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Abstract and Figures

The proposal of a Mediterranean way of life is much more than advise how to eat. The Mediterranean Diet, a model of Sustainable Diet, is an example of how to combine personal choices, economic, social and cultural rights, protective of human health and the ecosystem. There is in fact fundamental interdependence between dietary requirements, nutritional recommendations, production and consumption of food. In literature studies and nutritional and epidemiological monitoring activities at national and international level have found a lack of adherence to this lifestyle, due to the spread of the economy, lifestyles of the Western type and globalization of the production and consumption. To encourage the spread of a culture and a constant practice of the Mediterranean Diet, there are some tools that are presented in this article. The Mediterranean Diet Pyramid in addition to the recommendations on the frequency and portions of food, focuses on the choice of how to cook and eat food. The "Double Food Pyramid" encourages conscious food choices based on "healthy eating and sustainability. All the nutrition professionals and dietitians in particular should be constantly striving to encourage the adoption of a sustainable and balanced nutrition.
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Monaldi Arch Chest Dis
2012; 78: 148-154 ARTICOLO ORIGINALE
Facendo seguito all’articolo pubblicato di re-
cente sul Monaldi Arch Chest Dis. 2012 Jun; 78 (2):
60-5. di Francesco Sofi et al. [1] nel quale si sotto-
lineava l’effetto protettivo della Dieta Mediterranea
nei confronti delle malattie cardiovascolari, voglia-
mo proporre un’ulteriore riflessione su altri specifi-
ci aspetti di questo modello alimentare e interrogar-
ci sulle criticità che uno stile di vita compatibile con
l’adesione alla dieta mediterranea incontra nella sua
applicazione concreta.
“Uno stile di vita mediterraneo significa non so-
lo cibo salutare ma anche l’adozione di un modo di
vivere fatto di convivialità, tradizioni e moderata at-
tività fisica giornaliera [2].
Nell’area del Mediterraneo vi è sempre stata una
consapevolezza diffusa della dimensione culturale,
sociale, ed economica del cibo oltre che della sua re-
lazione con lo stato di salute della popolazione.
La diversità e la ricchezza delle culture alimen-
tari del Mediterraneo sono oggi a rischio a causa
della globalizzazione, della diffusione di stili di vita
omologati, della perdita di interesse da parte delle
nuove generazioni per un patrimonio ereditato.
Nel 2009, ancor prima del riconoscimento del-
la Dieta Mediterranea come Patrimonio culturale
intangibile dell’umanità da parte dell’UNESCO
(Tabella 1), si è verificato un rinnovato interesse
per l’individuazione di una rappresentazione grafi-
ca aggiornata della MEDIET (Mediterraean Diet)
che potesse favorire la diffusione delle raccoman-
dazioni sullo stile di vita mediterraneo presso il
pubblico in generale, i professionisti della salute e
gli stakeholders.
L’immagine della “Mediterranean diet pyramid
today” (Fig. 1) è il risultato di un lavoro di condi-
visione tra esperti della Mediterranean Diet Foun-
dation e del Forum on Mediterranean Food Cultu-
res discusso durante il 3° incontro internazionale
CISCAM “la Dieta Mediterranea modello di dieta
sostenibile” tenutosi a Parma nel 2009 e durante
l’VIII Congresso sulla Dieta Mediterranea tenutosi
a Barcellona nel 2010 [3].
Per iniziativa della Fondazione per la Dieta Me-
diterranea e con la collaborazione di numerosi Enti
internazionali, un gran numero di esperti in nutri-
zione, antropologia, sociologia e agricoltura hanno
raggiunto un accordo per una nuova, più ricca, im-
magine maggiormente adeguata alla promozione
del nuovo stile di vita, che seguisse lo schema tra-
dizionale di precedenti versioni tenendo conto di
Dieta mediterranea: non solo cibo
Mediterranean diet: not only food
Letizia da Vico1^*, Susanna Agostini2^, Silvia Brazzo3^*,
Barbara Biffi4^, Maria Luisa Masini1^
1Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, Servizio Tecnico Sanitario, Firenze.
2ASS2 Isontina, Servizio di Dietetica, Ospedale di Gorizia.
3Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS, Ambulatorio di Dietetica e Nutrizione Clinica, Pavia.
4Fondazione Don Carlo Gnocchi IRCCS, Servizio di Dietologia, Firenze.
^Dietisti componenti del gruppo di lavoro in Riabilitazione Cardiologica Associazione Nazionale Dietisti (ANDID).
*Referenti Area Dietisti Gruppo Italiano Cardiologia Riabilitativa e Preventiva (GICR-IACPR).
Corresponding author: Letizia da Vico; Dietista Servizio Tecnico Sanitario; Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi, Via delle
Oblate 4 - I-50139 Firenze, Italy; E-mail address: davicol@aou-careggi.toscana.it
ABSTRACT: Mediterranean diet: not only food. L. da Vico,
S. Agostini, S. Brazzo, B. Biffi, M.L. Masini.
The proposal of a Mediterranean way of life is much
more than advise how to eat. The Mediterranean Diet, a
model of Sustainable Diet, is an example of how to combine
personal choices, economic, social and cultural rights, pro-
tective of human health and the ecosystem. There is in fact
fundamental interdependence between dietary require-
ments, nutritional recommendations, production and con-
sumption of food.
In literature studies and nutritional and epidemiologi-
cal monitoring activities at national and international level
have found a lack of adherence to this lifestyle, due to the
spread of the economy, lifestyles of the Western type and
globalization of the production and consumption.
To encourage the spread of a culture and a constant
practice of the Mediterranean Diet, there are some tools that
are presented in this article.
