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Andrich R, Besio S: Educazione all’autonomia. Portale SIVA Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus – pg 1/8
Portale SIVA
Sulle tecnologie per la disabilità e l’autonomia
Biblioteca
EDUCAZIONE ALL’AUTONOMIA:
LA METODOLOGIA EUSTAT
Renzo Andrich
1
, Serenella Besio
2
1
ingegnere
2
psicologo
SIVA, Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS, Milano
Pubblicato in:
Europa Medicophysica vol 37/1 pp.558-562 (Atti 37° Cong.Naz.Simfer, Roma 4-8/10/2001). Minerva Medica,
Torino 2001
Abstract
. La conoscenza, da parte dell’utente, delle tecnologie di ausilio oggi disponibili e la consapevolezza
del loro ruolo nel processo di riabilitazione e d’integrazione sociale rappresentano un importante fattore di
empowerment
della persona con disabilità. La motivazione e la partecipazione attiva nella scelta dell’ausilio
spesso costituiscono un fattore-chiave per l’efficacia dell’ausilio stesso. Basandosi sui risultati dello studio
EUSTAT – condotto nell’ambito del Programma Applicazioni Telematiche della Commissione Europea – questa
relazione presenta propone una serie di Linee-Guida per coloro che – all’interno dei Servizi di Riabilitazione,
associazioni di persone disabili, gruppi di mutuo aiuto e attività di peer-counselling – organizzano iniziative di
formazione di persone disabili agli ausili, e più in generale all’autonomia.
1. INTRODUZIONE
La scelta di un ausilio è un passo che incide, a volte profondamente, sulla vita della persona
che lo userà. Un nuovo ausilio può imporre una modalità diversa di svolgere certe attività
quotidiane o di relazionarsi con gli altri; può incidere sulla propria immagine di sé; può
richiedere una riorganizzazione dell’ambiente domestico, della vita familiare e del supporto
assistenziale; in altre parole può comportare l’adattamento ad un nuovo stile di vita. Se al
momento della prescrizione questi aspetti vengono sottovalutati, se non si tiene conto dei
punti di vista – sia espressi che inespressi – dell’utente, dell’atteggiamento di quest’ultimo
verso la tecnologia, dell’ambiente ove essa verrà utilizzata, l’ausilio potrà risultare inefficace.
Si potrà facilmente giungere all’abbandono dell’ausilio, fenomeno questo che è stato oggetto
di vari studi [1] [2] [3].
Al giorno d’oggi, molte organizzazioni di persone disabili sostengono la necessità di un
approccio centrato sull’utente
, ove a quest’ultimo competa ogni decisionalità in merito a
questioni che lo riguardano. Ciò non toglie il riconoscimento dell’importanza del ruolo degli
operatori professionali del settore, che però vengono visti non più come un passaggio
obbligato, ma come una risorsa messa a disposizione dalla società cui l’utente è libero di
accedere o meno, nel suo cammino verso la riabilitazione, l’integrazione sociale e la piena
partecipazione [4]. Questo punto di vista è oggi generalmente condiviso anche dai servizi
professionali più avanzati, impegnati essi stessi nel far sì che l’utente giunga a relazionarsi
con loro come partner [5], piuttosto che consolidare un rapporto - molto comune specialmente
nel passato - di totale
dipendenza
dalle decisioni professionali. A supporto di questa tesi
possiamo aggiungere varie considerazioni etiche (il diritto di essere protagonista delle proprie
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scelte), cliniche (l’accettazione positiva dell’ausilio concorre al conseguimento dell’outcome)
ed economiche (miglioramento del rapporto costi/benefici, o meglio investimento/outcome)
[6].
Dare all’utente – la persona con disabilità – il ruolo di attore e protagonista della scelta degli
ausili per la propria autonomia: ecco in sostanza il significato della frase
Empowering Users
through Assistive Technology,
sintetizzata nella sigla EUSTAT. Per evitare che però
quest’idea forte rimanga confinata nell’elenco delle buone intenzioni, è importante che le
persone con disabilità, e anche i loro familiari, possano accedere a quelle informazioni e a
quelle conoscenze necessarie per poter divenire utenti
informati
,
esigenti
e
responsabili
delle
tecnologie di ausilio oggi disponibili.
