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Reviewed Work(s): Il dominio maschile by P. Bourdieu
Review by: R. Ferrero Camoletto
Source:
Studi di Sociologia,
Anno 38, Fasc. 1 (Gennaio-Marzo 2000), pp. 105-108
Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/23004824
Accessed: 09-06-2017 11:14 UTC
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Studi di Sociologia
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ANALISI D'OPERE
Bretagna, Usa, Germania dell'Est e Giappone le
organizzazioni di comunita, le scuole e le chiese
sono citati come organi basilari per organizzare
il community service, in altri luoghi come Israele
e Palestina i partiti politici sembrano ricono
scere l'importanza di raggiungere la gioventu,
valorizzando il loro contributo potenziale per
motivazioni politiche. Ognuna di queste orga
nizzazioni, scuole, chiese, partiti politici opera
con un particolare piano ideologico, che coin
volge i giovani, invitandoli a diventare parte
della tradizione collettiva. Se da una parte, I'in
fluenza della famiglia, spesso non riconosciuta
dalla letteratura come determinante, e qui riva
lutata in maniera significativa e non distinta
dalla comunita e dall'impegno civico, dall'altra
Barber e Yates valorizzano il ruolo dei pari nello
sviluppo politico, fungendo da collaboratori e
da datori di significato in relazione all'ordine
politico e morale della societa e delle loro vite
presenti e future.
Concludendo, il volume offre un ritratto inte
ressante e ben articolato della partecipazione dei
giovani nelle comunita e nelle attivita civiche in
un range diversificato di contesti sociali, storici e
religiosi. Le informazioni empiriche presentate
in questi capitoli indicano che la partecipazione
dei giovani nella societa varia considerevolmente
attraverso il tempo e lo spazio. In ogni contesto,
i giovani sono caratterizzati dalla decisione attiva
di cercare di capire e di trovare il proprio posto
nella societa in cui sono nati, non intendendosi
succubi del passato e passivi, ma intuendosi
generazione che fa storia, con una base materiale
che e data, ma che lavora verso un futuro dotato
di significato. Viene adeguatamente mostrato
proprio come i giovani, reali risorse per la
societa, giochino un ruolo determinante nella
sfida all'ordine esistente e prestabilito, e nel
lavorare per incrementare le condizioni sociali,
legate a un passato che gioca un ruolo chiave,
perche luogo di informazioni utili e sede di ispi
razioni ideologiche. La sfida «positiva» dei
coautori e proprio quella di cercare di compren
dere come i giovani che vivono nella societa,
stando anche a contatto con situazioni politiche
tutt'altro che semplici, arrivino idealmente a cre
dere di potere giocare un ruolo significativo nel
«dare vita» al loro futuro. Pur essendo vario e
ben articolato, il volume intreccia al suo
interno numerose tematiche, attraverso le quali
e possibile avere tinteggiato un nuovo ed inte
ressante quadro della societa e dello sviluppo
dell'identita civile dei giovani, che passa dal
piano sociale, a quello politico piu ampiamente
culturale.
R. Oldini
P. Bourdieu, II dominio maschile, trad, it.,
Feltrinelli, Milano 1998. Un volume di
pp. 152.
Nell'opera l'autore riprende i concetti chiave
della sua teoria (habitus, disposizioni, economia
dei beni simbolici, ecc.) e li applica all'analisi dei
rapporti tra i sessi. In questo modo egli risponde
indirettamente ad una delle critiche che erano
state avanzate al suo lavoro sul processo di
incarnazione della distinzione, quella ciofe di
aver trascurato la questione del genere: infatti,
nonostante nella sua produzione precedente egli
abbia trattato ampiamente la traduzione del
gusto come espressione della classe sociale nelle
strutture e nei comportamenti corporei (dalla
postura al tono della voce al modo di cammi
nare, ecc.), egli sembra non aver tenuto suffi
cientemente in conto l'influenza della differenza
tra uomini e donne in tale processo. Nel capitolo
conclusivo dell'opera l'autore sembra voler
esplicitamente fare ammenda per il passato
silenzio affermando di aver scelto di awentu
rarsi in questo difficile campo monopolizzato da
studiose donne sulla base di un «rapporto di
esteriorita nella simpatia» (p. 134): una posi
zione che si pud presumere di vicinanza ideolo
gica e di comunanza di prospettive, pur nell'au
tonomia dei percorsi di ricerca.
