Le prime notizie ufficiali su una “Polmonite di causa sconosciuta” il WHO le ha date il 5 Gennaio 2020, “Pneumonia of unknown cause – China Disease outbreak news 5 January 2020”, che poi sarà identificata come COVID-19, malattia provocata dal nuovo virus SARS-CoV-2.
Il mondo della scuola è stato duramente colpito, con l’improvviso passaggio a quella che in Italia è stata definita “didattica a distanza” (DAD), in cui allo spazio fisico (aule, laboratori, palestre, ecc…) uno spazio virtuale, cambiando la socialità da quella in presenza così importante per lo sviluppo e l’apprendimento, ad una virtuale, in cui comunemente si pensa che i ragazzi siano abituati con l’uso di social e di programmi di messaggistica istantanea, ma in realtà la DAD è stata ed è un trauma che ha colto tutti impreparati non solo tecnicamente, ma soprattutto emozionalmente, socialmente.
La pandemia è ancora in corso con la cosiddetta “seconda ondata”, che ha comunque colto impreparati, mentre a marzo l’impreparazione poteva essere comprensibile, la mancata messa in atto di provvedimenti per affrontare una prevedibile seconda ondata ha di fatto imposto a tutti gli stati nuovi lockdown, con un nuovo trauma, un nuovo confinamento, che unito all’esperienza della prima, potrebbe ulteriormente aumentare i disagi psicologici.
In questa tesi, affronterò gli aspetti psicosociali della popolazione generale degli adolescenti della scuola secondaria superiore, che sono stati impegnati nella didattica a distanza (DAD) durante il primo lockdown ( marzo maggio 2020) e di come la DAD possa essere un momento di ripensamento del sistema educativo della scuola secondaria superiore.
Tratterò del confinamento improvviso quale un trauma, dei principali disagi e disturbi che si sono manifestati, lo stato psicofisico con cui gli adolescenti hanno affrontato la didattica a distanza, come questa sia stata da un lato, percepita come opportunità e legame con il proprio microcosmo, e dall’altro sia stata un ulteriore causa di disagio.
La digitalizzazione della scuola italiana, con decennali sperimentazioni, è stata realizzata introducendo la tecnologia nei luoghi fisici dell’apprendimento, con la presenza fisica del docente e dei discenti, che interagiscono, si relazionano in presenza, non in un’aula virtuale, non con comunicazione mediata da una piattaforma tecnologica come nella DAD.
Nell’applicazione della DAD ha prevalso lo strumento, la tecnologia, è oramai comune fra i docenti ed i discenti, dire “faccio classroom”, riferendosi alla nota piattaforma di Google, per dire “svolgo la didattica a distanza”.
Agli alunni adolescenti i docenti (oltre le famiglie) possono dare sostegno (anche emotivo), possono esporre modelli di comportamento, possono esperire loro, entusiasmo, per far loro sviluppare atteggiamenti positivi verso l'apprendimento in generale, realizzare questo con l’apprendimento a distanza richiede uno sforzo maggiore, che è inevitabilmente ostacolato dal trauma del lockdown subito anche dai docenti, aumentando il rischio di burnout, e dalle famiglie, acuendo se presenti rapporti disfunzionali.
La pandemia, al di là della malattia e dei decessi, potrebbe essere un grande momento di verità sulla fragilità anche del sistema educativo e dello sviluppo armonioso degli adolescenti, di come sia necessario una preparazione adeguata per docenti e genitori/caregiver primari, ad affrontare disturbi e disagi, che oggi sono evidenti e macroscopici a causa della pandemia, identificata come un nuovo tipo di stressor ed un nuovo tipo di trauma, domani potrebbero ritornare sottotraccia, ma non scomparire.
L’opportunità che si presenta è come progettare e/o rafforzare, vari tipi di intervento psicologici e/o sociali e/o educativi, oltre alla preparazione verso disagio e disturbi degli adolescenti, da parte dei docenti e delle famiglie.
Analizzerò come la figura dello Psicologo Scolastico in Italia è limitata a interventi di ascolto, e come sarebbe opportuno un suo maggior coinvolgimento nella formazione dei docenti, dei discenti e delle famiglie, e come dovrebbe essere maggiormente coinvolto nella progettualità degli istituti scolastici di interventi educativi per la facilitazione di atteggiamenti positivi, migliorare la comunicazione, anche con interventi gruppali, interventi psicoeducativi e anche come Psicologo di Comunità.
Le istituzioni governative, centrali e locali, dovrebbero rivedere la loro programmazione economica sulla formazione dei docenti, sul sostegno alle famiglie, sul rafforzamento del ruolo dello Psicologo Scolastico.
La fragilità evidenziata dalla pandemia potrebbe inoltre portare come conseguenza una regressione cognitiva, affettiva e relazionale degli adolescenti, ma anche l’opportunità di sviluppare resilienza e strategie di coping adeguate.
Le criticità potrebbero essere trasformate in opportunità, progettando o rafforzando interventi psicosociali e formativi.
Le ricerche (psicologiche, psicosociali, statistiche ecc…) fonti della mia tesi, sono ovviamente, quasi tutte recentissime, tutte le riviste hanno predisposto hub dedicati al COVID-19, e sono in continua evoluzione e aggiornamento.
Altre fonti sono i documenti di varie organizzazioni, dal CENSIS al WHO all’OECD, ai documenti governativi italiani e non.
Personalmente ho vissuto la DAD, quale docente di un istituto professionale.