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L’Identità Sessuale Profonda
come sistema
di adattamento
Marta Olivetti Belardinelli, Stefano Federici
«A volte, ho sognato di elaborare un sistema di conoscenza umana
basato sull’erotica: una teoria del contatto, nella quale il mistero e
la dignità altrui consisterebbero appunto nell’offrire al nostro Io
questo punto di riferimento d’un mondo diverso. In questa
filosofia, la voluttà rappresenterebbe una forma più completa, ma
anche più caratterizzata dei contatti con l’Altro, una tecnica in
più messa al servizio della conoscenza del non Io. Anche nei
rapporti più alieni dai sensi, l’emozione sorge o si attua proprio nel
contatto: la mano ripugnante di quella vecchia che mi sottopone
una supplica, la fronte madida di mio padre nei suoi ultimi istanti,
la piaga detersa di un ferito, persino i rapporti più intellettuali o
più anodini si istituiscono attraverso questo sistema di segnali del
corpo: il lampo d’intesa che illumina lo sguardo del tribuno al
quale si spieghi una manovra prima della battaglia, il saluto
impersonale d’un subalterno che al nostro passaggio s’immobilizza
in un atteggiamento di obbedienza, lo sguardo amichevole d’uno
schiavo che ringrazio per avermi portato un vassoio, l’espressione
da intenditore d’un vecchio amico davanti al dono d’un cammeo
greco. Con la maggior parte degli esseri umani, i più lievi, i più
superficiali di questi contatti bastano, o persino superano l’attesa;
ma se essi si ripetono, si moltiplicano attorno a un unico essere
sino ad avvolgerlo interamente; se ogni particella d’un corpo
umano si impregna per noi di tanti significati conturbanti quante
sono le fattezze del suo volto; se un essere solo, anziché ispirarci
tutt’al più irritazione, piacere o noia, ci insegue come una musica e
ci tormenta come un problema, se trascorre dagli estremi confini al
centro del nostro universo, e infine ci diviene più indispensabile
che noi stessi, ecco verificarsi il prodigio sorprendente, nel quale
ravviso ben più uno sconfinamento dello spirito nella carne che un
mero divertimento di quest’ultima».
(Marguerite YOURCENAR, Memorie di Adriano)
Potrebbe anche darsi che questo libro, così come questo stesso
capitolo dedicato alle configurazioni dell’Identità Sessuale Profonda,
sia mosso da quel piacere di “trasgressione deliberata” del diniego
moderno ed occidentale di parlare di sesso e, nello stesso tempo, di
“occultare” la pericolosità delle verità del sesso nel modo “epurato e
Centro Italiano di Psicologia Analitica (2004). Il sesso (pp. 289-304). Milano: Cortina
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neutro” della scienza
1
. E non ci sorprenderà se qualche lettore, tra i
più smaliziati, sorriderà alla vista del nome dato al nostro costrutto,
che ha ingenuamente incastonato la pericolosità del “sessuale” nella
rassicurante stabilità dell’umanistico “identità” e sottratto
all’inquietante superficialità della carne il significato di una
“profonda” spiritualità. Ma non ci dispiace sapere e riconoscere di
essere figlie e figli del nostro tempo, che hanno ben imparato a far
accademia di certe “pruderie”, consapevoli del fatto che le strutture
scientifiche così come vincolano, altrettanto veicolano il nostro
sapere.
Disponibili, sempre, a verificare la validità del costrutto di
Identità Sessuale Profonda, troviamo che tuttora esso rimanga un
valido strumento che ci consente di descrivere la complessità
dell’identità personale in uno degli aspetti che è stato maggiormente
mal compreso e sacrificato.
Nel presentare in questo capitolo la genesi e le implicazioni del
concetto di Identità Sessuale Profonda, all’interno del modello
sistemico-cognitivista di riferimento, così come i risultati della ricerca
sperimentale in proposito, abbiamo visto ulteriormente evolvere il
concetto che nella conformazione peculiare che assume in ciascun
individuo, arriva a caratterizzarsi come il perno di tutto il
comportamento adattivo.
GENESI DEL CONCETTO DI IDENTITÀ SESSUALE
PROFONDA
La genesi e lo sviluppo del senso di identità personale sono stati
indagati dagli psicologi secondo diverse prospettive e con
teorizzazioni spesso interessanti (per esempio negli studi di Erik H.
Erikson). Tuttavia la psicologia sperimentale ha dedicato scarsa
attenzione alla componente sessuale dell’identità personale ed in
particolare alle sue antiche e profonde origini che sono state lasciate
alle speculazioni degli psicoanalisti. Inoltre, con l’ampliarsi delle
ricerche in psicologia sociale, l’interesse dei ricercatori si focalizzava
sulle componenti manifeste e culturali dell’identità, indagate nelle
ricerche sull’identità di ruolo, l’accettazione di ruolo, la scelta di
ruolo sessuale e, infine, sull’identità di genere.
1
Cfr. FOUCAULT, M. (1984). La volontà di sapere. Milano. Feltrinelli.