Il tema della formazione delle persone disabili alla scelta e all’uso degli ausili è stato appunto
l’obiettivo del progetto citato: uno studio finanziato dalla Commissione Europea e condotto,
nell’arco di due anni, da un gruppo internazionale di ricercatori sotto la guida del SIVA, il
Servizio Informazioni e Valutazione Ausili della Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus. Esso
ha innanzitutto rivelato che il problema è profondamente sentito in molti Paesi, tanto è vero
che sono molte le iniziative formative nel settore già in atto sia in Europa che oltreoceano,
spesso nell’ambito di programmi riabilitativi o di corsi di formazione alla vita indipendente o
all’autodeterminazione [7], [8], [9]. Sulla base di queste iniziative e coinvolgendo molteplici
competenze ed esperienze da cinque Paesi europei (Italia, Belgio, Francia, Danimarca e
Portogallo), EUSTAT ha messo a punto e sperimentato “sul campo” una serie di
sussidi
didattici
per la formazione all’autonomia dell’utente. Tra questi spiccano, predisposti in sei
lingue tra cui l’italiano, i due volumi Pronti…via! Come scegliere l’ausilio per la propria
autonomia (conosciuto anche come “il Manuale Eustat”) [10] e Tecnologie per l’Autonomia:
Linee-Guida per i Formatori (noto come “Linee Guida Eustat”) [11].
Pronti…via! è stato pensato e costruito appositamente, sia nei testi che nell’impostazione
grafica, come un manuale di auto-istruzione per persone con disabilità, famigliari o assistenti
personali che si trovano a dover affrontare il tema degli ausili. Si tratta dunque di un manuale
agile, di rapida consultazione, ricco di illustrazioni, fotografie e note a margine per facilitare
la lettura. Rivolgendosi a persone adulte di ogni età, offre al lettore, chiamandolo in causa
direttamente e coinvolgendolo il più possibile nella lettura, una conoscenza generale e un
primo contatto con il tema degli ausili. L’idea di fondo che sostiene l’intera opera, ma che è
anche stata l’ispiratrice di EUSTAT, è che un’approfondita informazione produca una
maggior autonomia nel conoscere le proprie esigenze, definire i propri obiettivi e progetti di
vita, porre le proprie richieste agli Enti competenti, mettersi in relazione con gli operatori del
settore. Ossia produca, come già si è detto, l’
empowerment
dell’utente. Otto capitoli
accompagnano il lettore, gradualmente, dalla presentazione dei primi elementi di conoscenza
degli ausili (come scegliere un ausilio, come andare alla ricerca di informazioni) alla
riflessione più approfondita su alcune implicazioni a livello individuale e sociale. In tal modo,
il manuale rivela la sua utilità sia per il neofita che per l’utente esperto di ausili. Aiutando il
lettore ad acquisire una conoscenza approfondita del settore, può risultare efficace non solo
per migliorare la propria autonomia personale, ma anche per imparare ad aiutare gli altri
mettendo loro a disposizione la propria esperienza di disabilità.
Le Linee Guida Tecnologie per l’Autonomia sono state invece pensate come uno strumento
di lavoro per coloro che svolgono attività di formazione dirette a persone con disabilità, loro
familiari o assistenti personali, in altre parole a tutte le persone che possono essere
considerate utenti di ausili. Si rivolge pertanto ad associazioni di persone disabili, gruppi di
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auto-aiuto, operatori di servizi sociali, terapisti della riabilitazione, operatori dell’educazione e
a chiunque sia interessato ad approfondire il ruolo degli ausili nello sviluppo dell’autonomia e
nel perseguire progetti di vita indipendente. Articolato in sei capitoli, il libro chiarisce alcuni
concetti di base relativi agli ausili e al loro ruolo per la persona e per la società, analizza i
bisogni formativi degli utenti, aiuta a stabilire gli obiettivi e le priorità della formazione,
propone metodologie e strumenti per la progettazione e la realizzazione di iniziative educative
nel settore. Presenta infine, a titolo di esempio, alcune esperienze leader in Europa in tema di
formazione all’autonomia.
I capitoli che seguono – basati appunto su queste Linee Guida – presentano una sintesi dei
principali aspetti da porre all’attenzione del formatore.
