig. 6. - Le tracce delle collisioni rimangono sottoforma di cicatrici o tagli sui dorsi dei cetacei.
Fig. 6. - Traces of collisions remain on the bodies of the cetaceans under form of scars or cuts on
the back.
Fig. 7. - Grampi molestati dai diportisti
Fig. 7. - Risso’s dolphin harassment by pleasure boaters
Fig. 8. - Stenella striata spiaggiata ad Ischia, con mutilazioni e lesioni sul corpo che denunciano
l’interazione con reti derivanti.
Fig. 8. - Striped dolphin found stranded in Ischia with body mutilations and lesions indicative of
bycatch in driftnets.
Reti derivanti pelagiche (nome locale spadara): le reti derivanti per la pesca del
pescespada sono tristemente conosciute per il loro impatto sui cetacei e su altre
specie marine (Di Natale and Notarbartolo di Sciara 1994; IWC 1994; Silvani et
al. 1999).
Negli anni 2000-2001, quaranta imbarcazioni (lunghezza media 14 m,
range 10-20 m) attrezzate per la pesca con rete derivante da pescespada sono
rimaste consistentemente nell’area di studio. Tutti i pescherecci portavano una
quantità in eccesso di rete a bordo; basandosi sul volume della rete ammassata sul
ponte (metodo utilizzato sia dai pescatori sia dalle autorità), la rete in eccesso
superava almeno di quattro volte i limiti imposti dalla Comunità Europea (2,5
km), in alcuni casi si è arrivati a calcolare oltre 25 km di lunghezza (Miragliuolo
et al., in stampa).
Nel periodo 28-29 Luglio 2001, tre esemplari di stenella striata sono stati
rinvenuti spiaggiati o alla deriva nelle acque di Ischia; i loro corpi mostravano
mutilazioni e lesioni indicative dell’interazione con reti derivanti. Un esemplare,
mutilato come gli altri della pinna dorsale e della caudale, era stato legato con una
cima intorno al capo e alle pinne pettorali (Fig. 8).
L’impatto di questa tecnica di pesca sulle comunità di cetacei locali è stato
documentato dal Centro Studi Cetacei (1996, 1997, in stampa) anche per tursiope,
capodoglio e balenottera comune.
A decorrere dal 1° gennaio 2002, l’Unione Europea ha stabilito di vietare
l'uso di reti da posta derivanti nel Mediterraneo, tuttavia la normativa non
coinvolge tutti gli stati costieri e in ogni caso è effettiva solo per il limite di 12
miglia dalla costa.
A testimonianza di come nell’area di studio la pesca illegale sia ancora un
problema, nella stagione 2002 sono stati rinvenuti spiaggiati sull’isola di Ischia
altri due esemplari di stenella con mutilazioni delle pinne indicative
dell’interazione con reti derivanti (Centro Studi Cetacei, in stampa).
Conclusioni:
La particolare geomorfologia dei fondali del canyon di Cuma favorisce la
presenza in ambiente costiero di 5 diverse specie di cetacei. Specie pelagiche,
quali balenottera comune, o a rischio di estinzione come delfino comune
mediterraneo, sfruttano annualmente la ricchezza delle risorse alimentari locali
che costituiscono perciò un importante sito di alimentazione.
La presenza di neonati in tutti i branchi di Odontoceti induce a pensare che
l’area svolga anche la rilevante funzione di sito di riproduzione.
Sfruttamento intensivo delle risorse marine dal parte dell’industria della
pesca, degrado generale dell’habitat, catture nelle reti derivanti, collisioni e
disturbo causati dal traffico commerciale e da diporto sono tuttavia causa di
mortalità e minacce per tutte le specie di cetacei presenti, compreso l’unico
gruppo di delfino comune mediterraneo sino ad ora monitorato nelle acque
italiane. Si auspica quindi l’inclusione del canyon sottomarino di Cuma (almeno
nella sua parte più costiera) nella futura perimetrazione dell’area marina protetta
di Ischia, Procida e Vivara (denominata Regno di Nettuno), per realizzare misure
concrete di tutela e conservazione di quest’area chiave per i cetacei del
Mediterraneo.