The Mediterranean Diet Pyramid in addition to the rec-
ommendations on the frequency and portions of food, fo-
cuses on the choice of how to cook and eat food. The “Dou-
ble Food Pyramid” encourages conscious food choices based
on “healthy eating and sustainability. All the nutrition pro-
fessionals and dietitians in particular should be constantly
striving to encourage the adoption of a sustainable and bal-
anced nutrition.
Keywords: New Modern Mediterranean Diet Pyramid,
Mediterranean diet and UNESCO, Food Sustainability.
Monaldi Arch Chest Dis 2012; 78: 148-154.
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DIETA MEDITERRANEA: NON SOLO CIBO
nuovi elementi qualitativi e quantitativi per la scel-
ta dei cibi.
Alla base sono collocati gli alimenti di origine
vegetale ricchi di nutrienti essenziali e sostanze pro-
tettive che dovrebbero essere consumati in grandi
quantità e frequentemente. Ai livelli superiori sono
raffigurati gli alimenti che dovrebbero essere consu-
mati in quantità moderata e con minor frequenza.
I cibi nella parte apicale, di origine animale o
ricchi in zuccheri e grassi dovrebbero essere consu-
mati con moderazione e solo in particolari occasio-
ni. Nella nuova immagine è riportato il numero del-
le porzioni di alimenti da consumare ad ogni pasto
principale, ogni giorno, e settimanalmente. Questo
tipo di alimentazione è raccomandato per una popo-
lazione adulta e sana e dovrebbe essere adattato alle
specifiche esigenze di bambini, donne in gravidanza
e individui in condizioni di salute diverse.
La grafica comprende inoltre elementi culturali
e sociali caratteristici dello stile di vita mediterraneo
(Tabella 2).
Unitamente alle raccomandazioni di comporta-
mento alimentare, vengono fornite indicazioni ri-
guardanti lo stile di vita in generale che costituisco-
no una delle innovazioni della “Mediterranean Diet
Pyramid Today” (Tabella 3).
Tabella 1. - Dichiarazione UNESCO 16.11.2010 sull’inserimento della Dieta Mediterranea nella Lista del patrimonio
culturale immateriale dell’Umanità
La dieta mediterranea costituisce un insieme di fattori, conoscenza, pratiche e tradizioni che variano dal paesaggio alla tavola,
comprese le colture, la raccolta, la pesca, la conservazione, l’elaborazione, la preparazione e,specialmente, il consumo degli alimenti.
La dieta mediterranea è caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nei luoghi, essendo costituito
principalmente di olio di oliva, cereali, frutta fresca o secca e verdure, una quantità moderata di pesce, latticini, carne, e molti
condimenti e spezie, interamente accompagnati da vino o infusi, sempre nel rispetto delle tradizioni di ogni comunità.
Oggigiorno, la Dieta Mediterranea (dal diaita greco, o stile di vita) comprende più del vero e proprio cibo.
Promuove l’interazione sociale, poiché i pasti della comunità sono la pietra angolare delle abitudini sociali e degli eventi festivi.
Ha dato vita ad una considerevole massa di conoscenza, canzoni, massime, racconti e leggende. Il sistema è radicato nel rispetto
del territorio e della biodiversità ed assicura la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla
pesca ed all’agricoltura nelle Comunità mediterranee di cui sono esempi Soria in Spagna, Koron in Grecia, Cilento in Italia e
Chefchaouen nel Marocco. Le donne svolgono un ruolo particolarmente importante nella trasmissione delle competenze, come la
conoscenza dei rituali, dei gesti tradizionali e delle celebrazioni e la salvaguardia delle tecniche.
Figura 1. - “Mediterranean diet pyramid: a lifestyle for today” modificata da [3].
150
L. DA VICO ET AL.
Tabella 2. - Elementi culturali e sociali caratteristici dello stile di vita mediterraneo
INDICAZIONI
Ogni giorno Cereali. Una o due porzioni a pasto sotto forma di pane, pasta, riso, couscous e altro, preferibilmente
integrali, poiché alcuni importanti nutrienti (magnesio, fosforo, ecc.) e la fibra possono essere persi
nella raffinazione.
Verdura. Presente a pranzo e a cena: più di due porzioni per pasto, di cui una cruda. La varietà di
colore e consistenza provvede alla diversità di antiossidanti e composti protettivi.
Frutta. Una o due porzioni a pasto, da preferire ad altri tipi di dessert.
Latticini. Due porzioni al giorno, da preferire sotto forma di yogurt magro, latte, formaggi a più
basso contenuto di grassi e altri prodotti fermentati. Essi contribuiscono al benessere dello scheletro,
ma possono essere anche un importante fonte di grassi saturi.
Acqua. Dovrebbe essere garantito un introito giornaliero di 1,5-2 litri.
Olio di oliva dovrebbe essere la fonte principale dei lipidi nella dieta per la sua alta qualità
nutrizionale (in particolare l’olio extravergine di oliva). Grazie alla sua composizione unica presenta
una elevata resistenza alle temperature di cottura per cui è consigliato per cucinare e per condire.
Spezie, erbe, aglio e cipolle sono un buon modo per dare aromi e gusto ai piatti e contribuiscono alla
riduzione dell’aggiunta di sale. Olive, frutta secca, e semi sono una buona fonte di grassi salutari,
proteine, vitamine, minerali e fibre. Un ragionevole consumo di questi alimenti (un piccolo pugno)
può essere la scelta per un sano spuntino.
Alcool. Nel rispetto delle credenze religiose e delle abitudini sociali, è consentito un consumo
moderato di vino e altre bevande fermentate, al massimo un bicchiere al giorno per le donne e 2
bicchieri per gli uomini durante i pasti.