2. CIO’ CHE IL FORMATORE DEVE CONOSCERE
Prima di impegnarsi nell’organizzazione di un itinerario formativo, occorre essere certi di
possedere pienamente alcuni concetti di base riguardanti la disabilità e gli ausili. Non bisogna
dare per scontato che qualsiasi operatore della riabilitazione o tecnico di ausili, per quanto
esperto, li possegga. C’è un forte rischio di trasmettere all’utente messaggi erronei o negativi,
che giocano a sfavore dell’obiettivo di
empowerment
. Le Linee Guida Eustat classificano tali
concetti in sei
parole chiave
e sei
questioni
, e li inquadrano ciascuno con un breve excursus.
La prima parola chiave è, naturalmente, ausilio, che va compresa in tutte le sue implicazioni.
Occorre poi avere le idee chiare rispetto al sistema pubblico che regola la fornitura degli
ausili, e che agisce da principale intermediario tra il mercato e l’utente.
Per comprendere l’impatto degli ausili nella realtà di vita dell’utente è utile rifarsi al modello
sociale proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (la cosiddetta classificazione
ICIDH-2), che esamina il concetto di disabilità attraverso le tre dimensioni della
funzione
,
dell’
attività
e della
partecipazione
. I benefici ottenibili grazie all’adozione di ausili possono
essere definiti in vari modi; spesso però si ricorre a tre termini particolarmente significativi:
qualità di vita, autonomia [12] ed empowerment. Essi meritano un approfondimento, al fine
di prevenire i malintesi che potrebbero nascere dalle differenti sfumature di significato che a
volte assumono in contesti differenti.
Se l’iniziativa formativa punta all’
empowerment
dell’utente, ci sono tre aspetti che devono
essere noti al formatore. Il primo riguarda l’evoluzione storica della tematica degli ausili da
un approccio di tipo
medicale
ad uno di tipo
sociale
, nel quale l’utente tende non più ad
identificarsi nel ruolo di paziente, ma piuttosto in quello di consumatore. Il mancato
riconoscimento di questa nuova prospettiva culturale pone il formatore al di fuori di un’ottica
di
empowerment
. Il secondo aspetto riguarda il rapporto tra ausili, autonomia ed
empowerment
. Il formatore deve riflettere su come gli ausili contribuiscono all’autonomia e
su come la conoscenza degli ausili contribuisca all’empowerment. Il terzo aspetto si riferisce
alla quantità di nozioni e al livello di conoscenza da fornire all’utente, questioni che non
ammettono risposte semplicistiche ma che meritano piuttosto alcune considerazioni (ad
esempio, la differenziazione tra possibili tipologie di conoscenza che ci si può prefiggere:
teorica, pratica, procedurale e know-how) utili a tarare i programmi formativi sulle esigenze
dell’utenza.
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Infine, nella formazione agli ausili è spesso necessario inserire due argomenti che in sé
parrebbero estranei agli ausili stessi, ma che invece sono ad essi strettamente collegati.
Innanzitutto la relazione con gli assistenti personali. In certe situazioni non è possibile fare a
meno di assistenza personale, e comunque questa, in generale, non è mai alternativa ma
complementare
agli ausili nel sostenere l’autonomia. Può essere dunque utile una formazione
che aiuti l’utente a valutare la distribuzione più opportuna, caso per caso, tra aiuto umano e
tecnologico. In secondo luogo, la possibilità per l’utente di esercitare peer counselling o peer
mentoring, ossia di aiutare, una volta divenuto esperto, altri utenti alle prime armi, nel senso
di facilitare loro la scelta, l’accettazione e l’utilizzo degli ausili.
6 parole-chiave e 6 questioni per i formatori
Parole-chiave Questioni
Ausilio
Sistema pubblico di fornitura degli ausili
Disabilità
Qualità di vita
Autonomia
Empowerment
Paziente o Consumatore ?
Relazione tra Ausilio e Autonomia
Conoscenza degli Ausili ed Empowerment
Quanta conoscenza dare all’utente
Relazione tra Ausili e Assistenza Personale
Peer Counselling & Peer Mentoring
3. LE STRATEGIE FORMATIVE: OBIETTIVI E METODI
Il secondo passo riguarda le decisioni sugli obiettivi, sulla strutturazione e sulle caratteristiche
dell’iniziativa formativa. In questa fase è utile rifarsi ad alcuni concetti propri delle scienze
educative.