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In contrapposizione all’identificazione di ruolo e
all’identificazione di genere, due concetti largamente presenti e
dibattuti all’interno della letteratura scientifica internazionale degli
anni ’70 ed ’80, in quel medesimo periodo sembrò, dunque,
importante aggiungere alla denotazione dell’identità sessuale la
qualifica “profonda”, anche se questo aggettivo, a sua volta, sembra
limitare la complessità dei livelli personali compresi nel costrutto
stesso. Quando, cioè, parliamo di Identità Sessuale Profonda,
intendiamo tutta la gamma delle identificazioni e dei processi di
assimilazione culturale che vanno a costituire l’identità di una
persona, comprendendo così nel costrutto, non solo le componenti
profonde, ma anche le scelte di ruolo, le identificazioni
gnoseologiche e di processi di imitazione e di conformismo, gli
stereotipi culturali, e via dicendo, includendo, dunque anche livelli e
componenti più “superficiali” di quello che normalmente si intende
quando noi identifichiamo qualcosa con il termine “profondo”.
Sin dalla sua prima formulazione il costrutto indicato come
Identità Sessuale Profonda offriva la possibilità di includere tutta una
serie di altre variabili comunemente collegate e diversamente
interagenti nella identità sessuale di un individuo: sesso
cromosomico, sesso gonadico, sesso cerebrale o ormonale, sesso
attribuito o anagrafico, sesso soggettivo o autopercepito, identità
somatica, identità psicologica, identità di genere.
La molteplicità di queste variabili e delle loro interazioni
consentiva di lavorare su una variabile, l’Identità Sessuale Profonda
appunto, senza accedere alla stereotipia dicotomica della
contrapposizione maschio-femmina, manifestamente insufficiente a
descrivere la infinita possibilità di variazioni dei profili personali
rintracciabili all’interno di ciascuno dei due sessi, possibilità
conseguente appunto alla combinazione peculiare delle variabili
interessate in ciascun individuo.
Il concetto d’Identità Sessuale Profonda è il punto d’arrivo di
un’analisi teorico-critica nella più ampia prospettiva della psicologia
generale prima
2
, e poi nella psicologia differenziale dei sessi
3
. Come
previsto dal modello generale di riferimento il costrutto relativo
all’identità sessuale, consente, infatti, a partire dal livello profondo di
2
OLIVETTI BELARDINELLI, M. (1973). La costruzione della realtà. Torino: Boringhieri.
3
IDEM (1982). Per la Misura dell’Identità Sessuale Profonda: Rivalidazione di
Costrutto del Franck Drawing Completion Test. Comunicazioni Scientifiche di
Psicologia Generale, 9, 7-88.
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personalità, di superare la contrapposizione delle teorie innatiste e
culturaliste: ben rappresentate le prime dalle scuole psicoanalitiche –
in quanto, nella dinamica evolutiva della sessualità, tendono a
centrare l’attenzione esclusivamente sulla struttura anatomo-
biologica; le seconde individuabili nelle impostazioni che si
concentrano sull’importanza dei ruoli secondo la tipizzazione della
cultura d’appartenenza.
Mentre, dunque, da un lato l’“identità sessuale”, come risulta
dall’evolvere dei processi di identificazione del soggetto, rappresenta
un superamento del concetto di identità di genere che fa della
polarità maschile-femminile la contrapposizione cardine di un
processo evolutivo culturalmente condizionato, dall’altro costituisce
il perno caratterizzante tutte le modalità individuali di interazione
con l’ambiente nelle loro intersecate componenti affettive e cognitive.
L’integrazione delle diverse componenti dell’Identità Sessuale
Profonda risulta facilitata dall’adozione della categoria di sistema,
definito come “insieme di elementi che si trovano in interazione”, in
quanto questa categoria consente, anche concettualmente, di
integrare il livello individuale e sociale in un unico e inscindibile
rapporto, talché la realtà fattuale e il soggetto esperiente non sono
concepibili l’uno senza (o prima di) l’altro.
In questa prospettiva:
«L’Identità Sessuale Profonda può essere definita come un sistema di
costanza individuale strutturato e multideterminato a livelli diversi,
che si sviluppa congiuntamente con l’evolvere dei processi di
identificazione implicati nel progressivo ampliamento delle relazioni
organismo-ambiente»
4
.
Secondo quest’approccio, l’identità sessuale non è riducibile né
alle fasi evolutive di un processo psicoindividuale, né all’effetto del
condizionamento culturale; piuttosto, essa è ridefinita all’interno di
un’impostazione sistemica secondo la quale, l’organismo e
l’ambiente, l’individuo e la cultura sono strettamente correlati in
inscindibile connubio e mutuamente determinati in equilibrio
dinamico.
Vogliamo ancora sottolineare che l’Identità Sessuale Profonda non
semplicemente risulta dall’interazione di fattori molteplici, ma si
4
IDEM (1994). Modalità di Analisi e di Interpretazione del Franck Drawing
Completion Test per la Misura dell’Identità Sessuale Profonda. Comunicazioni
Scientifiche di Psicologia Generale, 11, p. 131.