RINGRAZIAMENTI:
Questo lavoro è stato in parte effettuato nell’ambito dello studio di
fattibilità per l’istituzione dell’Area Marina Protetta “Regno di Nettuno” (isole di
Ischia, Procida e Vivara) su richiesta della Stazione Zoologica A. Dohrn di
Napoli. Grazie a Giovanni Bearzi e a Giuseppe Notarbartolo di Sciara per
l’importante aiuto fornito nella sezione riguardante delfino comune mediterraneo.
Un ringraziamento particolare a Maria Cristina Gambi per gli utili commenti e
l’assistenza fornita in tutte le fasi dello studio. Lidia Orsi Relini, Joan Pretus e
Valerio Zupo hanno analizzato il materiale fecale di balenottera comune.
Lavori citati:
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... In the southern Tyrrhenian Sea, including the Strait of Messina, the species occurrence is reported to be higher (Pace et al., 2015Santoro et al., 2015), but no abundance estimates are available. Records of D. delphis have been documented in other Italian waters Pace et al., 2016Pace et al., , 2019, in the Pelagos Sanctuary (Pace et al., 2015), Ischia Island Mussi & Miragliuolo, 2003, near Lampedusa Island (Pace et al., 2015), off western Sardinia (IUCN, 2017), at Cap Bon, north-east Tunisia (Aissi & Vella, 2015;Benmessaoud, Chérif, Bradai, & Bejaoui, 2012), in the eastern Ionian Sea (Frantzis & Herzing, 2002), in the Aegean Sea (Dede & Öztürk, 2007;Giannoulaki et al., 2017;Ryan et al., 2014), in the Levantine Sea (Boisseau et al., 2010;Brand et al., 2021;Kerem et al., 2012), in Libyan waters (Benamer, 2016), and along the Algerian west coast (Larbi Doukara, 2021;Larbi Doukara, Bouslah, Bouderbala, & Boutiba, 2016) and the Moroccan coast (Masski & De Stephanis, 2015). In the Adriatic Sea, common dolphins appear to be extremely rare in recent times (Genov, Kotnjek, & Centrih, 2021), despite historically well-documented presence (Bearzi, Notarbartolo di Sciara, Reeves, Cañadas, & Frantzis, 2004). ...
... In the NE Atlantic, studies have indicated that weaning may commence between 3 and 6 months after birth (Brophy, Murphy, & Rogan, 2009), though some individuals may not be fully weaned until around 10 months of age (Murphy, 2004), which is equivalent to approximately 140 cm in body length (Murphy & Rogan, 2006), and the length of lactation period may increase with maternal age (Murphy et al., 2013). (2012) and Brand et al. (2021) for Levantine area (also IMMA); (2) Bearzi et al. (2003Bearzi et al. ( , 2005 for Eastern Ionian Archipelago (also IMMA); (3) Frantzis and Herzing (2002), , and Bearzi, Bonizzoni, Santostasi, Furey, et al. (2016) for Gulf of Corinth (also IMMA); (4) Milani et al. (2017Milani et al. ( , 2019 for North Aegean waters; (5) Mussi & Miragliuolo (2003 and Mussi et al. (2021) for waters of Ischia Island (also IMMA); (6) Vella (2005), Vella (2015), and Vella and Vella (2016) for Central Mediterranean waters around the Maltese Islands; (7) Bearzi et al. (2003) and Pace et al. (2015) in southern part of the Pelagos Sanctuary; (8) Cañadas and Hammond (2008) and Giménez, Cañadas, et al. (2018) for the Alboran Sea (also IMMA); (9) Gómez de Segura et al. (2006,2007) Alegro-Provencal basin analyses. However, from the strandings in the North Aegean Sea recorded between 2000 and 2013 (Milani C, et al., 2000(Milani C, et al., -2013Milani et al., 2017), it was possible to obtain body length measurements for three females, nine males, and four unsexed common dolphin specimens, which ranged in size between 106 cm and 240 cm with an average body length of 203 cm (n = 16) and an 2017) and Milani C, et al. (2000Milani C, et al. ( -2013; for the Maltese islands (n = 1) from Vella (2005) and Vella A (1998Vella A ( -2014; and for Cres Island, Croatia (n = 1) from Lazar et al. (2012). ...