Settimanalmente Secondi piatti. Sono buona fonte di proteine animali:
pesce (due o più porzioni),
carne bianca (due porzioni),
uova (n. 2-4),
carni rosse preferibilmente magre, meno di due porzioni,
carni trasformate (salumi) meno di una porzione.
Il pesce e i molluschi presentano un contenuto di proteine e lipidi salutari.
I legumi (più di due porzioni) in combinazione con i cereali rappresentano una buona fonte di
proteine e grassi salutari.
Patate max 3 porzioni, preferibilmente fresche.
Occasionalmente Dolci. Zucchero, caramelle, pasticcini e bevande come succhi di frutta e bevande zuccherate,
dovrebbero essere consumati in piccole quantità e solo in speciali occasioni.
Tabella 3. - Indicazioni sullo stile di vita mediterraneo
INDICAZIONI
Moderazione Il comportamento alimentare deve essere improntato alla frugalità adattando l’assunzione energetica
allo stile di vita sedentario delle città.
Socializzazione L’aspetto della convivialità è importante per il valore sociale e culturale del pasto, al di là degli
aspetti nutrizionali. Cucinare, sedersi intorno ad un tavolo e condividere il cibo con la famiglia e gli
amici costituisce un supporto sociale e dà il senso della comunità.
Attività in cucina Prendersi il tempo e lo spazio per cucinare rendono importante questa attività che può essere
rilassante, divertente e da farsi con familiari, amici e persone care.
Stagionalità, biodiversità, Sono fattori collocati alla base della piramide per sottolineare come la dieta mediterranea sia in linea
eco-compatibilità la sostenibilità alimentare per proteggere il presente e il futuro delle nuove generazioni. La preferenza
e prodotti tradizionali per cibi di stagione, freschi o solo minimamente elaborati, ottimizza il contenuto di nutrienti e sostanze
e locali protettive della dieta.
Attività fisica La pratica di una moderata attività fisica (almeno 30 minuti al giorno) è un basilare complemento
alla dieta per bilanciare l’assunzione di energia, per mantenere un peso corporeo salutare e per altri
benefici sulla salute. Camminare, usare le scale, lavorare in casa, sono modi semplici e facili per
fare esercizio. Praticare attività ricreative all’aria aperta e preferibilmente con gli altri, la rende più
piacevole e rafforza il senso di comunità.
Riposo adeguato Anche il riposo è parte di uno stile di vita salutare ed equilibrato.
151
DIETA MEDITERRANEA: NON SOLO CIBO
I dati relativi alle abitudini alimentari degli ita-
liani dimostrano una discrepanza notevole con le rac-
comandazioni della Dieta Mediterranea. Sono stati
presentati recentemente i dati di uno studio sull’ade-
sione degli italiani alla Dieta Mediterranea. Condot-
to su un campione di 1000 persone (rappresentative
della popolazione italiana per sesso, età, area geogra-
fica e ampiezza del centro della popolazione) inter-
vistate telefonicamente e di oltre 5500 persone che
hanno compilato un questionario online [4].
Per confrontare le eventuali differenze con la
dieta mediterranea, sono state utilizzate le frequen-
ze di consumo raccomandate dalle “Linee Guida
per una Sana Alimentazione Italiana” diffuse dall’I-
stituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la
Nutrizione (INRAN 2003). Nella figura (Fig. 2) i ri-
sultati dell’indagine [4].
Dallo studio si rileva inoltre una diretta rela-
zione tra abitudini alimentari non adeguate e se-
dentarietà. La metà dei soggetti che non seguono la
Dieta Mediterranea dichiara anche di fare poco
movimento [4].
La mancata adesione ad una dieta equilibrata di-
pende fondamentalmente dai seguenti fattori:
a) una inadeguata distribuzione dei pasti nella gior-
nata dovuta a una prima colazione insufficiente
o spesso inesistente, un pranzo saltato o “ipoca-
lorico” provocato dal contesto lavorativo (orario
di lavoro continuativo, pausa per il pasto breve),
“fuori pasto” pomeridiani e cena ipercalorica
(momento nel quale la famiglia si riunisce) se-
guita talvolta dal consumo di dolciumi, superal-
colici o altro;
b) eccessivo consumo di formaggi, alimenti tra-
sformati, piatti pronti e scarso consumo di frutta
e verdura dovuti a mancanza di tempo per una
spesa più “consapevole”;
c) tachifagia nel consumare il pasto che comporta
un introito ipercalorico;
d) presenza della televisione e/o computer nel luo-
go dove si consumano i pasti con conseguente
disattenzione alla quantità e alla qualità del cibo
oltre che al “gusto” di ciò che si mangia;
e) scarse conoscenze nutrizionali (legumi utilizzati
come contorno, cracker al posto del pane…).
Tali fattori si traducono in una dieta ipercalorica,
squilibrata nei principi nutritivi, ad elevato contenu-
to di sodio, di colesterolo e povera di fibra in netto
contrasto con la Dieta Mediterranea.
Le motivazioni che spingono la popolazione a
passare da abitudini dietetiche “sane” a “non salu-
tari” sono principalmente legate alla situazione so-
cio-economica: molti studi suggeriscono che la
qualità della dieta peggiora tra le persone più svan-
taggiate nelle quali si osserva un più elevato tasso
di obesità, diabete, malattie cardiovascolari e alcu-
ni tipi di cancro [2]. Tali dati confermano quanto
già pubblicato da anni [5, 6].