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configura come un “sistema di costanza”, cioè un insieme di
categorizzazioni e di autovalutazioni che rendono più economici i
processi adattivi mediante i quali l’individuo (attraverso una
valutazione soggettiva degli squilibri che si manifestano nel suo
rapporto con l’ambiente e, pertanto, con conseguenti scelte personali
di modi, mezzi e tempi) recupera in modo personalmente
soddisfacente l’adattamento, nella relazione intrasistemica con
l’ambiente.
«Anche l’Identità Sessuale Profonda rappresenta un sistema di
costanza individuale in cui “i fattori strutturali (...) presenti a livello
neonatale hanno una rilevanza primariamente affettiva nella ricerca
del perduto equilibrio intrasistemico”»
5
.
I processi di identificazione sessuale, che si susseguono nella
più ampia gamma delle identificazioni che si realizzano nell’arco
dello sviluppo, sono meccanismi attraverso cui l’individuo si pensa,
si sente e si comporta come individuo sessuato nella sua identità
personale, modificando o meno gli schemi sessuali ricevuti. In questo
senso l’identità sessuale coglie il soggetto nel suo individuarsi in
rapporto ad una pluralità di fattori psicodinamici, affettivi e
cognitivi, inerenti tanto alla cultura d’appartenenza quanto alle
proprie caratteristiche somatiche e alle peculiarità individuali.
L’Identità Sessuale Profonda è, dunque, un sistema di costanza
nella misura in cui l’elaborazione delle informazioni e delle richieste
che provengono dall’ambiente viene semplificata perché organizzato
da e attorno ad un Io strutturato e definito nelle sue caratteristiche
rilevanti, con un generale effetto di economia nel fluire dei processi
di riequilibramento organismo-ambiente.
Questo sistema di costanza si origina nel processo di
identificazione primaria del neonato con la madre, processo di
identificazione gnoseologica su cui si fondano le interazioni con
l’ambiente che si realizzano nei comportamenti adattivi. Nel
momento in cui si rompe l’identificazione originaria in cui il feto ha
vissuto fino al momento della nascita, l’ambiente non viene più a
rispondere automaticamente, come nello stato intrauterino, ai
bisogni del soggetto, che è così costretto a proiettare all’esterno
quell’ambiente originariamente vissuto in unità simbiotica. Di
conseguenza, fin dai primi istanti dopo la nascita, il bambino mette
in atto tutta una serie di comportamenti per recuperare a se stesso
5
IDEM, Per la Misura, op. cit., pag. 12.
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quell’equilibrio intrauterino perduto con la nascita e, percependo
l’ambiente intorno a sé come non più disposto ad assecondare i suoi
bisogni, mira a ridurre lo squilibrio intrasistemico organismo-
ambiente, creato dalla nuova condizione di neonato, mediante un
progressivo adeguamento dei propri bisogni alle risposte ambientali
consentite dai nuovi confini spazio-temporali.
«Il comportamento comincia dunque come ricerca di una costanza
perduta e l’adattamento si produce quando la tensione tra individuo e
ambiente viene riportata a un livello minimo costante»
6
.
Contrariamente a quanto sosteneva Freud, l’identificazione
gnoseologica primaria non è, dunque, legata ad una preventiva
scelta oggettuale della madre per la soddisfazione di bisogni
sessuali, ma fonda l’adattamento con il recupero dell’ambiente al
soggetto, attraverso la relazione intersoggettiva ed interlocutiva
madre-figlio: il tu ricevuto dall’infante nel dialogo soggettivante,
viene riproiettato all’esterno nel riconoscimento reciproco e
riflessivo, costruendo e distinguendo il proprio io differentemente
dall’unità indifferenziata con l’ambiente intrauterino. In questo
processo interlocutivo il tu rivolto dalla madre all’infante, mentre
riconosce al bimbo un’analoga ontologica comunanza dell’essere, gli
concede l’appercezione di sé come di un io distinto e di un tu che
riconosce nell’altro da sé un io analogo.
7
LA RILEVAZIONE DELL’IDENTITÀ SESSUALE
PROFONDA
Contestualmente allo sviluppo teorico del concetto di Identità
Sessuale Profonda, si poneva il problema di individuare uno
strumento idoneo alla rilevazione empirica delle sue configurazioni,
6
OLIVETTI BELARDINELLI, M. (1973). La costruzione, op. cit., pag. 67.
7
Cfr. OLIVETTI, M. M. (1992). Analogia del soggetto. Bari: Laterza. Come ben
sottolinea Jessica Benjamin, le teorie freudiane delle relazioni oggettuali hanno
rischiato di ridurre la madre ad oggetto di pulsioni sessuali del figlio, sottraendole
quella responsabilità soggettiva di interlocutrice nel riconoscimento reciproco e
riflessivo di sé nell’infante e di questi nella madre: B
ENJAMIN, J. (1992). Legami
d’amore. I rapporti di potere nelle relazioni amorose. Torino: Rosenberg & Sellier; I
DEM
(1996). Soggetti d’amore. Genere, identificazione, sviluppo erotico. Milano: Raffaello
Cortina.