II testo e articolato in due parti fondamentali:
una prima in cui, dopo aver introdotto il pro
blema della costruzione sociale dei corpi e del
l'incorporazione del dominio maschile, l'autore
intraprende quella che egli chiama «anamnesi
delle costanti nascoste», owero l'analisi di un
caso etnologico, quello dei cabili, per eviden
ziare le tracce di un sistema di dominio present!
anche nel mondo occidentale moderno; e una
seconda in cui l'autore individua fattori di per
manenza e di cambiamento di tale sistema. In
questo modo l'autore identifica la specificita del
proprio approccio nel fatto che esso e «capace
di orientare in modo diverso sia la ricerca sulla
condizione femminile o, in termini piu relazio
nali, sui rapporti tra i generi, sia l'azione desti
nata a trasformarli» (p. 134). In questa afferma
zione e implicita una critica, serpeggiante in piu
punti del testo, ad un certo femminismo che ha
concepito la differenza all'interno dello stesso
sistema di dominio che cercava di combattere.
Continua l'autore: «solo un'azione politica che
consideri realmente tutti gli effetti di dominio
che si esercitano attraverso la complicita ogget
tiva tra strutture incorporate (sia negli uomini
sia nelle donne) e le strutture delle grandi istitu
zioni in cui si compie e si riproduce non soltanto
l'ordine maschile ma anche tutto l'ordine sociale
(a cominciare dallo Stato, strutturato sull'oppo
sizione tra la sua mano destra, maschile, e la
mano sinistra, femminile, e proseguendo con la
scuola, responsabile della riproduzione effettiva
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106 ANALISI D'OPERE
di tutti i principi di visione e divisione fonda
mentali, e organizzata anch'essa intorno a oppo
sizioni omologhe), potra, certo a lungo termine,
e awalendosi delle contraddizioni inerenti ai
diversi meccanismi o alle diverse istituzioni in
gioco, contribuire alia progressiva decadenza del
dominio maschile» (p. 135).
II punto di partenza della riflessione di
Bourdieu e quello che egli chiama «il paradosso
della doxa», ovvero il fatto che l'ordine del
mondo venga piu o meno rispettato e si perpe
tui, facendo accettare come naturali rapporti di
potere, abusi ed ingiustizie. II caso del dominio
maschile nel rapporto fra i generi costituisce l'e
sempio paradigmatico di questo paradosso: que
sta realta data per scontata e espressione della
«violenza simbolica, violenza dolce, insensibile,
invisibile per le stesse vittime, che si esercita
essenzialmente attraverso le vie puramente sim
boliche della comunicazione e della conoscenza
o, piu precisamente, della mis-conoscenza»
(pp. 7-8). Piu avanti l'autore specifica che l'ag
gettivo «simbolica» non riduce la portata e l'in
tensita della violenza: essa non e ne immateriale,
in quanto ha effetti concreti nelle pratiche in cui
si incorpora, ne astorica, in quanto e il frutto di
un lavoro storico di riproduzione. Pertanto, per
comprendere il modo di operare e perpetuarsi
di questo sistema e necessario indagare i pro
cessi che trasformano la storia in natura, ovvero
i retrostanti meccanismi di produzione, legitti
mazione e reificazione. Tuttavia, secondo l'au
tore, in questo lavoro di decostruzione occorre
superare la dicotomia tra materiale e simbolico,
gli approcci parziali in cui il dominio maschile e
spiegato monocausalmente in termini di rap
porti di produzione (approccio materialista) o di
modelli di rappresentazione (approccio simbo
lico). L'etnologia si rivela uno strumento indi
spensabile di socioanalisi in quanto permette di
tenere insieme dimensione mistico-rituale e
dimensione oggettiva e di rompere il senso di
familiarita ingannevole frutto di secoli «di socia
lizzazione del biologico e di biologizzazione del
sociale» (p. 9). Rovesciando la prospettiva, cio
che sembrava piu naturale (il sesso) appare