... European anchovy (Engraulis encrasicolus), European sardine (Sardina pilchardus), round sardinella (Sardinella aurita), and garpike (Belone belone) have been identified as the common dolphin's main prey in Mediterranean areas, where their diet was initially studied (Bearzi et al., 2003;Boutiba & Abdelghani, 1995;Orsi Relini & Relini, 1993). In the Gulf of Naples, common dolphins were reported to feed mainly on the Atlantic saury (Scomberesox saurus) since the 1930s (Police, 1932); this prey preference has been maintained over the years, as documented in the waters off the island of Ischia (Mussi & Miragliuolo, 2003Mussi et al., 2021). ...
Article
Full-text available
Preservation of endangered species is now recognized as a relevant component of regional and global conservation actions achieved through the maintenance of the remaining populations in a favourable conservation status. The Mediterranean common dolphin (Delphinus delphis) is listed as an Endangered subpopulation in the International Union for Conservation of Nature Red List, with declining numbers in some of the areas where it has been studied for numerous years. Prey depletion, fisheries bycatch, pollution, health risks, and climate change are among the recognized threats that the species is facing in the region. The existing national, regional, and international legislation pertinent to Mediterranean countries should aid greater science–policy management integration and support innovative research and monitoring towards effective conservation. The challenges inherent in studying the pelagic D. delphis should not preclude the use of long-term, year-round, multiplatform surveys, side by side with the latest molecular tools, which aid our understanding of its populations' genetic diversity, resistance to diseases, and resilience in a semi-enclosed fast-changing sea. Addressing the multiplicity of problems confronting the species requires collaborative effort at all levels to share and merge resources, data, and expertise more efficiently. In this review, we provide an overview of the current knowledge on the Mediterranean common dolphin, the main threats, and knowledge gaps that are priorities for addressing its conservation, while providing clear recommendations for effectively safeguarding the species and its habitat at both local and regional levels. https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/aqc.3538
... (Maio, 2015b;2015c). La Balenottera Comune è una specie molto frequente nelle acque della Campania e in particolare a Nord di Ischia, nell'area del Canyon di Cuma, utilizzata come sito di alimentazione durante l'estate (Mussi & Miragliuolo, 2003). Anche nelle acque salernitane sono stati registrati molti avvistamenti, con gruppi fino a tre individui (Figura 1a). ...
... In prossimità dell'isola di Ischia questa specie pelagica si avvicina anche alla costa. Sia gli avvistamenti sia gli spiaggiamenti confermano che Stenella utilizza come sito di riproduzione durante i mesi estivi non soltanto l'area salernitana, ma anche l'area del Canyon di Cuma (Mussi & Miragliuolo, 2003). Non è da escludere, comunque, un secondo periodo di riproduzione alla fine dell'inverno. ...
... Risultano soltanto 32 individui spiaggiati, una sottostima dovuta ai molti casi di delfinidi rinvenuti e rimasti indeterminati. Da notare lo spiaggiamento di un neonato nel 2009 che confermerebbe l'ipotesi dell'utilizzo del Golfo di Salerno oltre alle acque di Ischia come aree riproduttive in estate (Pollaro et al., 2007;Mussi & Miragliuolo, 2003). Lungo il litorale salernitano formano gruppi sino a 30 individui. ...
Technical Report
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Abstract Il Rapporto Ambiente - SNPA nasce nell’ambito del SNPA per un’ampia ed efficace divulgazione dei dati e dell’informazione ambientale prodotta da ISPRA e dalle ARPA/APPA. La base dati è l’Annuario dei dati ambientali ISPRA. Il Rapporto è realizzato in un unico volume strutturato in tre parti. La prima descrive le realtà regionali attraverso l’analisi di 16 indicatori; la seconda è composta da brevi articoli che riguardano attività SNPA particolarmente rilevanti e di interesse per la collettività; la terza consiste in brevi articoli riguardanti specificità regionali. Parole chiave: ambiente, indicatori, monitoraggio e controlli, aria, acqua, clima, suolo, agenti fisici, biosfera, pericolosità, rifiuti Citare questo documento come segue: “RAPPORTO AMBIENTE - SNPA. Edizione 2018. Doc. n. 07/2019” , SNPA, Rapporti 07_2019, Roma, febbraio 2019 ISBN 978-88-448-0943-0 © SNPA, 2019 www.snpambiente.it
... The current cetacean observations began in the region in 1991, and since 1997 (Mussi & Miragliuolo, 2003, 2005 have documented the presence of a common dolphin local population off the Island of Ischia. The animals were encountered all year round, mostly in the summer, when they are concentrated in the coastal heads of the submarine canyon of Cuma, a deep sea structure that enhances abundance and diversity of marine life (Mussi, Miragliuolo, De Pippo, Gambi, & Chiota, 2004;Mussi, Miragliuolo, Zucchini, & Pace, 2014;Pace, Miragliuolo, & Mussi, 2012). ...