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frutto della molteplicità di fattori psicodinamici e cognitivi,
individuali e culturali che, nel corso del processo evolutivo, a diversi
livelli, concorrono a configurare l’Identità Sessuale Profonda. Di fatto,
trattandosi di un sistema di costanza, l’Identità Sessuale Profonda
registra l’influenza dei cambiamenti dei ruoli sessuali, cambiamenti
che nel secolo scorso hanno subito una rapida accelerazione:
pertanto, ogni forma di rilevazione basata esclusivamente sulla
rilevazione degli stereotipi di genere, nonché sulla tipizzazione
sessuale classica imperniata sulla dicotomica maschile-femminile,
risultava fortemente inadeguata
8
.
Scartate, dopo alcune ricerche empiriche, le scale verbali,
dimostratesi inadeguate alla rilevazione dell’Identità Sessuale
Profonda, sia perché operanti a livello manifesto, sia perché
facilmente inficiabili da fattori di desiderabilità sociale, non
restavano che gli strumenti proiettivi, i quali avrebbero dovuto, per
definizione, consentire l’espressione dell’organizzazione
dinamicamente complessa delle variabili studiate.
Nell’ambito di ricerche intese a chiarire i rapporti tra
identificazione, personalità e ruolo sessuale venivano verificate la
validità e l’affidabilità del Franck Drawing Completion Test
9
,
strumento semiproiettivo che elude i problemi legati alla
desiderabilità sociale, essendo composto di 36 item costituiti da segni
grafici, privi di un significato esplicito, e che si risolvono in pochi
segmenti diritti o curvi (collocati in modo differenziato in singoli
riquadri) che il soggetto è chiamato a completare a suo piacimento.
Proprio per il suo carattere proiettivo e non verbale, questo tipo di
test riesce a cogliere i diversi livelli dell’identità sessuale di una
persona — il livello affettivo delle identificazioni e quello cognitivo
delle autorappresentazioni, mentre il sistema di attribuzione dei
punteggi si presenta come una modalità di quantificazione degli
aspetti qualitativi presenti nei contenuti proiettati.
8
OLIVETTI BELARDINELLI, M., DEL MIGLIO, C. M., & FEDELI, L. (1990). Gender Self
Categorization: Checking a Recursive Interdependence Model between Deep
Sexual Identity and Gender Self Schema. Comunicazioni Scientifiche di Psicologia
Generale, 4, 27-43.
9
Cfr.: FRANCK, K. (1958a). Manual for Completion Test Masculinity-Femininity Scale.
L.M. California: Lansky; I
DEM (1958b). Franck Drawing Completion Test Preliminary
Manual. Melbourne: Australian for Educational Research; F
RANCK, K., & ROSEN, E.
(1949). A Projective Test of Masculinity-Femininity. J. Counsult. Psychol., 1949, 13,
247-256.
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Nella forma originale messa a punto dalla Franck, tuttavia, il
sistema di attribuzione dei punteggi, era ancora basato sulla vecchia
articolazione bipolare legata alla contrapposizione
maschile/femminile.
Il continuum bipolare è, del resto, tipico di molte scale di
mascolinità-femminilità che, sulla base di una concezione dicotomica
della scienza di tipo aristotelico, considerano maschile e femminile,
uomo e donna come esempi ottimali di due poli estremi e contrari
che variano, nelle forme meno rappresentative, lungo la linea che
idealmente congiunge le due esemplificazioni contrapposte. Nel caso
che ci interessa, secondo il sistema di valutazione proposto dalla
Franck, si attribuisce punteggio solo agli item completati in modo
femminile, ipotizzandosi che gli uomini contrariamente alle donne
debbano registrare bassissimi punteggi, e la mascolinità possa venir
calcolata per differenza, sottraendo al totale dei 36 item quelli
completati in modo femminile.
La Franck stessa, però, rilevava che, a parità di punteggio, i
completamenti realizzati dalle donne mascoline (aventi, cioè, un
basso punteggio di femminilità) non erano mai assimilabili, dal
punto di vista qualitativo, ai completamenti eseguiti da uomini con
pari punteggio.
Questo ci ha condotto ad una rivalidazione di costrutto del
Franck Drawing Completion Test a partire da una considerazione dei
due sessi come diversi e non come opposti. Il nuovo sistema di
attribuzione dei punteggi prevede per ciascun sesso una valutazione
dei completamenti indipendente e specifica: in tal modo a ciascun
completamento verrà attribuito punteggio solo se conforme alle
modalità ed ai criteri che sono caratteristici del sesso di
appartenenza.
Con questo nuovo sistema di valutazione l’analisi fattoriale,
effettuata separatamente per i maschi e per le femmine, ha messo in
evidenza una struttura plurifattoriale del Franck Drawing Completino
Test, che organizza il profilo dell’identità sessuale lungo 3
dimensioni per gli uomini e lungo 4 dimensioni per le donne.
L’Identità Sessuale Profonda maschile è descritta da dimensioni legate
a: I - Dialettica costruttiva; II – Completamento, penetrazione, astrazione;
III – Esplorazione e dominio; a sua volta l’Identità Sessuale Profonda
femminile si caratterizza per: I – Organizzazione delle dinamiche di
campo; II – Smussamento delle spigolosità e componimento dei conflitti; IV
– Apertura e dialogo.
