Carmela Vargas, Cornelis Smet tra i «paisani» fiamminghi, p. 629-680.
Cornelis Smet, pittore fiammingo di Malines, risiede a Napoli dal 1574 al 1592, tenendovi bottega; un gruppo di documenti inediti rivela la fitta rete di parentele, amicizie, associazioni artistiche e culturali della stessa bottega, sia in città che nei territorio del Vicereame. Prende vita l'immagine di uno studio specializzato nella produzione di dipinti che attingono la propria riconoscibilità fiamminga molto più dal ripetersi di formule iconografiche e stilistiche, che dalla ricerca di linguaggi diversificati. Solo una filologia delle affinità più che delle differenze, pertanto, ritrova nei dipinti la comune cultura figurativa e gli scambi di mano che i documenti attestano come pratica quotidiana di lavoro. Coordinati da Smet ed impegnati nei principali cantieri decorativi napoletani, passano nella sua bottega Aert Mytens, Wenzel Cobergher e, tra i più importanti,
(v. retro) Jan Soens. Intorno, uno stuolo di carpentieri, stuccatori, legnaioli le cui vicende chiariscono anch'esse i meccanismi, i tempi e i costi di realizzazione delle opere d'arte.