... Key species in the pelagic trophic food web in this area include the euphausiacean Meganyctiphanes norvegica (Mussi, Miragliuolo, Monzini, Diaz Lopez, & Battaglia, 1999). The fishery resources are exploited by trawlers, as well as bottom gill nets set for European hake (Merluccius merluccius), encircling nets for Atlantic saury (Scomberesox saurus) and small-mesh driftnets for Scombridae as well as bottom and surface long lines (Mussi et al., 1999;Mussi & Miragliuolo, 2003). ...
... Nowadays, in the Mediterranean Sea, aggregations larger than 50-70 animals are recorded only occasionally , and in the current study common dolphins were mainly found in small groups of 2-20 individuals. Police (1932) (Mussi & Miragliuolo, 2003). This cooperation, also described by Police (1932), was witnessed during the early years of this study (2000)(2001)(2002)(2003)(2004), although the number of boats fishing Atlantic saury has been in constant decline since the 1980s due to declining fish stocks and was at that time very small (n = 10), and consequently the opportunities for this cooperation were rare. ...
Article
This study presents data on a local population of short‐beaked common dolphin monitored in the waters off Ischia Island (Gulf of Naples, Italy) over a 16‐year period (2000‐2015). We examine dolphin occurrence and distribution and perform photoidentification analysis. The data presented support the hypothesis that the waters around Ischia Island represent a feeding area, as well as a calving and an important nursery area for this local population, providing favourable conditions in which to give birth and raise calves. The levelling‐off of the photoidentification curves together with the continuous decline of the encounter rate lead us to believe that the area has been a hotspot for a local population (mainly resident) for years and that now this population is dying (has died) or is moving (has moved) to other locations. Several expanding human activities at sea have the potential to impact on the common dolphin in the study area, the most significant possibly being habitat disturbance and degradation (including traffic and noise pollution) and overexploitation of food resources by the fishery. The data presented in this study offer a strong argument for explicit and urgent population‐specific conservation and management strategies to be developed and applied locally for common dolphins, considering that they rely on the region for important biological processes.
... Beyond these main habitats, minor morphostructures of particular interest for the marine environment in the Mediterranean as submarine canyons and mountains have recently been reported as hotspots for Mediterranean cetaceans [31,32]. For example, in the submarine canyon of Cuma-off Ischia and Ventotene Islands (central Tyrrhenian Sea)-seven cetacean species have been commonly observed [33,34]. The area is also reported as one of the few remaining stable strongholds for the endangered short beaked common dolphin in the Mediterranean [35] and as a significant ground for feeding and social activities for the endangered sperm whale [36,37]. ...
... However, reliable information is completely lacking, and thus an accurate assessment of the impact of tuna purse seine fishing on cetaceans in the Mediterranean is presently impossible. Interactions with small purse seines using light attractions targeting pelagic schooling fishes were recorded for Risso's dolphin and striped dolphin [33]. Both species profiting of fishing aggregation attracted from the lights and hunting preys out and within the net. ...
Article
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This review provides an overview of the Mediterranean diversity and conservation status of cetaceans, and the value associated with their conservation and non-consumptive use. The Mediterranean Sea is one of the world's diversity hotspots; its biodiversity is increasingly under threat in the whole region and key species as cetaceans are under challenge for conservation. All the identified threats are interlinked and cumulatively contribute to the habitat degradation as well as reduced health status of the cetaceans that live there. Whales and dolphins, defined as charismatic megafauna, flag species, apex predators and bio indicators of the marine environment health are demanding social substantial changes. Needs are for spatial prioritization within a comprehensive framework for regional conservation planning, the acquisition of additional information identifying critical habitats in data-poor areas and for data deficient species, and addressing the challenges of establishing transboundary governance and collaboration in socially, culturally and politically complex conditions. This paper also examines research gaps, questions and issues (population abundance estimates, as well as the biological, ecological, physiological characteristics) surrounding cetacean species in the context of biodiversity conservation and highlights the need for targeted conservation management actions to reduce sources of disturbance by key threatening processes in the Mediterranean Sea. The ‘precautionary principle’ must be adopted at all levels in attempts to mitigate impacts and thus provides scope for the translation of the principle into operational measures. As natural entities, cetaceans have their objective intrinsic value, not humanly conferred.
