Con ‘Sessualità alterabili’ vogliamo esprimere la complessità di un fenomeno psicosociale che riguarda il rapporto tra sessualità e disabilità.
‘Sessualità alterabili’, si riferisce innanzitutto allo sviluppo dell’identità sessuale e dell’immagine del proprio corpo, come corpo sessuato di un soggetto con disabilità, che è in larga parte alterato, compromesso e frustrato da stereotipi sociali riconducibili a miti discriminanti comunemente diffusi nelle più diverse culture mondiali. ‘Sessualità alterabili’, però, intende anche sottolineare come la sessualità di una persona con disabilità debba essere riletta all’interno di quelle specifiche e differenti esperienze di cui gli individui con disabilità sono gli unici testimoni. Nella misura in cui la persona con disabilità manifesta abilità fisiche, psichiche, spirituali, artistiche e culturali specifiche, altre da quelle di una cultura occidentale, bianca, patriarcale, medio-boghese, la diversità di prospettiva che nasce dal corpo e dalla mente di un disabile è un’altra, differente (e nella sua differenza, criticamente dialettica) visione del mondo e, di conseguenza, della normalità di un corpo e dei suoi bisogni e funzioni.
Infine, ‘Sessualità alterabili’ significa che la sessualità di un disabile, attraverso il suo modo di sentire e vivere i bisogni del suo corpo come sessuato, amabile e amante, altera gli stereotipi della normalità, del concetto di ‘natura’, di ‘fisiologico’, di ‘sessuologico’, affermando la differente bellezza naturale, esperienziale e sessuale di una normalità della devianza, di un’ontologica contro-naturalità dell’esserci.
Il libro raccoglie i dati di una rilevazione effettuata in diversi centri italiani, che accolgono persone con disabilità, sulle modalità di riconoscimento, accoglienza ed educazione della sessualità, vale a dire, sulle influenze socioambientali nello sviluppo della sessualità di persone disabili in Italia. Lo studio porta ad un livello critico ciò che è facilmente riscontrabile nell’ambito della disabilità, ovverosia, come nei centri d’accoglienza delle persone disabili e, spesso, nelle stesse famiglie di figli con disabilità, il problema dell’educazione sessuale rimanga, per così dire, latente, sommerso, non rientrando, di conseguenza, nelle finalità esplicite del progetto educativo dei medesimi.