Innanzitutto, sono cinque i processi di trasferimento della conoscenza:
counselling
,
training
,
insegnamento
,
informazione
e
sensibilizzazione
. Ciascuno di essi ha un proprio ruolo e si
caratterizza per l’accento che pone sul fatto di generare competenza tecnica piuttosto che
iniziativa, o per l’ampiezza dell’utenza cui si rivolge rispetto alla relazione instaurata con
l’utente. Definiremo educativi in senso stretto quei processi che hanno come obiettivo
primario l’apprendimento, ossia
il training
e
l’istruzione
. L’apprendimento è il risultato di una
serie di fattori, tra i quali la motivazione, che comprende a sua volta la
motivazione ad
apprendere
e la
motivazione a cambiare
.
In un’ottica di
empowerment
, l’obiettivo
di un processo educativo può essere
descritto metaforicamente come
fornire
la canna da pesca
o
insegnare l’arte di
pescare
in contrapposizione a
fornire il
pesce giusto
(ossia la soluzione a un
problema specifico). Ciò comporta il
sollecitare un atteggiamento attivo, così
da formare l’utente alla capacità di
prendere decisioni e risolvere problemi.
Tenendo presente quanto detto finora, si
possono individuare quattro principali
tipologie di iniziative formative:
corsi
,
seminari
,
workshop
e
cicli di conferenze
[13]. La scelta della tipologia più adeguata caso per caso, e delle relative modalità
Counselling
Informazione
Educazione
Competenza tecnica
Iniziativa
Istruzione
Training
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organizzative, dipende da una serie di fattori critici [4]:
fattori di
posizionamento
, fattori
legati al
trasferimento di conoscenza al gruppo discente
, fattori legati alla
ricezione di
conoscenza da parte del singolo discente
, fattori legati alla
trasformazione della conoscenza
in iniziativa
.
4. PROGETTAZIONE DELL’ITINERARIO FORMATIVO
Acquisita la piena padronanza dei concetti e dei principi suddetti, si può procedere alla
progettazione di un’iniziativa formativa. In primo luogo occorre stabilirne il contenuto. Gli
ausili possono rappresentare l’unico argomento, oppure uno tra i tanti argomenti affrontati da
un’iniziativa formativa a scopo più ampio. Le Linee Guida EUSTAT si occupano
esclusivamente degli aspetti relativi alle tecnologie di ausilio, che in base al
modello HEART
[14] comprendono componenti tecniche, componenti umane e componenti socio-
economiche. Ciascuna componente corrisponde ad una serie di argomenti che l’organizzatore
può scegliere per costruire il programma didattico.
Principali argomenti per la formazione dell’utente agli ausili
COMPONENTI TECNICHE
Comunicazione Mobilità Manipolazione Orientamento
Comunicazione
Accesso a computer
Interfacce utente
Telecomunicazione
Lettura e scrittura
Mobilità manuale
Mobilità motorizzata
Accessibilità
Trasporto privato
Trasporto pubblico
Protesi/ortesi arto inf.
Postura
Controllo Ambiente
Attività vita quotidiana
Robotica
Protesi/ortesi arto sup.
Sport e ricreazione
Per limitazioni sensoriali
Per limitazioni cognitive
COMPONENTI UMANE E SOCIO-ECONOMICHE
Umani Socio-economiche
Concetto di disabilità
Accettazione degli ausili
Scelta degli ausili
Counselling sugli ausili
Assistenza Personale
Concetti di base sugli ausili
Concetti di base sull’accessibilità
Ausili nel contesto lavorativo
Sistemi di fornitura degli ausili
Qualità e Certificazione
Aspetti legali ed economici
Risorse informative
Si può quindi passare a dare forma e a mettere in opera l’iniziativa formativa. La
programmazione comporta tre fasi: una fase progettuale, nella quale vengono prese decisioni
riguardanti il gruppo discente e lo staff dei docenti; una fase di lancio, nella quale si
pubblicizza l’iniziativa e si reclutano i partecipanti; una fase organizzativa nella quale si
curano tutti gli aspetti pratici della realizzazione; e una fase valutativa, nella quale si
analizzano i risultati e il successo ottenuto.
Il processo di trasmissione della conoscenza coinvolge inoltre aspetti pedagogici quali i
metodi didattici e gli strumenti e le strategie di insegnamento. Se è vero che tutti i fattori
critici devono essere tenuti presenti nella progettazione, in questa fase giocano un ruolo
predominante i fattori legati al trasferimento di conoscenza al gruppo discente, ossia i fattori
di
contenuto
,
pedagogici
, di
target
, e
organizzativi
. Essi caratterizzano il quadro all’interno
del quale agirà il formatore.