... Furthermore, we collected calves both during Mayearly October (n = 4) and January-March (n = 3) (see Supplementary Table S1). Therefore, it is likely that in the study area S. coeruleoalba has two reproduction periods, roughly corresponding to the summer-early autumn and the late winter period, respectively, as previously suggested by Marini et al. (1992), Mussi et al. (1997) and Mussi and Miragliuolo (2003). The GGM showed that in S. coeruleoalba male growth trajectories are partly in accordance with those reported in other studies on the same species from different Mediterranean areas (Di Meglio et al. 1996;Calzada et al. 1997;Marsili et al. 1997Marsili et al. , 2004. ...
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The knowledge of demographic traits such as longevity, growth rates and age at sexual maturity is crucial for understanding the structure of a population in its natural environment and implementing appropriate strategies for its management and conservation. Based on counts of growth layer groups in sections of decalcified teeth using the paraffin technique, we estimated the age and growth of 25 individuals of striped dolphin (Stenella coeruleoalba) found dead stranded along the coast of Campania and Calabria (south Italy, central-western Mediterranean) from 2013 to 2018. Seven individuals, with TL of 100–110 cm, were calves under 1 year old. The oldest male and female individuals were 19 and 14 years old, respectively. Growth curve estimated using the Gompertz growth model (GGM) showed that in S. coeruleoalba male growth trajectories are partly in accordance with those reported in other studies on the same species from different Mediterranean areas. The high frequency (28%) of calves strongly suggests that females of this species use the marine area all around the south-western Italian coasts to give birth to their offspring. Furthermore, a comparison with the estimated age of striped dolphins from other Mediterranean marine areas shows that the longevity of the individuals examined in this study is much lower. Our study provides information toward understanding the demographic traits of S. coeruleoalba from Mediterranean Sea. The results reported here can be useful for future research aimed at understanding population structure, mortality patterns and the effects of anthropogenic activity on the survival of this species in this marine area.
... In shallower waters, it can be observed in mixed groups with the common bottlenose dolphin Tursiops truncatus [5,6]. In offshore waters over the continental slope it can be observed in mixed groups with the striped dolphin Stenella coeruleoalba [3,[7][8][9][10][11][12][13][14]. A specific case exists in the Gulf of Corinth where D. delphis has usually been recorded in mixed groups with the striped dolphin and the Risso's dolphin Grampus griseus [15][16][17][18][19]. ...
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The Mediterranean subpopulation of short-beaked common dolphin Delphinus delphis is ranked as endangered on the IUCN (International Union for Conservation of Nature) Red List because it has sharply declined during the last decades, resulting in sparse and decreasing populations. Monitoring the conservation status of this endangered dolphin species is particularly relevant to fulfil targets under the range of several international agreements. Moreover, estimating the abundance of D. delphis is essential to verify the effectiveness of conservation action to maintain safe population levels in the Mediterranean Sea and to suggest appropriate modifications to limit potential threats. In this regard, a monitoring program of the short-beaked common dolphin in Samos Island (Greece) was carried out from 2016 to 2019, adopting a random line transect sampling method. The overall density and abundance estimates of D. delphis, obtained by applying conventional distance sampling (CDS) on sighting data, were 0.15 individuals/km2 (CV = 13.27%; 95% CI = 0.11–0.19 individuals/km2) and 51 individuals (CV = 13.27%; 95% CI = 40-66 individuals), respectively. Although, a longer time series of sighting data should be collected and a larger area should be investigated to better understand the population trend of D. delphis and its residency pattern, the results contribute to setting up a baseline reference for future assessment of its population in the Eastern Aegean Sea.
... changes in distribution) that may affect populations over the longer term (Arcangeli et al., 2014). Furthermore, marks of propeller were noted on the whales back and ship collisions in the area have been documented for four cetacean species, including sperm whale (Mussi and Miragliuolo, 2003;Pace et al., 2006). The risk of collision is particularly heavy in the study area, considering its overlapping with Naples harbor business, as it is the threat of boat based harassment like that occurred to Grampus griseus (Miragliuolo et al., 2004), a kind of interaction involving also surfacing sperm whales that is becoming an every day routine in the busy summer months. ...