come costruzione socioculturale, habitus fattosi
carne grazie ad un prolungato lavorio storico. Si
tratta inoltre di evitare di cadere nel rischio
paradossale di eternizzare lo storico, indivi
duando non solo le dimensioni costanti ed inva
rianti dei rapporti tra i sessi, ma anche «i mecca
nismi e le istituzioni storiche che, nel corso della
storia, non hanno cessato di strappare tale inva
rianti alia storia» (p. 10). II primo passo di que
sto processo di svelamento e il superamento
della cortina di familiarita e naturalita che copre
tali meccanismi: «essendo tutti inseriti, uomini e
donne, nell'oggetto che ci sforziamo di cogliere,
abbiamo incorporato, sotto forma di schemi
inconsci di percezione e di valutazione, le strut
ture storiche dell'ordine maschile; rischiamo
quindi di ricorrere, per pensare il dominio
maschile, a modi di pensiero che sono essi stessi
il prodotto di tale dominio» (p. 13). Per uscire
da questo circolo vizioso e necessario indivi
dual una «strategia pratica per effettuare
un'oggettivazione del soggetto dell'oggettiva
zione scientifica» (p. 13): cio e possibile attra
verso un'analisi etnografica delle strutture ogget
tive e delle forme cognitive di una societa storica
particolare, quella dei berberi di Cabila, per far
affiorare «le forme di classificazione con le quali
costruiamo il mondo [...] in una sorta di espe
rienza di laboratorio» (p. 13). L'autore riprende
qui esplicitamente il concetto di «forme di clas
sificazione» da Durkheim per evidenziarne la
duplice valenza di categorie sociali e concettuali,
funzionali all'ordinamento sia del mondo sociale
sia della sua percezione e valutazione. La scelta
ricade sulla societa cabila perche in essa quello
che l'autore denomina «inconscio androcen
trico» e presente nella pratica della vita sociale
piii che sotto forma di sistema teorico ed e
quindi meno soggetto a rielaborazioni o manipo
lazioni simboliche. L'organizzazione della ses
sualita fra i cabili rimanda implicitamente ad
una cosmologia e ad un'antropologia: il sistema
di rapporti fra uomini e donne opera come
«topologia sessuale del corpo sessualizzato»
(p. 15) e da origine a schemi di pensiero univer
sali (alto/basso, sopra/sotto, davanti/dietro,
destra/sinistra, fuori/dentro, ecc.) che al tempo
stesso registrano le differenze di natura, contri
buiscono a farle esistere e le naturalizzano. In
questo modo la distinzione fra i sessi viene con
siderata come facente parte dell'ordine naturale
delle cose: essa e presente in forma oggettivata
sia nelle cose, sia nei corpi, sia negli habitus
come sistema di percezione, pensiero e azione.
Si profila una relazione di circolo vizioso tra dif
ferenza costruita socialmente e differenza biolo
gico-anatomica: la prima struttura la seconda,
che a sua volta fa apparire la prima come natu
rale. «La forza particolare della sociodicea
maschile e data dal fatto che essa accumula e
condensa due operazioni: legittima un rapporto
di dominio iscrivendolo in una natura biologica
che altro non e per parte sua se non una costru
zione sociale naturalizzata» (p. 32, corsivo nel
testo). II lavoro di costruzione simbolica ha dun
que due dimensioni: una dimensione performa
tiva, per cui essa da un nome alle rappresenta
zioni, strutturandole, e una dimensione pratica,
in quanto essa definisce in modo differenziato
gli usi legittimi del corpo («somatizzazione dei
rapporti sociali di dominio», p. 33, corsivo nel
testo). L'autore propone alcuni esempi di com
portamenti e orientamenti corporei che incar
nano la distinzione: la postura eretta e frontale
dell'uomo, cosi come la diffusione di locuzioni
come «far fronte a qualcosa» tipiche del modello
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ANALISI D'OPERE
maschile, contrapposta alia postura ripiegata,
morbida, con lo sguardo abbassato tipica della
donna.