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Le connotazioni “cognitive” dei fattori indicati potrebbero
sembrare, nella loro formulazione, avere poco a che fare con la
“sessualità”. In realtà, al di là della distinzione, già esplicitata da
Freud, tra sessualità e genitalità, se si accettano la genesi affettiva
dell’identità personale che consente l’attivazione delle dinamiche
adattive, e la centralità dell’identità sessuale nell’identità personale
che sceglie ed organizza le strategie per quell’individuo più
economiche di adattamento, si comprende non solo come la
genitalità sia una componente dell’Identità Sessuale Profonda e abbia
probabilmente una sua esplicitazione cognitiva anche nei
completamenti degli item del Franck Drawing Completion Test, ma
anche come sia impossibile districare componenti affettive e
componenti cognitive nelle dinamiche intrasistemiche di
adattamento e come, infine, l’Identità Sessuale Profonda sia un potente
organizzatore cognitivo.
Si potrebbe d’altro canto obiettare che, proprio per la
molteplicità delle determinanti dell’Identità Sessuale Profonda,
l’adozione del sesso anagrafico come criterio discriminante per
l’applicazione della serie maschile o femminile dei criteri di
valutazione potrebbe risultare arbitraria e riduttiva, semplicemente
riproponendo, ad un più alto livello di sofisticazione, la dicotomia
stereotipica. L’obiezione è tuttavia confutata non solo dalle prove che
abbiamo condotto sul potere discriminante del Franck Drawing
Completion Test, ma anche da una ricerca per la valutazione
automatica delle risposte al test, che ha messo in evidenza come
anche una rete neurale addestrata a distinguere i protocolli sulla base
del sesso anagrafico fosse successivamente in grado di classificare
correttamente i protocolli maschili e quelli femminili soltanto in base
alle caratteristiche dei completamenti. Risultava così confermata
l’ipotesi (che si può far risalire alle osservazioni della Franck sulla
sostanziale differenza di comportamento al test dei due sessi)
secondo la quale, per la scelta tra i due sistemi di attribuzione dei
punteggi, può essere utilizzato semplicemente il sesso anagrafico.
La valutazione dei profili dell’Identità Sessuale Profonda è
tuttavia qualcosa di molto più complicato che tuttora risulta troppo
oneroso, se non impossibile, da far compiere ad un qualsiasi sistema
artificiale. Si tratta, infatti, di valutare 36 item per ciascun sesso,
controllando la presenza/assenza di 3 o 4 criteri diversi per ciascun
item: cosicché la valutazione indipendente dei profili maschili e
femminili non solo non è dicotomica, ma attinge livelli tali di
complessità da richiedere valutatori altamente esperti.
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D’altra parte, la molteplicità dei criteri di valutazione si è
dimostrata molto utile a garantire la validità dello strumento in
situazioni di accelerato mutamento culturale e la possibilità di
valutare un medesimo protocollo secondo fattori e profili distinti,
maschili e femminili, consente di utilizzare il Franck Drawing
Completion Test anche in situazioni in cui non vi sia una perfetta
corrispondenza tra il sesso anagrafico e le altre molteplici
componenti dell’Identità Sessuale Profonda.
In particolare, interessanti considerazioni sono emerse nella
somministrazione del Franck Drawing Completion Test a soggetti che
avevano iniziato il percorso per il cambiamento di genere.
Esaminando i profili dell’Identità Sessuale Profonda di soggetti
transessuali, che avevano chiesto l’intervento per il cambiamento di
sesso e che stavano facendo il percorso psicologico di preparazione
all’intervento, sia negli uomini, sia nelle donne non sono state
riscontrate sensibili differenze di profilo rispetto al sesso anagrafico
di partenza, mentre quando i protocolli venivano valutati con i criteri
relativi al sesso che i soggetti avevano richiesto di assumere, i profili
risultavano notevolmente distanti da quelli dei soggetti
anagraficamente appartenenti a quel sesso. Inoltre, sebbene
l’intervento chirurgico maschioÎfemmina sia più semplice di quello
ricostruttivo femminaÎmaschio, nella valutazione dei protocolli con i
criteri del sesso di arrivo, le donne molto più degli uomini
presentavano un profilo simile a quello dei soggetti appartenenti
anagraficamente al sesso che avevano chiesto di assumere.
Possiamo avanzare alcune ipotesi esplicative del fatto che le
donne sembrino più pronte degli uomini a ricevere l’identità
dell’altro sesso, a partire dalla più semplice spiegazione di tipo
culturale, secondo la quale le donne hanno spesso tentato, per
recuperare secoli di discriminazione, di assimilarsi ad un’identità
maschile.
Al livello psicologico della nostra ricerca la spiegazione più
evidente emerge dai risultati raccolti su soggetti in età evolutiva:
secondo questi risultati il quarto fattore femminile, Apertura e dialogo,
si isola solo tardivamente, ovverosia nel periodo dell’adolescenza.