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Fattori connessi al trasferimento della conoscenza al gruppo discente
Fattori di
contenuto
Fattori pedagogici Fattori di target Fattori organizzativi
Componenti
tecniche
Componenti
umane
Componenti
socio-economiche
Metodologia didattica
Stile di insegnamento
Strumenti per l’insegnamento
Materiale didattico
Setting educativo
Criteri di selezione dei discenti
Criteri di selezione dei docenti
Coordinamento tra docenti
Tecniche di valutazione
Conoscenza da acquisire
Età
Limit.funzionale
Barriere incontrate
Ruolo
Diagnosi
Sede
Procedura di selezione
Pubblicizzazione
Programma sociale
Ambiente fisico
Costi per l’utente
5. ADATTARSI ALL’UTENZA
Nel realizzare l’itinerario formativo, il formatore dovrà assicurare che ciascun discente
consegua gli obiettivi di apprendimento prefissati al meglio rispetto alle proprie capacità. I
fattori che influenzano la ricezione di conoscenza da parte dell’individuo sono i
fattori di
predisposizione,
i
fattori collegati alla disabilità
, gli
atteggiamenti individuali riguardo alla
disabilità
, e le
aspettative individuali
.
Fattori connessi al recepimento della conoscenza da parte del singolo discente
Fattori di predisposizione Fattori connessi alla
disabilità
Atteggiamento individuale verso
la disabilità
Aspettative individuali
Livello di istruzione
Consapevolezza della diagnosi
Familiarità con la tecnologia
Anzianità della disabilità
Precedenti esperienze con gli
ausili
Resistenza fisica
Capacità cognitiva
Immagine personale della
disabilità
Immagine pers.degli ausili
Atteggiamento nei confronti
dell’autonomia
Nella relazione con sè
Nelle attività quotidiane
Nella relazione con gli altri
Un corso che si svolgesse senza alcun collegamento con le realtà di vita dei discenti non
avrebbe però senso. L’indicatore principale del successo di un’iniziativa formativa è
l’acquisizione da parte del discente della capacità di
fare uso della conoscenza ricevuta nella
realtà quotidiana di vita
. Delineare un collegamento ottimale tra nozioni fornite ed esperienza
di vita è una delle principali sfide per il formatore. Ciò significa tenere conto di fattori legati
all’
ambiente di vita
, ai servizi sul territorio che offrono un
supporto sociale
, al
mercato degli
ausili
e alle
reti sociali
che stanno attorno alla persona.
Fattori connessi alla trasformazione della conoscenza in iniziativa
Ambiente di vita Disponibilità di servizi sul
territorio
Fattori di mercato Rete sociale
Immagine sociale della
disabilità
Barriere architettoniche
Barriere organizzative
Residenza abituale
s. di informazione
s. di counselling
s. di assistenza sociale
s. medico-riabilitativi
s. di fornitura degli ausili
Finanziamenti pubblici
Costi di acquisto
Costi di manutenzione
Offerta del mercato
Qualità dei prodotti
Qualità del servizio
Aspettative della famiglia o della
rete primaria
Aspettative degli operatori
Aspettative della comunità
Role modelling
Andrich R, Besio S: Educazione all’autonomia. Portale SIVA Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus – pg 7/8
6. ESEMPIO DI ITINERARIO FORMATIVO: I CORSI DEL PRISMA
Un esempio coerente con quanto esposto finora è offerto dai corsi residenziali che dal 1985 il
Centro Studi Prisma
– un’associazione non-profit che è stata partner del progetto Eustat –
organizza ogni estate in una località turistica delle Dolomiti Bellunesi. Si tratta del corso
Disabilità e vita quotidiana: educazione all’autonomia
(detto anche
1° livello
) e del corso
Disabilità e società: promozione dell’autonomia
(detto anche
2° livello
). Essi si rivolgono a
persone adulte di ogni età con varie tipologie di disabilità motoria (si preferisce una
condizione di eterogeneità sotto questo profilo). I corsi sono aperti anche ai loro assistenti
personali, i quali partecipano all’intero programma del corso assieme agli allievi disabili, con
l’eccezione di alcune sessioni di lavoro di gruppo, nelle quali essi lavorano separati. Ad ogni
corso vengono accolte al massimo 25 persone (più gli eventuali assistenti).