Thesis
The main goal of this research was to contribute to the overall knowledge of the sperm whales’ (Physeter macrocephalus) ecology, sociality, and behavior in the Mediterranean Sea. The combined use of visual and acoustic methods allows me to: 1) give a detailed outline of the encounters around Ischia Island (Tyrrhenian Sea, Italy) over 2004-2015 period, and 2) provide insights into the acoustic repertoire in encounters with social units (females with immatures), clusters of presumed/confirmed males and solitary individuals. Acoustic information was then used to: a) model habitat suitability/use via analysis of different vocalization types, b) analyze a type of social sound (i.e. coda), c) investigate an unusual tonal sound (i.e. trumpet), and d) present acoustically derived estimates of individual whale growth. This work involved the application of acoustic methods to groups or individual sperm whales located in the area. Using passive acoustics to study animal behaviour is a developing field. As such, many of the recent publications describe methods, models and algorithms that can be used to investigate cetaceans in the wild. In this thesis I attempted to apply these tools to a larger sample size than previous studies in the Mediterranean Sea, taking advantage of the long-term data set of audio recordings made around Ischia Island between 2004 and 2015. The thesis is organized in 6 chapters. Chapter 1 and 2 describe sperm whale general biology and acoustics; Chapter 3 provides fundamental background information on the study area, the distribution of sperm whale encounters around Ischia Island, the individual photoidentification and group composition; then, it gives insights on the habitat suitability modeling using MaxEnt and diving/resting at surface cycle; Chapter 4 deals with the acoustic repertoire, the use of click types in different locations within the study area, the description and classification of codas, and the analysis of trumpets; Chapter 5 presents growth rate estimates of known individuals. The final Chapter (#6) provides conclusions and outlines directions for future research.
Chapter
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Riassunto Abstract Nel 2019 sono state osservate nei mari della Campania quattro specie di Cetacei molto rare o mai osservate prima. Scopo del presente lavoro è fornire un quadro aggiornato della cetofauna presente nelle acque della regione. Vengono segnalati nuovi avvistamenti di: Megattera (Megaptera novaeangliae) nel Golfo di Napoli nel marzo 2019, di Globicefalo (Globicephala melas) nel Salernitano nel febbraio 2019, di Pseudorca (Pseudorca crassidens) nelle acque della Costiera Amalfitana nell'aprile 2019 e di Delfino Comune (Delphinus delphis) al largo delle coste del Cilento nell'a-gosto 2019. La segnalazione di Pseudorca è la prima per la Campania.
Technical Report
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Il progetto OTTIMA (Oceanografia Operativa e Tecnologie Informatiche per la sicurezza marittima; PON01_02823) è un progetto di formazione, che, nel quadro del progetto di innovazione tecnologica TESSA (“Technology for the Situational Sea Awareness”), stato finanziato dal MIUR nel quadro del programma PON “Ricerca e Competitività (R&C) 2007-2013, ha avuto come obiettivo principale lo sviluppo di un percorso educativo che consentisse ai borsisti di acquisire competenze adeguate sia negli aspetti metodologici che negli aspetti operativi delle scienze marine di base dell’oceanografia operativa, della tecnologia e dell’ingegneria applicate agli oceani ed ai mari. Queste competenze, che non possono essere facilmente acquisite attraverso gli insegnamenti didattici presenti presso le istituzioni italiane, hanno un’ampia ricaduta in molti settori industriali (trasporto marittimo, turismo, sicurezza marittima). Due corsi di formazione sono stati eseguiti presso la sede di Napoli l’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero (IAMC) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) nell’ambito del progetto OTTIMA, cioè l’Edizione 2013, durante la quale è stato svolto l’Obiettivo 2 – Tecnologie informatiche per la sicurezza marittima e l’Edizione 2014, durante la quale è stato svolto l’Obiettivo 1 – Oceanografia operativa e sicurezza. I corsi sono stati organizzati in modo tale da suddividere le attività didattiche in due fasi distinte. Durante una prima fase i borsisti hanno seguito lezioni teoriche in aula, durante le quali sono stati raggiunti i principali obiettivi formativi del progetto attraverso l’insegnamento frontale delle discipline