Questa origine tardiva e culturalmente influenzata, potrebbe far
supporre che da parte delle donne sia più facile rinunciare, almeno
per gli aspetti culturalmente determinati, all’identità femminile,
laddove soggetti che non hanno vissuto l’adolescenza in condizione
femminile avrebbero più scarse possibilità di attivare i processi
identificatori che portano allo sviluppo, in età non infantile, di
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caratteristiche dell’identità tipiche di un sesso che non è,
apparentemente, il loro.
D’altro canto, a livello medico, uno dei criteri oggettivi adottati
dai medici per decidere l’attribuzione di sesso ai bambini
“intersessuati” è la lunghezza del pene:
«la formulazione “un buon pene significa maschio; l’assenza di un
buon pene significa femmina” rappresenta nella letteratura e per i
medici intervistati un criterio oggettivo, operativo in tutti i casi.
Pochissima attenzione viene posta su come devono essere i genitali
femminili, in termini di misura e di forma, ad eccezione del fatto che
la vagina deve poter accogliere un pene»
10
.
Questo orientamento culturale potrebbe rendere ragione del
perché risulti più facile per una donna transessuale diventare
maschio, piuttosto che il contrario, dato che la presenza o l’assenza di
un “pene” risulta socialmente più caratterizzante.
Al di là di ogni spiegazione sociale, tuttavia, rimangono gravi i
problemi fisiologici legati al cambiamento di genere ed alla
costruzione medica del genere. Innanzi tutto, una struttura esterna
maschile non perfetta potrebbe anche conseguire ad assenza o
carenza delle “cadute” ormonali che provocano la caratterizzazione
della struttura morfologica somatica. D’altro canto, rimanendo
inalterato il corredo cromosomico anche a seguito dell’intervento è
lecito domandarsi quale sia il ruolo di questo fattore genetico in
un’identità che viene chirurgicamente costruita.
Da quanto finora esposto risulta chiaro che la considerazione
dicotomica dell’identità sessuale è giustificata soltanto all’interno di
un contesto culturale che ha strutturato la propria conoscenza della
realtà attorno alla contrapposizione polare dei sessi. A conclusioni
analoghe arrivano anche gli studi etnometodologici sulla costruzione
medica del sesso
11
, analizzando casi di bambini intersessuati: la
scienza medica interviene per correggere l’ambiguità genitale dei
neonati in modo che si conformi ad una dicotomia di genere
culturalmente “evidente”, indiscutibile.
10
KESSLER, S. J. (1990). The medical construction of gender: case management of
intersexed infants. In Signs, 1. Trad. It. La costruzione medica del genere: il caso dei
bambini intersessuati. In S. P
ICCONE STELLA & C. SARACENO (a cura). Genere.
Bologna: Il Mulino (1996), pag. 111.
11
Cfr.: KESSLER, S. J. (1990). The medical construction of gender, op. cit.; KESSLER, S. J.
& M
CKENNA, W. (1978). Gender: an ethnomethodological approach. Chicago:
University of Chicago Press.
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Secondo quanto sostenuto da Thomas Laqueur, la struttura
binaria del sesso è una struttura non della realtà, ma della
conoscenza, che i soggetti impongono ad un mondo fatto di
gradazioni continue di differenze e somiglianze
12
.
Questa struttura gnoseologica risulta superata nella
rivalidazione di costrutto del Franck Drawing Completion Test che,
grazie alla compresenza di molteplici criteri di valutazione e ad una
diversificata struttura fattoriale per i due sessi, è in grado di rilevare
infinite possibilità di configurazione dell’Identità Sessuale Profonda,
anche se poi queste, per criteri di economia sociale, vengono
comunque riferite ai due prototipi sessuali socialmente riconosciuti.
La nostra cultura occidentale rappresenta, infatti, un contesto che
prevede solo due identità sessuali socialmente riconosciute e, fatta
eccezione per il fenomeno del transgenderismo e della “Queer-
identity”, del resto ancora ben poco studiati, considera
l’omosessualità e la bisessualità come stati personali indicativi di un
orientamento verso l’oggetto sessuale, piuttosto che di una differente
identità, socialmente e psicologicamente riconoscibile come genere.
In realtà, è lecito ipotizzare che, in strutture societarie dove
sono socialmente riconosciuti altri generi sessuali – come, ad
esempio, in alcune popolazioni di Indiani d’America viene
riconosciuto il “third gender” – il Franck Drawing Completion Test, se
utilizzato secondo la rivalidazione di costrutto qui illustrata,
consentirebbe di rilevare configurazioni diverse dell’identità sessuale
probabilmente caratterizzate da configurazioni fattoriali peculiari.
LE INFLUENZE AMBIENTALI NELLA CONFIGURAZIONE
DEI PROFILI SESSUALI DI PERSONE CON DISABILITÀ
Nel processo multideterminato di costruzione dell’Identità
Sessuale Profonda, i fattori connessi alle preliminari condizioni di
salute dell’individuo si intrecciano alle influenze ambientali, inter-
culturali ed educative. Pertanto, in soggetti con differenti abilità
fisiche e mentali, gli stereotipi culturali circa la sessualità delle
persone disabili, influenzano la formazione dell’Identità Sessuale
12
LAQUEUR, T. (1986). Making sex: body and gender from the Greeks to Freud.