Entrambi sono interamente organizzati, diretti e gestiti da un gruppo di esperti essi stessi
disabili. Per certi argomenti intervengono anche docenti non disabili, laddove sia necessaria la
loro competenza specifica. Il programma
del corso di primo livello
è focalizzato
prevalentemente sugli
aspetti tecnici
dell’educazione agli ausili, anche se non trascura del
tutto le
componenti umana e sociale
. Il corso
di secondo livello
, invece, è concentrato su
queste ultime, affrontando per esempio argomenti come il pregiudizio sociale verso la
disabilità e gli ausili. Nell’insieme, i due corsi offrono una formazione completa
all’autonomia, incoraggiano gli utenti di diventare sempre più protagonisti della loro vita, e
favoriscono la crescita individuale in direzione della partecipazione attiva nella società. La
tabella seguente illustra a titolo di esempio il programma svolto nel corso di 1° livello del
1998.
Data Programma
Data Sessione Argomento
Domenica
26/7/98
Arrivo / sistemazione
Incontro di benvenuto · Introduzione al corso
Lunedì
27/7/98
Concetti generali · Menomazione, disabilità, handicap
· Accessibilità e ausili: concetti di base
Lavoro di gruppo n. 1 · Definizione di autonomia
Martedì
28/7/98
Cura personale · Organizzazione della casa
· Igiene personale e cura del corpo
Lavoro di gruppo n. 2 · Adattamento di un appartamento ai bisogni dei partecipanti
Mercoledì
29/7/98
Carrozzine e postura · Carrozzine manuali ed elettroniche
· Sistemi di postura
Legislazione · Quadro legislativo italiano sulla disabilità
· Normativa specifica su ausili e accessibilità
Giovedì
30/7/98
Ambiente esterno · Ausili per la mobilità esterna
· Ausili per il tempo libero e lo sport
Programma sociale · Gita sulle Dolomiti
Venerdì
31/7/98
Comunicazione · Comunicazione, controllo d’ambiente e telecomunicazione
· Aspetti della corporeità: corpo, comunicazione, sessualità
Lavoro di gruppo n. 3 · Persona, famiglia, società
Sabato
1/8/98
Accesso al computer · Ausili informatici
· Mostra di ausili tecnici
Risorse informative · La rete informativa del SIVA, e il Centro Studi Prisma
· Disabilità e Unione Europea
Incontro di commiato · Valutazione del corso
Andrich R, Besio S: Educazione all’autonomia. Portale SIVA Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus – pg 8/8
7. CONCLUSIONE
Il corso descritto rappresenta probabilmente l’esempio più significativo tra quelli incontrati
durante il progetto Eustat. Altri esempi interessanti sono quelli dell’associazione francese
GIHP
(una serie di cinque seminari della durata di un giorno ciascuno), dell’organizzazione
belga
ANLH
(un seminario itinerante di una giornata), del
SIVA
stesso (un itinerario di
sensibilizzazione composto di cinque seminari serali).
Non sembra che finora siano stati condotti studi di valutazione di queste iniziative, che
consentano di misurare in qualche modo il grado di
empowerment
acquisito dalle persone che
vi partecipano. Potrebbe essere interessante effettuare studi di questo tipo, anche se ciò
presupporrebbe una chiarezza – che ancora non esiste – su come
l’empowerment
possa essere
misurato. Probabilmente il fenomeno osservabile, più che non
l’empowerment
, è l’insieme
delle conseguenze pratiche che esso ha nella vita della persona, il che riporta la questione a
quella più generale della misura dell’outcome nella globalità del processo riabilitativo,
processo che ha sempre e comunque una dimensione educativa.
E’ però chiaro che iniziative di questo tipo sono coerenti ad un approccio riabilitativo
centrato
sulla persona
, quest’ultima considerata come principale protagonista del proprio cammino di
riabilitazione e integrazione sociale, e attore delle proprie scelte. Non è pertanto in
discussione se le iniziative finalizzate all’educazione dell’utente siano o meno utili – questo
oggi è fuori discussione – quanto piuttosto quali siano i metodi migliore per realizzarla, caso
per caso e in ogni specifico contesto. Le Linee Guida Eustat possono essere un utile strumento
per il raggiungimento di questo obiettivo.
Bibliografia
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