Dall'identificazione delle dimensioni del
dominio maschile nella societa cabila l'autore
passa quindi alia fase di anamnesi, owero di
riscoperta delle tracce di tale dominio da sempre
presenti nel mondo occidentale moderno. II
corpo viene percepito in una modalita doppia
mente determinata socialmente: in primo luogo
nelle sue caratteristiche fisiche (dimensioni, por
tamento, ecc.), che sono l'effetto di condizioni
sociali di produzione; in secondo luogo negli
schemi con cui e percepito («tassonomia
sociale», p. 79), che dipendono dalla posizione
occupata nello spazio sociale. Le donne risul
tano caratterizzate da un'eteronomia tra essere
ed essere percepite, da uno scarto tra corpo
reale e corpo ideale: il corpo femminile e defi
nite dallo sguardo altrui, come «corpo-per-gli
altri» (p. 77), il che determina un'alienazione
simbolica, di cui sono espressione sia il senso di
vergogna e imbarazzo che connota il rapporto di
molte donne con il proprio corpo, sia la reazione
opposta della seduttivita. Sull'altro versante gli
uomini, secondo il motto di Marx parafrasato
dall'autore, appaiono «dominati dal loro domi
nio» (p. 83): nel maschio, rappresentato paradig
maticamente dal padre di famiglia, la legge si
somatizza, per cui egli e schiacciato sul dover
essere. L'atteggiamento cognitivo tipico della
mascolinita e Xillusio: «\'illusio e quanto fa si che
gli uomini (contrariamente alle donne) siano
socialmente istituiti e istruiti in modo da rima
nere irretiti, come bambini, in tutti i giochi che
vengono loro socialmente assegnati [...]» (p. 90,
corsivo nel testo). I giochi a cui l'autore fa qui
riferimento sono le varie forme del sistema di
dominio, che vengono assunte dagli uomini
come una realta data e un imperativo a cui non
pensano neppure di potersi sottrarre. A1 contra
rio le donne «hanno il privilegio, tutto negativo,
di non lasciarsi irretire dai giochi che hanno per
posta i privilegi [...]» (p. 91, corsivo nel testo):
quindi gli uomini, pur dominanti, sono preda
dell'illusione dei giochi di potere, mentre le
donne, pur sottomesse, sono disincantate nei
confronti di tali giochi e attratte dagli uomini di
potere.
Da questo punto di vista, l'aspetto piii dram
matico e paradossale di tale meccanismo e che i
soggetti dominati, nel percepire se stessi e la
realta circostante, come anche nel loro tentativo
di opposizione, non possono che ricorrere a
schemi che sono il prodotto del sistema che li
opprime: in questo senso «i loro atti di cono
scenza sono, inevitabilmente, atti di riconoscenza,
di sottomissione» (p. 22, corsivo nel testo). II
dominio simbolico si esercita attraverso gli habi
tus, cioe gli schemi di percezione, valutazione e
azione, e quindi genera un'adesione che e al
tempo stesso «spontanea e estorta» (p. 48, cor
sivo nel testo). «La forza simbolica e una forma
di potere che si esercita sui corpi, direttamente,
e come per magia, in assenza di ogni costrizione
fisica; ma questa magia opera solo poggiandosi
su disposizioni depositate, vere e proprie molle,
nel piu profondo dei corpi» (pp. 48-49). Un
esempio di questo meccanismo afi'opera e nella
tendenza delle donne a scegliere come propri
partners uomini di eta e statura superiore, come
a ribadire la relazione gerarchica tra i sessi.