di base nel campo dell’oceanografia operativa e delle tecnologie informatiche della sicurezza marittima. Durante una seconda fase del progetto di formazione i borsisti hanno svolto un tirocinio presso Enti pubblici di ricerca o Università, o in alternativa presso società private, che è stato concordato con i borsisti in funzione delle loro competenze e dei loro interessi. Questi aspetti verranno specificati meglio nei paragrafi seguenti, dove verranno illustrati in dettaglio gli studi eseguiti dai borsisti del progetto OTTIMA nel campo delle discipline marine. Durante lo svolgimento dell’Obiettivo 2 – Tecnologie Informatiche per la sicurezza marittima – i borsisti hanno acquisito conoscenze di dettaglio sulle tecnologie informatiche nel campo dell’analisi dei dati marini ambientali, dell’oceanografia operativa, sia attraverso i sistemi osservativi che attraverso la modellizzazione numerica, dei sistemi di supporto alle decisioni per la sicurezza marittima, della protezione dell’ambiente marino e dello sfruttamento sostenibile delle risorse marine. Nel corso dell’Obiettivo 1 – Oceanografia operativa e sicurezza – gli studenti hanno acquisito conoscenze di dettaglio sui metodi, sulle tecniche, sui sistemi operativi e sulle infrastrutture fondamentali per la comprensione della dinamica degli oceani e dei mari, per il loro monitoraggio, per lo sfruttamento delle risorse marine e per la sicurezza marittima. Le attività didattiche hanno incluso l’insegnamento dell’oceanografia fisica e della meteorologia di base, dell’ingegneria costiera, dei sistemi osservativi dell’oceano in situ ed attraverso misure satellitari, del calcolo numerico per la modellizzazione idrodinamica e degli ecosistemi marini, delle tecniche di analisi statistica dei dati multidisciplinari marini, dei sistemi informatici per la gestione dei dati oceanografici ed ambientali marini e della legislazione che regola sia la sicurezza marittima che l’inquinamento ambientale. Il presente articolo si focalizza sulle attività didattiche e di ricerca scientifica che sono state svolte a Napoli nell’ambito del progetto di formazione OTTIMA e non sulle attività svolte a Lecce, che sono state direttamente coordinate dal CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici). Verranno qui mostrati alcuni risultati principali ottenuti dai borsisti CNR del progetto OTTIMA, che riguardano aspetti oceanografici, geologici e biologici. Per la prima volta questi risultati sono stati pubblicati in un libro che raccoglie i contributi scientifici del progetto OTTIMA presso il CNR di Napoli e di Oristano (Aiello e Sorgente, 2015).
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Oceanomare Delphis Onlus (Italy), BICREF (Malta) and OceanCare (Switzerland), jointly organized the 1st International Workshop on short‐beaked common dolphin (Delphinus delphis, Linneaus 1758), which took place in Ischia, between the 13th and the 15th of April, in order to assess the status of the Mediterranean population, understand the major threats it faces and outline conservation action plans. Furthermore, the process for the IUCN red List reassessment of the Mediterranean population was started. The workshop brought together representatives of leading academic institutions, NGOs and research groups of the Mediterranean and European countries, with contributions from Algeria, France, Greece, Ireland, Israel, Italy, Libya, Malta, United Kingdom, Slovenia, Spain, Switzerland, Tunisia and Turkey.
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This paper describes the methods and terminology used to identify individual fin whales, Balaenoptera physalus, by photographs of their dorsal fins, pigmentation patterns and acquired scars. Approximately 746 fin whales have been contributed by research groups from the east coast of the USA and Canada to form the North Atlantic Finback Whale Catalogue. Analysis of 151 individuals photographed from 1974-87 in the Mt. Desert Rock, Maine (43°58’N, 68°06’W) area has been completed. Features used to identify individuals remained stable for up to 14 years, although some scars were transitory. We observed seasonal residency periods of 4-8 weeks and 34% of the individuals analyzed were photographed during more than one field season. Eighteen whales (12%) were resighted at other locations in the Gulf of Maine, including the Bay of Fundy, Jeffreys Ledge and Stellwagen Bank. Seventeen females with calves were identified during the study period. Eight of these females were observed with calves in more than one year and these caving intervals ranged from 2 to 6 years.