Figura 2. - Risultati dell’indagine dell’Osservatorio Nestlè - Fondazione ADI sugli stili di vita [4].
* Non rispetta la frequenza per: verdura, latte e yougurt, vino e birra, suparalcolici e i 5 pasti principali.
** Mangia troppo: carne, salumi, formaggi e cioccolato.
152
L. DA VICO ET AL.
Schröder H et al. nel 2006 hanno dimostrato un
costo economico maggiore nei soggetti più aderenti
al Mediterranean Diet Score (MDS) e all’Healthy
Eating Index (HEI): spendevano rispettivamente 1.2
e 1.4 Euro/die in più rispetto ai soggetti meno ade-
renti (il MDS considerava i tradizionali cibi consu-
mati nelle regioni del Mediterraneo ed l’HEI pren-
deva in considerazione 5 gruppi di alimenti, 5 nu-
trienti e la varietà nell’intake di cibo) [7].
In realtà, l’adozione di una Dieta Mediterranea
non si associa necessariamente a costi più alti; è
però essenziale educare i consumatori ad un acqui-
sto (e ad una utilizzazione/preparazione) informato
e consapevole senza rinunciare al gusto e ai vantag-
gi per la salute.
La combinazione di gusto, costo e rispetto della
salute, può portare a scelte alimentari in linea con la
Dieta Mediterranea e rappresentare una risorsa po-
tente contro l’obesità epidemica (Fig. 3) [8].
Altro motivo di mancata adesione al modello di
Dieta Mediterranea è costituito dalla disinformazio-
ne e dalla aggressiva pubblicità di diete non equili-
brate per la riduzione e/o il controllo del peso.
Solitamente, queste si basano su una quota ele-
vata di proteine e un basso apporto di carboidrati.
Nell’immaginario collettivo i cibi a base di carboi-
drati (fondamenti della Dieta Mediterranea) sono i
maggiori responsabili dell’eccesso di peso.
Nel giugno scorso è stato pubblicato uno studio
prospettico il cui obiettivo era quello di valutare le
conseguenze a lungo termine sulla salute cardiova-
scolare delle diete con basso apporto di carboidrati,
generalmente caratterizzate dal concomitante incre-
mento proteico [9].
Lo studio è stato condotto su un campione di
43.396 donne svedesi, di età compresa tra i 30 e i 49
anni che hanno compilato un questionario autosom-
ministrato sullo stile di vita e le condizioni di salute
e un food frequency validato per valutare l’introito
alimentare [9].
Le partecipanti sono state seguite per una media
di 15,7 anni; i risultati dello studio hanno evidenzia-
to che diete ipoglicidiche e iperproteiche usate rego-
larmente sono associate con un incremento del ri-
schio cardiovascolare (indipendentemente dal tipo
dei carboidrati e dalla fonte delle proteine) [9].
Dieta mediterranea e sostenibilità
La Dieta Mediterranea oltre a produrre effetti
benefici sullo stato di salute della popolazione, in
particolare sulla prevenzione cardiovascolare dove
appare essere particolarmente efficace [1], rappre-
senta un vero e proprio “esempio” di “dieta soste-
nibile” [10].
“Le diete sostenibili sono a basso impatto am-
bientale e contribuiscono alla sicurezza alimentare
e nutrizionale e ad una vita sana per le generazioni
attuali e future. Esse sono protettive e rispettose
della biodiversità e degli ecosistemi, culturalmente
accettabili, economicamente eque e accessibili,
adeguate, sicure e sane sotto il profilo nutrizionale,
e contemporaneamente ottimizzano le risorse natu-
rali e umane” [11].
Negli anni ’80 il concetto di “Dieta Sostenibile”
[12] mutuato da quello di “agricoltura sostenibile”,
aveva lo scopo di promuovere attività che minimiz-
zassero lo spreco di risorse naturali e indirizzassero
la produzione di cibo per il consumo locale e sta-
gionale. Con il processo di globalizzazione, l’incre-
mento dei sistemi di produzione agricola e la man-
canza di attenzione alla sostenibilità dell’ecosiste-
ma anche il concetto di “Dieta Sostenibile” perse
importanza.
Parallelamente, anche la Dieta Mediterranea tra-
dizionale pur costituendo un’eredità che deriva da
millenni di scambi tra popolazioni e culture alimen-
tari in tutto il bacino del Mediterraneo e base delle
abitudini alimentari in molti Paesi fino alla metà del
ventesimo secolo, ha iniziato un declino a causa del-
la diffusione capillare dell’economia e degli stili di
vita di tipo occidentale e della globalizzazione della
produzione e dei consumi.
Il principio di “Dieta Sostenibile” è stato recen-
temente riportato all’attenzione grazie all’azione di
Società Scientifiche internazionali e Istituzioni di
vari governi europei.
Infatti, a fronte di un crescente riconoscimento
della complessità della definizione di sostenibilità,
si assiste ad un aumento delle evidenze sulla natu-
ra insostenibile di molti degli attuali modelli ali-
mentari [10].
Le attività e le tecniche di produzione dei mo-
derni sistemi di allevamento degli animali da carne
e della produzione agricola sono i responsabili
principali della produzione di gas serra e dell’im-
patto ambientale sull’uso del suolo e delle risorse
idriche. La moderna dietetica deve considerare an-
che questo aspetto ambientale nel proporre un mo-
dello di alimentazione equilibrata. Infatti molti pat-
tern dietetici possono essere salutari, ma possono
essere molto diversi in termini di costi di risorse
per la loro produzione.
In quest’ottica, è possibile valutare le diverse ca-
tegorie di alimenti relativamente al loro impatto am-
bientale, cioè in termini di emissione di gas serra
(Carbon Footprint), uso delle risorse idriche (Water
Footprint) e uso del suolo (Ecological Footprint).