L'autore non intende pero vanificare l'effetto
di questo lavoro di decostruzione dichiarando
immodificabile questo sistema di rapporti: si
rischierebbe infatti di reificare quest'ultimo in
un'essenza naturale. A1 contrario, la decostru
zione va spinta piu a fondo, riconoscendo che
cio che ha l'apparenza di eterno, gli elementi
costanti del dominio maschile, e il risultato di un
«lavoro storico di destoricizzazione» (p. 98, cor
sivo nel testo) che va riportato alia luce. Si tratta
pertanto di ricostruire «la storia degli agenti e
delle istituzioni che concorrono in permanenza ad
assicurare tali permanenze» (p. 99, corsivo nel
testo). Tra le istituzioni responsabili della
«(ri)creazione protratta delle strutture oggettive
e soggettive» (pp. 98-99), la prima ad essere
posta sotto accusa e la famiglia, quale rappresen
tante legittima e legittimante della divisione ses
suale del lavoro. Tuttavia, secondo l'autore, uno
dei limiti del femminismo e stato proprio quello
di concentrare la propria analisi sull'unita fami
liare come luogo per eccellenza di esercizio del
dominio maschile, trascurando il ruolo storico
sociale di altre agenzie. Anche la Chiesa e rite
nuta svolgere una funzione riproduttiva della
violenza simbolica, non solo per le sue dichia
rate posizioni antifemministe e patriarcali, ma
soprattutto per la sua azione sull'inconscio attra
verso l'organizzazione dello spazio/tempo e il
simbolismo liturgico. Alio stesso modo l'istitu
zione scolastica ha legittimato la gerarchia ses
suale tra discipline e specialita, influenzando
l'immagine di se e le vocazioni professionali
delle nuove generazioni. Infine lo stato incarna
una forma di vpatriarcato pubblico [...] che rati
fica e rafforza le prescrizioni del patriarcato pri
vato» (p. 103, corsivo nel testo).
Se quelli elencati costituiscono i «fattori di
permanenza» (p. 97) del sistema di dominio
maschile, e possibile identificare anche possibili
«fattori di cambiamento» (p. 104). Un primo
dato positivo e rappresentato dal fatto che «il
dominio maschile non si impone piu con l'evi
denza di cio che e owio», ma «appare ormai [...]
come qualcosa da difendere o da giustificare»
(p. 104). Tra i motori storico-sociali del cambia
mento vanno menzionati l'accesso delle donne
all'istruzione secondaria, e il loro conseguente
inserimento nelle professioni intellettuali e di
cura, cosi come le trasformazioni della famiglia,
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108 ANALISI D'OPERE
con l'aumento dell'indipendenza economica
delle donne e del tasso di divorzi. Tuttavia, die
tro i mutamenti in atto si nascono aspetti di per
manenza e di mantenimento del sistema di
dominio: ad esemp'io, alia femminilizzazione
delle professioni (insegnamento, assistenza, ecc.)
corrisponde spesso il loro deprezzamento.
Secondo l'autore, le donne restano «separate
dagli uomini da un coefficiente simbolico nega
tivo» (p. 109, corsivo nel testo), da un connotato
che attribuisce valenza negativa a tutto cio che
esse fanno. Inoltre, esse «restano separate le une
dalle altre da differenze economiche e culturali,
che investono tra Paltro molto profondamente il
loro modo oggettivo e soggettivo di subire e di
provare il dominio maschile» (p. 110, corsivo
nel testo). Le strutture di dominio si conservano
perche sono sia incarnate in curricola, carriere e
mansioni, sia operanti sotto forma di principi
pratici che orientano le scelte dei soggetti.