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The observation of this research were carried out during the summer of 1997 and 1998. The surveys were realised on board of the long sail boat "Barbarian". The routes were chosen to optimise the sights and were determined daily on the basis of previous sightings. The respiratory cycles of 15 solitary whales was recorded during a total of 19 hours and 26 minutes of observation (mean of 39 minutes per whale). All data were recorded for the longest time possible, until visual contact with the whales was lost either due to the distance becoming too great or poor weather conditions. The basis of this study was to see if there was any correlation between the respiratory patterns and the kind of behaviour of the fin whale. The study of respiratory patterns of fin whale could be a useful method to investigate the disturbing effect caused by approaching vessels. Fin whales spent 25% of their time at the surface (sum of surfacing times) and 75% diving. A significant difference in surfacing time was found for the two kinds of behaviour "curious" and "indifferent" of the fin whales (Student t-test, p<0.01). The outcome of our research indicates that the whale respiratory patterns vary according to a number of external stimuli, including the influence of the proximity of vessels and the trophical behaviour. The novelty of our research brings to light that there are two kinds of behaviour of the fin whale towards the vessels: "positive" and "negative".
Conference Paper
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The short-beaked common dolphin (Delphinus delphis) -once one of the commonest cetacean species in the Mediterranean Sea -has faced a dramatic decrease in the last few decades. Between July-September 1997-2001, relatively large groups (mean group size = 65.48 SD=23.94, N=41, range 35-100) were consistently encountered off the island of Ischia, Italy. Observations, totalling 79 h 45 min, were carried out from a 18 m sailing vessel. Most of the survey effort was concentrated north of the island, within 11 km from the coast, during 256 daily surveys covering nearly 8,500 km. The animals were always sighted over the submarine canyon of Cuma, a highly productive marine area characterised by high pelagic biodiversity and multi-species associations. The area represents an important feeding site for other cetacean species, including Stenella coeruleoalba, Grampus griseus and Balaenoptera physalus. A total of 46 individuals could be opportunistically photo-identified based on natural marks on their dorsal fins. Of these, 19 individuals were re-sighted in different years, suggesting high levels of site fidelity. Breeding activities were often observed, and a high percentage of calves were always present in one or more of the group sub-units. Surface feeding was recorded frequently, and apparently focused on the skipper (Scomberesox saurus), a seasonal fish that is highly valued on local markets. Local fishermen claim that co-operative fishing may occur in the area, with fishermen taking advantage of fish aggregations that are actively schooled by short-beaked common dolphins near the surface. In the past, fish rewards were offered to the dolphins in reciprocation. Based on interviews conducted locally, the skipper fishery fleet has decreased by one order of magnitude due to declined fish stocks. The creation of a marine protected area has been proposed, which might provide research and conservation benefits in the future.
Conference Paper
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The observation of this research were carried out during the summer of 1997 and 1998. The surveys were realised on board of the long sail boat "Barbarian". The routes were chosen to optimise the sights and were determined daily on the basis of previous sightings. The respiratory cycles of 15 solitary whales was recorded during a total of 19 hours and 26 minutes of observation (mean of 39 minutes per whale). All data were recorded for the longest time possible, until visual contact with the whales was lost either due to the distance becoming too great or poor weather conditions. The basis of this study was to see if there was any correlation between the respiratory patterns and the kind of behaviour of the fin whale. The study of respiratory patterns of fin whale could be a useful method to investigate the disturbing effect caused by approaching vessels. Fin whales spent 25% of their time at the surface (sum of surfacing times) and 75% diving. A significant difference in surfacing time was found for the two kinds of behaviour "curious" and "indifferent" of the fin whales (Student t-test, p<0.01). The outcome of our research indicates that the whale respiratory patterns vary according to a number of external stimuli, including the influence of the proximity of vessels and the trophical behaviour. The novelty of our research brings to light that there are two kinds of behaviour of the fin whale towards the vessels: "positive" and "negative".
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Although data on total bycatch, species composition and CPUE are lacking, it is well-known that cetaceans are incidentally caught in great numbers in fisheries in this region. Pelagic driftnets are responsible for the greatest proportion of the cetacean bycatch, although catches in coastal gillnets and traditional tuna traps also occur. Many of these fisheries are illegal but continuing. Recommendations for the conservation of cetaceans in the Mediterranean are made. -from Authors