In questo modo, considerando l’impatto degli
alimenti non solo sulla salute ma anche sull’equili-
brio dell’ecosistema è possibile costruire una Pira-
mide Ambientale che classifica gli alimenti in base
a questo fattore fondamentale. Il confronto tra la pi-
Figura 3. - Gli elementi della scelta del cibo del consumatore (Dieta
Mediterranea). Modificata da [8].
153
DIETA MEDITERRANEA: NON SOLO CIBO
ramide che raffigura la Dieta mediterranea e la Pira-
mide Ambientale ha portato alla costruzione di una
rappresentazione grafica di Doppia Piramide (Fig.
4) [13] dalla quale si evince facilmente che gli ali-
menti con minor impatto ambientale sono anche
quelli per cui, in accordo con le Linee Guida nutri-
zionali e le indicazioni della Dieta Mediterranea, è
raccomandato un più frequente consumo. Viceversa
i cibi a più alto impatto ambientale corrispondono
agli alimenti da utilizzare meno frequentemente nel-
la piramide che raffigura la Dieta Mediterranea.
La valutazione relativa all’impatto dei singoli
alimenti sull’ambiente è stata elaborata tenendo
conto del loro ciclo di vita (Life Cycle Assessment),
ovvero calcolando gli effetti generati in tutte le fasi
di produzione: dalla coltivazione delle materie pri-
me fino alla distribuzione e alla cottura (ove neces-
saria) degli alimenti considerati.
Riterremmo quindi utile che le raccomandazioni
di comportamento alimentare fornite alla popolazio-
ne o a gruppi specifici di essa tengano conto della
necessità di unire all’obiettivo di una alimentazione
equilibrata anche quello di favorire l’adozione di un
modello alimentare sostenibile. Alcune fondamenta-
li indicazioni che devono far parte dei messaggi ri-
volti alla popolazione e che sono presenti nel con-
cetto di “Dieta Mediterranea” come attualmente in-
tesa, consistono nel promuovere:
la varietà della dieta;
la sobrietà negli acquisti alimentari;
l’acquisto e il consumo di alimenti di origine ve-
getale;
l’acquisto e il consumo di alimenti stagionali;
l’acquisto e il consumo di alimenti prodotti lo-
calmente;
l’acquisto e il consumo di alimenti freschi o mi-
nimamente processati;
il consumo di prodotti ittici con certificazione
per la pesca sostenibile;
l’acquisto e il consumo di alimenti certificati e/o
a basso impatto ambientale e sociale;
il consumo dell’acqua di rete;
l’acquisto di prodotti caratterizzati da minori
quantità di imballaggio o con imballaggi in ma-
teriale riciclato;
l’acquisto di prodotti muniti di eco etichettatura
[14].
La situazione paradossale che si sta verificando
nel mondo, dove oltre un miliardo di esseri umani
muoiono di fame mentre un numero equivalente di
persone soffre per le patologie dell’eccesso di cibo,
in presenza di un sistema alimentare globale in gra-
do di garantire a tutti un “apporto nutrizionale equi-
librato”, richiede ai professionisti della salute una
consapevolezza e un impegno educativo sempre più
complesso nei confronti della popolazione.
Riassunto
Proporre uno stile di vita mediterraneo è molto
di più che consigliare come alimentarsi. La Dieta
Mediterranea, modello di “Dieta Sostenibile”, rap-
presenta un esempio di come sia possibile coniuga-
re scelte personali, economiche, sociali e culturali,
protettive della salute dell’uomo e dell’ecosistema.
Esiste infatti una fondamentale interdipendenza tra
esigenze alimentari, raccomandazioni nutrizionali,
produzione e consumo di cibo.
In letteratura studi e attività di sorveglianza nu-
trizionale ed epidemiologica a livello nazionale ed
internazionale hanno accertato una scarsa aderenza
a questo stile di vita, complice la diffusione dell’eco-
nomia e degli stili di vita di tipo occidentale e della
globalizzazione della produzione e dei consumi.
Per favorire la diffusione di una cultura e di una
pratica costante della Dieta Mediterranea sono di-
sponibili alcuni strumenti che vengono presentati
nel presente articolo.
Figura 4. - Doppia Piramide 2011: alimentazione sana per tutti e sostenibile per l’ambiente. Modificata da [13].
154
L. DA VICO ET AL.
La Mediterranean Diet Pyramid oltre alle rac-
comandazioni sulle frequenze e le porzioni, pone
l’attenzione sulla scelta, il modo di cucinare e di
consumare il cibo.
La “Doppia Piramide Alimentare” favorisce
scelte alimentari consapevoli basate sul link “ali-
mentazione salutare e sostenibilità”.
Tutti i professionisti della nutrizione e il dietista
in particolare dovrebbero essere costantemente im-
pegnati a promuovere l’adozione di una alimenta-
zione equilibrata e sostenibile.
Parole chiave: Nuova e moderna Piramide
Mediterranea, Dieta mediterranea e UNESCO,
Cibo sostenibile.
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... The proposed FFQ was a questionnaire that investigated both frequency and quantity of the consumption of approximately 40 types of food, primarily to evaluate the intake of saturated fat, carbohydrates with a highglycaemic index and fibre. The development, reproducibility and validity of the test have been described in previous studies Bohlscheid-Thomas et al. 1997;da Vico et al. 2012). In the analysis of eating patterns, we considered the consumption of the following to be positive habits: (1) at least two servings per day of raw or cooked vegetables; (2) a maximum of 30 g of sugar per day (including simple sugars, sweetened beverages and sweet foods); and (3) foods rich in saturated fats (including butter, margarine, cheese and sauces) at a maximum of 3 times a week. ...