Cambridge: Haward University Press. Trad. It. L’identità sessuale dai Greci a Freud.
Roma/Bari: La Terza (1992).
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301
Profonda, determinandone le configurazioni, e
traducendosi, spesso, in autentiche ‘barriere’ ad un equilibrato
sviluppo del sistema di costanza legato all’identità personale.
Per limitarci alle sole transazioni che si verificano nel nucleo
familiare, il modo in cui un genitore percepisce e comprende il
proprio figlio disabile determina non solo il comportamento della
madre e del padre verso il figlio ma, anche e reciprocamente, il
comportamento di quest’ultimo. La “ferita narcisistica” alla fantasia
proiettiva di una madre, procurata dalla consapevolezza che il figlio
ideale che attendeva come pieno soddisfacimento della sua
femminilità di donna e madre non è tale, perché “menomato” dalla
nascita, non può non inter-ferire nel soddisfacimento del bisogno di
contatto e di affetto del neonato. D’altro canto, in ogni caso, il modo
in cui le figure parentali comprendono la presenza del figlio
costituiscono per lui, a livello inconscio, uno stimolo a comportarsi in
conformità al modo in cui è percepito dai genitori, al fine di ottenere
il massimo di soddisfazione del suo bisogno di affetto e contatto
13
.
Trasponendo quanto detto nell’area dell’adattamento e
differenziazione dell’identità sessuale, dove entrano in gioco processi
d’identificazione di tipo analogico, dobbiamo supporre che la
percezione del proprio figlio come disabile e la progressiva
appercezione di sé da parte del figlio come diverso, debbano influire
anche sulle caratteristiche della sua Identità Sessuale Profonda. La
disabilità, come elemento perturbante l’equilibrio intrasistemico,
agisce sia nel configurarsi dell’identità sessuale del figlio disabile, sia
nel riconfigurarsi dell’identità sessuale dei genitori di un disabile.
Le modalità dinamiche ed evolutive con cui viene
continuamente riequilibrato il sistema familiare influenzano
direttamente l’allargarsi delle relazioni con il macroambiente,
determinando il tipo di formazione e trattamento che verrà prescelto
per il figlio disabile. Ne consegue un’influenza specifica
13
Cfr.: FEDERICI, S. (2002). Sessualità alterabili. Indagine sulle influenze socioambientali
nello sviluppo della sessualità di persone con disabilità in Italia. Roma: Kappa; IDEM
(2001). Metodi e tecniche dell’educazione sessuale nei portatori di handicap in
Italia. Indagine fenomenologica e progetto d’intervento. Ciclo Evolutivo e
Disabilità/Life Span and Disability, 4(1), 33-57; F
EDERICI, S., & OLIVETTI BELARDINELLI,
M. (2001). L’identità personale nella disabilità: (I) Rilettura secondo il modello
sociale. Ciclo Evolutivo e Disabilità/Life Span and Disability, 4(2), 227-240; O
LIVETTI
BELARDINELLI, M., LO PRIORE, I., BRUNETTI, M., & FEDERICI, S. (2002). L’identità
personale nella disabilità: (II) Le configurazioni dell’identità sessuale profonda in
soggetti con disabilità mentale. Ciclo Evolutivo e Disabilità/Life Span and Disability,
5(1).
Centro Italiano di Psicologia Analitica (2004). Il sesso (pp. 289-304). Milano: Cortina
302
dell’ambiente di trattamento sull’Identità Sessuale Profonda del
disabile che, di conseguenza, sarà condizionata dalle ‘barriere’ che
egli incontra forse in misura maggiore che dalla disabilità di
partenza.
Per verificare questa ipotesi abbiamo scelto di indagare sulle
caratteristiche dell’Identità Sessuale Profonda di disabili cognitivi
inseriti in contesti diversi, familiari, socio-educativi ed assistenziali.
La scelta del tipo di disabilità da indagare è stata intenzionale:
l’eventuale verifica dell’ipotesi dell’influenza delle barriere su una
popolazione di questo tipo, avrebbe, infatti, non solo consentito di
sfatare il pregiudizio che, in diversi modi, coniuga la disabilità
mentale a quella sessuale ma, considerata la funzione di
organizzatore cognitivo svolta dal sistema di costanza dell’Identità
Sessuale Profonda, avrebbe altresì aperto nuove possibilità educative
al potenziamento della funzionalità mentale.
I risultati della ricerca, condotta in diverse città, grandi e
piccole, d’Italia hanno confermato entrambi i punti dell’ipotesi di
partenza: mentre, infatti, non sono state trovate differenze nei profili
medi del campione sperimentale rispetto alla popolazione
normodotata, sono state riscontrate differenze relative al contesto di
inserimento, riconducibili più a differenze socio-educative e culturali
che alla presenza di menomazione. In generale il profilo dell’Identità
Sessuale Profonda risulta migliore nei contesti culturalmente più
avanzati e nelle istituzioni gestite in modo aperto e democratico.