II sistema del dominio maschile e dunque
invincibile, in quanto produttore al tempo stesso
dei corpi e degli anticorpi? Questo esito ripro
porrebbe una concezione ipersocializzata del
1'uomo, che ne minimizza la dimensione di crea
tivita e di cambiamento sociale: e il limite che
alcuni autori individuano nel concetto stesso di
habitus come forza che agisce alle spalle dell'at
tore sociale. In piu punti del testo Bourdieu
mostra di non voler cedere a posizioni fataliste,
riconoscendo la possibility di una lotta cognitiva
a partire dagli elementi di ambiguita del sistema
di dominio. Questa potrebbe pero sembrare una
soluzione teorica che stenta a trovare una tradu
zione sul versante pratico e politico. L'autore
fornisce quindi alcune indicazioni generali per
attivare forme di resistenza: la rottura della com
plicity tra dominanti e dominati, di questa sorta
di incorporazione della «sindrome di
Stoccolma», e realizzabile solo a partire da una
trasformazione radicale delle condizioni sociali
di produzione delle disposizioni, owero di una
trasformazione del mercato dei beni simbolici.
Con questo termine di vuole indicare il sistema
di accumulazione e scambio di capitale simbo
lico in cui gli oggetti sono convertiti in segni
comunicativi e strumenti di dominio: in partico
lare e la donna ad essere oggettivata, ridotta a
merce-segno destinato ad accrescere il capitale
simbolico dell'uomo (l'onore). Un esempio
attuale di forma di resistenza e costituito dal
movimento gay-lesbieo, a cui l'autore dedica
l'Appendice: esso rappresenta un «movimento
di rivolta contro una forma particolare di vio
lenza simbolica», il quale, «oltre a far esistere
oggetti d'analisi nuovi, mette assai profonda
mente in discussione l'ordine simbolico in
vigore e pone in modo affatto radicale il pro
blema dei fondamenti di tale ordine e delle con
dizioni di una mobilitazione riuscita al fine di
sowertirlo» (p. 137). II dilemma tra le strategic
che questo gruppo di dominati pud esercitare e
paradigmatico: da un lato, rimanere all'interno
del sistema di dominio e capovolgerne le catego
rie (positivita dell'essere omosessuali), col
rischio di ricadere, una volta ottenuta la visibi
lity, nell'invisibilita di una «normalita» social
mente definita; dall'altro, di utilizzare il proprio
capitale culturale e la propria forza sowersiva
come avanguardia di un movimento sociale
complessivo di azione simbolica.
In conclusione, il testo spiega la sua parabola
argomentativa dalla socioanalisi alia profezia
politica, in un intreccio inscindibile tra realismo
e utopismo che ha reso Bourdieu uno dei testi
moni, oltre che degli studiosi, piu autorevoli del
nostro tempo.
R. Ferrero Camoletto
J. Williams - G. Bendelow, The lived body.
Sociological themes, embodied issues, London -
New York, Routledge 1998. Un volume di
pp. 262.
II testo, non ancora tradotto in lingua italiana,
affronta il difficile compito di operare una sin
tesi di quello che potrebbe essere chiamato il
«dibattito sul corpo». Infatti, a fronte della cre
scente importanza attribuita al corpo nella
societa contemporanea, anche la sociologia ha
rivolto la sua attenzione ad un tema che e stato a
lungo trascurato nella riflessione teorica e che
solo nell'ultimo trentennio ha riacquistato una
sua visibilita. L'effetto di questo recupero tar
divo e pero, nell'opinione degli autori, non una
maggiore chiarezza, bensi una maggiore elusivita
del concetto: la consapevolezza della natura
multiforme del corpo conduce ad una frammen
tazione e dispersione delle prospettive. Si parla
di piu del corpo, ma lo si comprende sempre
meno.
Gli obiettivi che gli autori propongono espli
citamente nel testo sono quattro:
a) operare una rilettura critica della tratta
zione del corpo nel pensiero sociologico classico
e contemporaneo;
b) tentare di delineare un approccio che
superi il dualismo riconoscendo l'unione inscin
dibile di mente e corpo nel concetto di embodi
ment-,
c) individuare alcune aree di ricerca in cui
mostrare il potenziale euristico del concetto di
embodiment;
d) indicare le linee guida per la costruzione di
una sociologia de\\'embodiment o sociologia
incarnata.
II primo passo e, come abbiamo visto, una
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