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This study aims to determine whether the prescription of a detailed lifestyle programme in overweight/obese pregnant women influences the occurrence of gestational diabetes (GDM), and if this kind of prescription increases the adherence to a healthier lifestyle in comparison to standard care. The study was designed as a randomized controlled trial, with open allocation, enrolling women at 9–12 weeks of pregnancy with a BMI ≥ 25 kg/m ² . The women assigned to the Intervention group (I = 96) received a hypocaloric, low‐glycaemic, low‐saturated fat diet and physical activity recommendations. Those assigned to the Standard Care group (SC = 95) received lifestyle advices regarding healthy nutrition and exercise. Follow‐up was planned at the 16 th , 20 th , 28 th and 36 th weeks. A total of 131 women completed the study (I = 69, SC = 62). The diet adherence was higher in the I (57.9%) than in the SC (38.7%) group. GDM occurred less frequently in the I (18.8%) than in the SC (37.1%, P = 0.019) group. The adherent women from either groups showed a lower GDM rate (12.5% vs. 41.8%, P < 0.001). After correcting for confounders, the GDM rate was explained by allocation into the I group ( P = 0.034) and a lower BMI category ( P = 0.039). The rates of hypertension, preterm birth, induction of labour, large for gestational age babies and birthweight > 4000 g were significantly lower in I group. The incidence of small for gestational age babies was not different. These findings demonstrate that the adherence to a personalized, hypocaloric, low‐glycaemic, low‐saturated fat diet started early in pregnancy prevents GDM occurrence, in women with BMI ≥ 25 kg/m ² .
... Questions about general patterns of consumption of the main food groups (bread, luncheon meat and cheese on bread, meat, fruit, and vegetables) at the end of the FFQ were used to adjust the consumption patterns that were reported when several single food items from these food groups were requested. The development, reproducibility, and validity of the FFQ were described in previous studies [15,16]. ...
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Introduction: we evaluated the utility of bioimpedance analysis and the SenseWear armband for monitoring gestational weight gain (GWG) in overweight/obese pregnant women. Materials and methods: Sixty overweight/obese pregnant women were recruited and advised to follow a physical activity (PA) program (sessions gradually increasing to 30 minutes of mild physical activity intensity per day at least 4-5 days a week) with caloric restriction (1500 kcal/day + 200 kcal/day for obese and 300 kcal/day for overweight women). Weight, GWG and body composition were measured at enrollment (within the 12th week of gestation), at the 16th, 20th, 32nd, and 36th week, at delivery and 12 weeks after delivery using BIA. The patients were also instructed to wear the SWA, for 5 consecutive days, at enrollment, and at the 20th and 36th weeks of gestation. Results: GWG at delivery was 12.6 ± 5.4 kg for overweight, 9.0 ± 8.0 kg for obese women and 3.3 ± 5.3 kg for morbidly obese women. Nine overweight (60.0%), 22 obese (66.7%) and 10 morbidly obese (90.9%) women remained within the Institute of Medicine recommended ranges at delivery. Overall percentual body composition changed significantly throughout pregnancy, (fat-free mass: 53.4 ± 6.1 to 56.9 ± 6.5; FM = 40.9 ± 12.8 to 44.1 ± 11.8, p < 0.05). Logistic regression analysis showed that women who adhered to the prescribed diet achieved a lower GWG (CI 95% = -1.65-0.54; r = -1.10, p = 0.001). Conclusion: The efficacy of the intervention depends directly on the adherence to the prescribed diet and PA program
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Background: Current scientific literature suggests healthy dietary patterns may have less environmental impact than current consumption patterns, but most of the studies rely on theoretical modeling. The aim of this study was to assess the impact on resources (land, water, and energy) use and greenhouse gas (GHG) emissions of healthy dietary patterns in a sample of Italian adults. Methods: Participants (n = 1806) were recruited through random sampling in the city of Catania, southern Italy. Dietary consumption was assessed through a validated food frequency questionnaire (FFQ); dietary patterns were calculated through dietary scores. The specific environmental footprints of food item production/processing were obtained from various available life-cycle assessments; a sustainability score was created based on the impact of the four environmental components calculated. Results: The contribution of major food groups to the environmental footprint showed that animal products (dairy, egg, meat, and fish) represented more than half of the impact on GHG emissions and energy requirements; meat products were the stronger contributors to GHG emissions and water use, while dairy products to energy use, and cereals to land use. All patterns investigated, with the exception of the Dietary Approach to Stop Hypertension (DASH), were linearly associated with the sustainability score. Among the components, higher adherence to the Mediterranean diet and Alternate Diet Quality Index (AHEI) was associated with lower GHG emissions, dietary quality index-international (DQI-I) with land use, while Nordic diet with land and water use. Conclusions: In conclusion, the adoption of healthy dietary patterns involves less use of natural resources and GHG emissions, representing eco-friendlier options in Italian adults.
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Introduction: Childhood obesity is reaching very high in the Spanish pediatric population favouring obesity in adults. To know the nutritional status of students from six schools in the province of Valencia and its degree of adherence to the Mediterranean Diet (MD). Material and methods: Cross-sectional study that included 777 students, 49.9% were boys and 50.1% girls aged between 8 and 16 years. Weight and height of each participant was determined and body mass index (BMI) was calculated. From the Z-score BMI was calculated. KIDMED test was used to study the degree of adherence to the MD. Results: The prevalence of overweight was 14.5 % and 10.0% obese. A total of 53.3%, 30.1% and 16.6% of the whole sample showed a high, medium and low adherence to the MD, respectively. Age, sex and nutritional status were evaluated according to the adherence to the MD. Chi-squared analysis indicated significant association between academic course and nutritional status with the adherence to the MD. Being older and having a higher BMI supposed lower adherence to the MD. Conclusions: We confirmed that the adherence to the MD has significant association with the nutritional status of young people, worsening with increasing age. These results corroborate the need to re-learn eating habits.