Inoltre, il profilo degli uomini che vivono in famiglia e sono seguiti
ambulatorialmente risulta migliore rispetto a quello degli uomini
istituzionalizzati; viceversa il profilo medio delle donne risulta più
armonico, con un elevato punteggio nel fattore Apertura e dialogo,
quando vivono in istituzione. Quest’ultima constatazione può essere
facilmente spiegata in base ad inveterate convinzioni socio-culturali
secondo le quali le famiglie sono facilmente convinte della necessità
che il giovane “abbia le sue soddisfazioni” (quando le istituzioni
tendono molto più semplicemente a sedare i giovani disabili), mentre
tendono a proteggere – nel nascondimento – la giovane “perché non
rimanga incinta” (laddove, nell’istituzione, le giovani possono aprirsi
al dialogo “inter pares” e nel confronto e nell’identificazione per
analogia progredire nel modellamento della propria identità
personale).
Questi sorprendenti risultati, che confermano la teoria
dell’Identità Sessuale Profonda come sistema di costanza
multideterminato con funzione di organizzatore cognitivo nelle
Marta Olivetti Belardinelli & Stefano Federici
303
interazioni intrasistemiche organismo/ambiente, si inquadrano
pienamente nel nuovo approccio teorico alla disabilità portato avanti
dal modello sociale
14
. Questo modo di vedere la disabilità rinvia il
problema all’ambiente dove gli individui interagiscono,
considerando la disabilità una costruzione sociale e non (soltanto)
l’esito di una menomazione psichica o fisica. Pertanto, piuttosto che
tentare di cambiare o riparare la persona con disabilità, un modello
sociale della disabilità provvede servizi mirati alla rimozione delle
barriere sociali e ambientali in modo da rendere possibile una piena
partecipazione sociale, fisica e lavorativa dei disabili.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE E PROSPETTICHE
Il lungo percorso di ricerca che abbiamo illustrato ci ha consentito di
mettere in evidenza caratteristiche troppo a lungo insospettate di
quella componente fondamentale (e, vorremmo dire, fondante ed
unica) dell’identità personale che è l’Identità Sessuale Profonda. In
particolare, a partire dalla insussistenza della distinzione tra sfera
cognitiva e sfera affettiva nella interazione organismo-ambiente
abbiamo individuato proprio in questa interazione la genesi e la
dinamica evolutiva dell’Identità Sessuale Profonda che si costituisce
come organizzatore cognitivo con la funzione di rendere più
economici i processi intrasistemici di riequilibramento tra
l’organismo e l’ambiente. Il reciproco influenzamento di fattori
strutturali e funzionali, genetici ed acquisiti nella determinazione
14
Il modello sociale di disabilità – così come si è andato sviluppando all’interno del
movimento radicale dell’Union of the Physically Impaired Against Segregation in
Inghilterra nei primi anni ’70, e successivamente sulla base dei lavori accademici di
studiosi con disabilità quali Vic Finkelstein (Attitudes and Disabled People. New
York: World Rehabilitation Fund [1980]) e Michael Oliver (The Politics of
Disablement. London: Macmillan [1990]) – ha introdotto all’interno del dibattito
sulla disabilità e sulle strategie d’intervento sociale e politico una nuova ‘big idea’
(H
ASLER, F. [1993]. Developments in the disabled people’s movement. In J. Swain,
S. F
RENCH, V. FINKELSTEIN, & M. OLIVER [Eds], Disabling Barriers, Enabling
Environments. London: Sage): la disabilità è un prodotto sociale. «Dal nostro punto di
vista, è la società che rende disabili le persone con menomazioni fisiche. La disabilità è un
qualcosa che si impone dall’alto in modo tale che noi siamo inevitabilmente isolati ed esclusi
da una piena partecipazione sociale. Le persone disabili, perciò, sono un gruppo oppresso
nella società» (U
PIAS & THE DISABILITY ALLIANCE [1976]. Fundamental Principles of
Disability. London: Union of the Physically Impaired Against Segregation, p. 14).
Centro Italiano di Psicologia Analitica (2004). Il sesso (pp. 289-304). Milano: Cortina
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dell’Identità Sessuale Profonda determina la molteplicità delle
configurazioni per essa possibili, sottolineando la culturalità della
considerazione dicotomica maschile-femminile (“uno” perché
l’identità è unica e “nessuno” deve considerarsi lungo il continuum
della contrapposizione dicotomica, “centomila” e più essendo le sue
possibili configurazioni).
E tuttavia, come tutto ciò che consegue ad una rilevazione di dati, i
consistenti risultati sinora raggiunti rappresentano una
cristallizzazione del perenne divenire della realtà.
Un più lungo percorso ci aspetta, dunque, per trasformare l’ipotesi
dinamica qui avanzata in un effettivo modello di processo (in cui
tutte le componenti e le loro interazioni siano pesate) relativo al
costituirsi funzionando dell’Identità Sessuale Profonda come sistema di
costanza ed organizzatore cognitivo deputato a rendere più
economici i processi di riequilibramento intrasistemico tra un
organismo che muta ed evolve ed un multiforme ambiente che
evolve e muta contestualmente allo sviluppo delle interazioni intra-
ed intersistemiche.