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The development of a global food system able to guarantee everyone a balanced food intake requires health professionals an awareness and a commitment to education increasingly complex. FAO strongly recommends the development of a code of conduct for sustainable diets. Sustainable diets are those diets with low environmental impacts which contribute to food and nutrition security and to healthy life for present and future generations. We wanted to examine, through a specific questionnaire, the opinions of scientific italian opinion leaders on this topic. The comments received confirm the variability of the concept of sustainability among those who participated in our survey. In relation to the consumption of certain foods we detect the potential conflict between "healthy" and "sustainable". The nutritional need of increasing the consumption of healthy foods is widely shared, but more than a doubt emerges about the sustainability of these solution. Our survey shows the absolute necessity of shared documents in this regard (recommendations and/or guidelines) and of a thorough implementation of such documents among opinion makers.
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Over the last years, numerous evidence on the existing relationship between nutrition and chronic degenerative diseases have led investigators to search for the optimal dietary pattern to maintain a good health status. It's well known, in fact, that nutrition is capable of substantially modifying the risk profile ofa subject in primary and/or secondary prevention. Several models of diet have been imposed on public attention, but the one that got the most interest is certainly the Mediterranean diet. Recently, several studies have shown that a strict adherence to a Mediterranean dietary pattern is associated with a lower incidence of mortality and incidence of chronic degenerative diseases such as cardiovascular disease and cancer. Meta-analyses conducted by our group have revealed, in a population of over than 2 million of people, that adherence to Mediterranean diet determines a significant reduction on the risk of cardiovascular and cerebrovascular accidents. To the best of the knowledge the most effective indications for an optimal therapeutic strategy in nutrition include: increase the consumption of fruits and vegetables up to the recommended 5 servings a day, prefer whole grains, replace saturated and trans fats with unsaturated fats, reduce the consumption of sugar and sweetened beverages, and limit salt intake. With these simple indications, together with recommendations of following the principles of the traditional Mediterranean diet, a substantial reduction of the risk of incidence and/or mortality from cardiovascular disease can be easily obtained.
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To study the long term consequences of low carbohydrate diets, generally characterised by concomitant increases in protein intake, on cardiovascular health. Prospective cohort study. Uppsala, Sweden. From a random population sample, 43,396 Swedish women, aged 30-49 years at baseline, completed an extensive dietary questionnaire and were followed-up for an average of 15.7 years. Association of incident cardiovascular diseases (ascertained by linkage with nationwide registries), overall and by diagnostic category, with decreasing carbohydrate intake (in tenths), increasing protein intake (in tenths), and an additive combination of these variables (low carbohydrate-high protein score, from 2 to 20), adjusted for intake of energy, intake of saturated and unsaturated fat, and several non-dietary variables. A one tenth decrease in carbohydrate intake or increase in protein intake or a 2 unit increase in the low carbohydrate-high protein score were all statistically significantly associated with increasing incidence of cardiovascular disease overall (n=1270)--incidence rate ratio estimates 1.04 (95% confidence interval 1.00 to 1.08), 1.04 (1.02 to 1.06), and 1.05 (1.02 to 1.08). No heterogeneity existed in the association of any of these scores with the five studied cardiovascular outcomes: ischaemic heart disease (n=703), ischaemic stroke (n=294), haemorrhagic stroke (n=70), subarachnoid haemorrhage (n=121), and peripheral arterial disease (n=82). Low carbohydrate-high protein diets, used on a regular basis and without consideration of the nature of carbohydrates or the source of proteins, are associated with increased risk of cardiovascular disease.
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To present the Mediterranean diet as an example of a sustainable diet, in which nutrition, biodiversity, local food production, culture and sustainability are strongly interconnected. Review of notions and activities contributing towards the acknowledgement of the Mediterranean diet as a sustainable diet. The Mediterranean region and its populations. Mediterranean populations. The acknowledgement of the Mediterranean diet as a sustainable diet needs the development of new cross-cutting intersectoral case studies to demonstrate further the synergies among nutrition, biodiversity and sustainability as expressed by the Mediterranean diet for the benefit of present and future generations.
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To present the Mediterranean diet (MD) pyramid: a lifestyle for today. A new graphic representation has been conceived as a simplified main frame to be adapted to the different nutritional and socio-economic contexts of the Mediterranean region. This review gathers updated recommendations considering the lifestyle, dietary, sociocultural, environmental and health challenges that the current Mediterranean populations are facing. Mediterranean region and its populations. Many innovations have arisen since previous graphical representations of the MD. First, the concept of composition of the 'main meals' is introduced to reinforce the plant-based core of the dietary pattern. Second, frugality and moderation is emphasised because of the major public health challenge of obesity. Third, qualitative cultural and lifestyle elements are taken into account, such as conviviality, culinary activities, physical activity and adequate rest, along with proportion and frequency recommendations of food consumption. These innovations are made without omitting other items associated with the production, selection, processing and consumption of foods, such as seasonality, biodiversity, and traditional, local and eco-friendly products. Adopting a healthy lifestyle and preserving cultural elements should be considered in order to acquire all the benefits from the MD and preserve this cultural heritage. Considering the acknowledgment of the MD as an Intangible Cultural Heritage of Humanity by UNESCO (2010), and taking into account its contribution to health and general well-being, we hope to contribute to a much better adherence to this healthy dietary pattern and its way of life with this new graphic representation.
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To test the viability of the Mediterranean diet as an affordable low-energy-density model for dietary change. Foods characteristic of the Mediterranean diet were identified using previously published criteria. For these foods, energy density (kJ/100 g) and nutrient density in relation to both energy ($/MJ) and nutrient cost were examined. Some nutrient-rich low-energy-density foods associated with the Mediterranean diet were expensive, however, others that also fit within the Mediterranean dietary pattern were not. The Mediterranean diet provides a socially acceptable framework for the inclusion of grains, pulses, legumes, nuts, vegetables and both fresh and dried fruit into a nutrient-rich everyday diet. The precise balance between good nutrition, affordability and acceptable social norms is an area that deserves further study. The new Mediterranean diet can be a valuable tool in helping to stem the global obesity epidemic.
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Food choice is strongly influenced through economic constraints. The monetary costs for foods, especially those foods associated with a lower risk of obesity, have considerably increased during the last years. The purpose of this study was to determine the cost differences between low and high adherence to two dietary patterns which have been inversely associated with body mass index (BMI) and obesity. The subjects were Spanish men (n=1547) and women (n=1615) aged 25-74 years who were examined in 1999-2000, in a population-based cross-sectional survey in the northeast of Spain (Girona). Dietary intake was assessed using a food frequency questionnaire. Two dietary quality indices, namely the Mediterranean Diet Score (MDS) and the Healthy Eating Index (HEI), were created. Average food prices were calculated. Anthropometric variables were measured. Adjusted linear regression analysis revealed that an increase in 1 Euro (1.25$) of monetary diet costs per day was associated with a change of 0.46 units (P<0.001) and 2.03 units (P<0.001) in the MDS and HEI, respectively. The magnitude of the association was similar for both scores after standardization. Subjects who closely adhered to the MDS and HEI paid daily 1.2 Euro (1.50$) (P<0.001) and 1.4 Euro (1.75$) (P<0.001) more for food consumption, respectively, than those who weakly adhered to these dietary patterns. Multiple linear regression analysis adjusted for several confounders showed an inverse association of the MDS (P=0.011) and the HEI (P<0.001) with BMI. The risk of obesity (BMI> or =30) significantly decreased across quartile distribution of MDS (P=0.004) and HEI (P=0.001). Data showed that a high adherence to the MDS and HEI, both inversely associated with BMI and obesity, led to higher monetary costs as compared to a low adherence. This might be of importance for public health policies in an effort to develop strategies to promote healthy diets preventing weight gain.
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There is a substantial body of evidence linking Mediterranean Diet to cardiovascular risk reduction and prevention of the major chronic diseases. Nevertheless Mediterranean societies are rapidly withdrawing from this eating pattern orienting their food choices toward products typical of the Western diet pattern, which is rich in refined grains, animal fats, sugars, processed meat but are quite poor in legumes, cereals, fruits and vegetables. The reasons people keep on shifting from healthy to unhealthy dietary habits remain open to several interpretations. Social changes appear to have consistently contributed to radical reversal in dietary habits in European Mediterranean societies even though developing Countries are somewhat turning into westernized diets as well. Among possible causes, increasing prices of some of the major food items of Mediterranean pyramid seem to have led people to give up this eating pattern in favor of less expensive products which allow to save money but are definitively unhealthy. Many studies suggest that diet quality follows a socio-economic gradient highlighting how disadvantaged people present higher rates of obesity, diabetes, cardiovascular disease and some types of cancer. Recent studies have shown a linear relationship between food cost and adherence to eating patterns and obesity. In addition to financial crisis, during the last decades the Mediterranean Diet has been put on the spot because of its alcohol –in- moderation component. Does it make any sense to blame a whole philosophy, which turned out to have beneficial effects on human health, just because, in some Countries, there is a misuse of alcoholic beverages?
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A large body of epidemiologic data show that diet quality follows a socioeconomic gradient. Whereas higher-quality diets are associated with greater affluence, energy-dense diets that are nutrient-poor are preferentially consumed by persons of lower socioeconomic status (SES) and of more limited economic means. As this review demonstrates, whole grains, lean meats, fish, low-fat dairy products, and fresh vegetables and fruit are more likely to be consumed by groups of higher SES. In contrast, the consumption of refined grains and added fats has been associated with lower SES. Although micronutrient intake and, hence, diet quality are affected by SES, little evidence indicates that SES affects either total energy intakes or the macronutrient composition of the diet. The observed associations between SES variables and diet-quality measures can be explained by a variety of potentially causal mechanisms. The disparity in energy costs ($/MJ) between energy-dense and nutrient-dense foods is one such mechanism; easy physical access to low-cost energy-dense foods is another. If higher SES is a causal determinant of diet quality, then the reported associations between diet quality and better health, found in so many epidemiologic studies, may have been confounded by unobserved indexes of social class. Conversely, if limited economic resources are causally linked to low-quality diets, some current strategies for health promotion, based on recommending high-cost foods to low-income people, may prove to be wholly ineffective. Exploring the possible causal relations between SES and diet quality is the purpose of this review.
Quale alimentazione per una efficace prevenzione cardiovascolare
  • F Sofi
  • R Abbate
  • G F Gensini
Sofi F, Abbate R, Gensini GF, et al. Quale alimentazione per una efficace prevenzione cardiovascolare?. Monaldi Arch Chest Dis 2012; 78: 60-65.